La stagione sinfonica nel nome di Stravinski
La stagione sinfonica nel nome di Stravinski Il concerto Bellugi alla Rai La stagione sinfonica nel nome di Stravinski Si è inaugurata con un omaggio a Stravinski la stagione sinfonica, dell'Auditorium: Pietro Bellugi ha diretto tre grandi pagine, Les noces, leu de cartes e la Sinfonia di Salmi, tre mondi diversi in se stessi conchiusi e pure essenziali tutti all'incomparabile orizzonte che il maestro russo ha aperto alla musica del nostro secolo. Commuoversi ricordando Stravinski è diffìcile, e non sarebbe nemmeno giusto pensando allo spirito inesauribile, all'ironia tagliente di quell'uomo, alla sua ripugnanza per tutto quanto sapesse di confidenza o confessione; e bene quindi ha fatto Bellugi a scegliere il barbaro vigore ritmico delle Noces e la cosmopolitica eleganza del leu de cartes in cui il grande Igor tiene mazzo con verve spumeggiante. Eppure, ad onta di tutto ciò, nell'ultima pagina della Sintonia di Salmi, nella cullante scansione di Bel lugi, nella levigata e chiara dolcezza che Herbert Handt ha ottenuto dal coro, circolava impalpabile anche la nota della commozione, del rim pianto per l'artista che anco ra pochi mesi fa custodiva con l'ultimo filo di vita il patrimonio della sua opera. Alle Noces hanno collaborato un gruppo di esecutori di tutto rilievo, i pianisti Gino Gorini, Sergio Lorenzi, Bruno Canino e Antonio Ballista, perfetti nella realizzazione di quei timbri plastici e taglienti che definirono lo stile pianistico di mezzo secolo; i solisti di canto erano Liliana Poli, Oralia Dominguez, John Mitchinson e Claudio Desderi, bravi tutti, specie l'incisivo e potente Desderi. Ottima prova hanno pure fatto il coro, le percussioni e i fiati dell'orchestra torinese, tutti salutati da festose accoglienze. g. p.
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