Per il Quirinale come si voterà? di Cesare Merzagora

Per il Quirinale come si voterà? Alcune proposte di riforma Per il Quirinale come si voterà? Merzagora chiede che al sesto scrutinio venga eletto il candidato che ha la maggioranza relativa - Un altro progetto del sen. Muratura (de) - Anche Andreotti e Pertini favorevoli a sveltire la procedura (Dal nostro corrispondente) Homi. 4 gennaio. I sedici giorni occorsi pei dare alla Repubblica il nuovo Presidente sono stati troppi, per generale convinzione, e da più parti si è sollecitata una riforma del si- stema. L'iniziativa d'una modifica è stata presa dal senatore a vita Merzagora. Un secondo progetto è stato presentato dal senatore democristiano Murmura. Poiché altre proposte sono annunciate, sarà necessario che l'ufficio legislativo del Senato le coordini. Secondo il democristiano Murmura, se nei primi tre scrutini non viene raggiunta la maggioranza dei due terzi con voto palese ( i « grandi elettori » dovrebbero non più deporre la scheda segreta nell'urna, ma dichiarare a voce la loro preferenza) si procede al ballottaggio tra i due candidati che hanno ottenuto le più alte preferenze. Il disegno di legge Merzagora, invece, prevede che all'art. 83 della Costituzione, ultimo paragrafo, si aggiunga questa frase: « Al sesto scrutinio sarà eletto il candidato che avrà raggiunto la maggioranza relativa ». Ricordiamo che l'ultimo paragrafo dell'art. 33 dice: « L'elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza dei due terzi dell'assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta» (ossia la metà più uno). Merzagora, a differenza di Murmura, si preoccupa di evitare il ballottaggio fra i due candidati che abbiano raggiunto il più elevato numero di voti per dar modo di grappi politici, spiega, di poter eventualmente cambiare i Candidati e « raccogliere i più ampi consensi sulla persona designata all'altissima carica di Capo di Stato ». Anche Andreotti, in un articolo su Concretezza, rileva che « il metodo di lavoro della grande assemblea andrà riconsiderato » ed annuncia il proposito di Pertini ( « le cui capacità e il cui disinteresse sono tra i pochi punti positivi di questa vicenda») di elaborare immediatamente un nuovo regolamento. E' inutile, dice Andreotti, « ripetere mattina e sera identico rito e meglio giova diradare gli scrutini e lasciare ampi intervalli tra un voto e l'altro, per gli opportuni contatti e chiarimenti ». Se ben comprendiamo, Pertini (secondo quanto rivela Andreotti) sa^ rebbe contrario a modificare il sistema e toccare la Costituzione, e preferirebbe solo rendere più rispondente il regolamento delle Camere in seduta comune. In tutte queste proposte non si fa cenno alla non rielezione dello stesso Presidente. Ma potrebbe essere lo stesso Leone a suggerirlo con un messaggio. Quando Segni, nel 1963, espresse questa convinzione con un messaggio, Leone, che allora era presidente del Consiglio, si affrettò a tradurla in un disegno di legge, che prevedeva la non rielezione e l'abolizione del « semestre bianco ». Ma quel disegno di legge rimase fermo in Parlamento. g. tr. i Cesare Merzagora