"Dicono di ritirarmi ma come faccio?"

"Dicono di ritirarmi ma come faccio?" Le confidenze di Fanfani a Gorresio "Dicono di ritirarmi ma come faccio?" e e a e a a (Segue dalla 1" pagina) ti lagni? Stamattina sulla " Stampa " Gorresio ha pubblicato un articolo obiettivo, da uomo di mondo ». «Ma siamo vecchi amici — risponde Fanfani strizzandomi l'occhio furbo e battendomi sulla spalla con un po' di affetto — fra noi non c'è nessuna ombra ». Dietro dì noi, con una voce che sfuma in un accento di siciliano educato qualcuno dice: « Le ombre mancano anche quando è tutto buio », ma Fanfani non sente od almeno non coglie la cattiva insinuazione. Riprende quindi, apparentemente fuori del tema ma con la stessa intonazione cordiale: «Io leggo sempre tutto, la mattina appena sveglio, tutta "La Stampa" e mi dico: molto bene». Area di parcheggio Ei mette a riparlare, mentre la cerchia degli ascoltatori si è infoltita ed arriva a serrarlo strettamente, della questione della sua tenacia: « Mi dicono di riVirarmi, di andare in area di parcheggio, di procurarmi un paracadute per la discesa, ma mi fate sapere come faccio? Mi circondate da tutte le parti, non mi posso muovere, mi avete messo al muro ». Nessuno ancora prevedeva che nella stessa serata egli effettivamente si sarebbe messo in « area di parcheggio », ma già nella mattina egli ha ottenuto il risultato di far ridere tutti. La battuta difatti era meno frivola di quanto potesse apparire, e in ogni modo non era elusiva, ma allegorica: per quanto riguarda la posizione di stallo in cui si trova la vicenda dell'elezione presidenziale, per la decisione democristiana di astensione, Fanfani — al pari di tutti gli altri candidati palesi o soltanto possibili — è nelle condizioni di prigioniero del sogno, di quei sogni che nega di fare quando dorme. Fu Pertini che evase dal tema imbarazzante raccontando un episodio che è soltanto gentile. Ieri mattina ha ricevuto un grande mazzo di garofani rossi: « C'era una busta con un biglietto dentro, ma sul biglietto non c'era scritto niente ». « Come vedi — Fanfani gli dice — le schede bianche non sono solo per me». Questa faccenda delle schede bianche, in aumento ieri sera per l'abbandono della candidatura di Augusto De Marsanich da parte dei missini, è stato il solo fatto nuovo della giornata elettorale ed argomento delle più impegnate conversazioni in Transatlantico. Votando scheda bianca, i neofascisti intendevano mundare un loro bi¬ glietto collettivo che significa disponibilità. Questa era già nota, d'altra parte — e non gradita da nessuno — ma neppure temuta oltre misura. « In altre condizioni sarebbe stato il bacio della morte per lo sventurato concorrente che avesse ricevuto quei voti — dice un democristiano multiforme che è stato ministro in più governi occupando in ciascuno sempre un diverso dicastero — ma questa volta basterebbe una lavanda gastrica per eliminare gli effetti del veleno ». Il pericolo vero sembra un altro, ma non si è ancora profilato: sarebbe quello dei franchi tiratori che ancora non avrebbero cominciato ad agire come squadre armate al comando dei loro capi segreti. « I voti che mancano *? Fanfani per il momento sono i voti di battitori liberi, di antifanfaniani spontanei, semplicemente viscerali », dice Mario Tonassi, ministro socialdemocratico della Difesa. Un democristiano sostiene di conoscere colleghi del suo partito che il nome di Fanfani non lo saprebbero fisicamente scrivere: « La penna gli si incepperebbe ad ogni lettera ». Sono questi che battono il campo in libertà, per il momento; le squadre organizzate sono tenute in trincea: « Cecchineranno al momento giusto, quando l'ordine verrà ». La Malfa dà a Fanfani il suggerimento di prevenirle, dato che a Fanfani molti attribuiscono un «pacchetto » di voti di riserva che egli non ha ancora cavato come conigli dal suo cappello di prestigiatore. « Si sa che tu disponi di un centinaio di voti per la "Endloesung", la soluzione finale ». Anche Hitler a suo tempo si vantava di avere l'arma assoluta, che poi comunque non fece in tempo ad adoperare. « Bene — dice La Malfa — la soluzione finale c'è: tu dalli a De Martino ed è finito tutto». Fanfani è troppo accorto per non stare al gioco: «Sicuramente che li ho a disposizione, ma non ho ancora capito a chi vogliano andare, questi benedetti miei "cento voti». Può quindi anche finire che per un pezzo non li vedremo comparire, e un deputato liberale ha fatto un pronostico in cui non manca un certo desolato terrorismo. Davide contro Golia « Andremo avanti sempre così, fino a dopo Natale. Arriveremo a mercoledì 29 dicembre, festa di San Davide, giorno in cui scade il mandato settennale di Saragat. "Ope constitutionis", automaticamente gli succede il presidente del Senato in funzione di vicario del Capo dello Stato. Cioè: Fanfani. Assumerà il comando delle forze armate, e poi vedremo ». Tolto di mezzo, come assurdo, il terrorismo, resta il concel'o della lotta di un ritornante Davide contro il gigante Golia, che a molti appare essere Saragat. I socialdemocratici continuano difatti ad affermarlo come un probabile vincitore, a dispetto della storia che racconta la Bibbia, e qualcuno ha voluto anzi vedere un segno premonitore nel lapsus telegrafico in cui ieri mattina è incorso l'estensore della notizia Ansa numero 7/1 delle 12,15. Era il flash di agenzia che dava i risultati della quinta votazione e che al nome di Saragat allineava la cifra di 519 voti anziché 51, come esatto. Ci deve essere un telescriventista socialdemocratico in servizio all'Ansa, fattosi trascinare dal suo desiderio augurale ad attribuire, per intanto, al candidato Saragat quattordici voti in più della maggioranza assoluta richiesta per la elezione. L'Ansa, però, con tutto il rispetto, non è la Bibbia. v. g.