Poli in nero Macario fa 48

Poli in nero Macario fa 48 Le "prime,, a teatro Poli in nero Macario fa 48 Spcllacoli scacciapensieri c teatri stracolmi per le feste a Torino: già si è parlato della farsa ottocentesca presentala da Cipo larassino e dal regista Scaglione nel cellophane di un « varietà » del 1924 {Ma non me lo dicchi. all'Erba) e del « thrilling » tinto di giallo da' Dorelli e Tedeschi iOplù. noi ci ammazziamo, al- l'Alfieri), resta ora da informare sul cabaret di Paolo Poli, in scena da giovedì al Gobetti per la Magione fuori abbonamento dello Stabile, c sulla nuova commedia di Macario che ha esordito al Carignano lu vigilia di Natale. * * a dire la verità. L'uomo nero di cui Paulo Poli ha steso il testo con la preziosa collaborazione di Ida Omhoni. travalica abbastanza i limiti del teatro di puro intrattenimento entro i quali stanno gli altri spettacoli di questi giorni. E' infatti una parabola sulla nascila del fascismo dove la satira non viene dall'indignazione ma. più sottilmente, dalla bolsa retorica e dalla sublime cretineria dei luoghi comuni con i quali, da destra, si faceva allora la storia patria c che ancora oggi nutrono nostalgie e speranze di una minoranza spacciata come « maggioranza silenziosa ». Cronista maliziosamente obicttivo del primo dopoguerra e un reduce mutilalo di un braccio, padrone di una centrale elettrica, che si oppone alla . canea rossa » dapprima con prudente simpatia, poi con aperta adesione alla violenza squadristica, c sulla cui bocca fioriscono « le più travolgenti e pericolose idiozie del buonsensistno » (cito l'eccellente presentazione del programma) che celano malamente la na- tura reazionaria del fascismo e la sua difesa dei privilegi di classe. Impersonalo dallo stesso Poli con soprallina ironia e irrcsisti- bile humour, questo campione della destra conservatrice oltic- ne effetti di grande ilarità con l'« umorismo involontario» di una letteratura e di una pubblicistica di propaganda fedelmente e ma- lignamentc riprodotte. Stranamenle, lo spettacolo e invece più de- holc nella consueta cornice cabarettistica per la quale il Poli si è servito delle canzoni, talune davvero incredibili. clcs:li Anni Venti e Trenta. Non che lo spasso sia minore, ma c la saura che morde meno lorse perché le canzoni sono sfasate, -empie in avanti, rispetto al lesto. E' veto che i travestimenti, con un Poli splendidamen- te addobbalo come un'Italia turrita da avanspettacolo, rafforzano il sarcasmo, è vero che gli interpreti (dalle scatenale Gianna Giachelti e Angiolina Ouin- terno a Manuel Manfredi. Rodolfo Traversa. Pierino Dotti. Franco Gamba c Edoardo Borioli) siprodigano sino all'esaurimento, ma si sente a volte che la formula e un po' logora e che l'invenzione è meno alacre, tanto più che ritornano canzonette già comprese in quel gioiello del teatro cabarettistico che era II diavolo, Che quarantotto in casa Ciabollo contraddice felicemente la regola secondo cui una commedia scritta sulla scia del successo di un'altra riesce meno bene del suo modello: il lesto di Amendola c Corbucci, probabilmente con lo zampino di Macario, è meno sconnesso c ansimante di Achille Ciabotto medico condol- /o. anche »c altrettanto modesto. L'azione e più semplice e subito si entra nel vivo di una vicenda che, tra echi lontani di Ore disperate e qualche riminiscenza della maupassantiana Houle de sui/, s'incentra sull'irruzione di un pericoloso bandito nell'ambulatorio di campagna del buon Ciabotto dove, alla vigilia di Natale, con i nuovi sono riuniti alcuni personaggi del precedente lavoro. 11 più azzeccato, e determinante per il lieto fine, è quello di una prostituta cuor d'oro al quale Carla Maria Puccini presta, oltre alla splendida presen- con il dialetto veneto una recitazione questa volta non manierata nonostante l'inevitabile convenzionalità della situazione. Intonati appaiono anche Enza Giovine. Michele Riccardini. Marcel- lo Mariana, e Alfredo Rizzo al quale si e aggiunto il fratello Cario, non dimenticata « spalla » di molli comici di rivista e dello slesso Macario. Ma resta inleso che la mole maggiore di lavoro la sbriga, ritagliandosi anche la fetta più grossa del successo, l'attore torinese che viene sempre più affi- nando. coltivandole una sottile za. accenti convincenti colorendo I I | | I nota patetica, la congeniale figurina di un timido e paziente medico di paese che tutto sopporta di buon animo e al quale tutti ricorrono nel momento del bisogno salvo a lasciarlo malinconicamente solo quando il bisogno e passalo. Alberto Blandi

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