Sul referendum si attende la risposta dei partiti laici di Livio Zanotti

Sul referendum si attende la risposta dei partiti laici Ma ora l'interesse si sposta sul Quirinale Sul referendum si attende la risposta dei partiti laici Si ritiene possibile un accordo di massima: l'attuazione parlamentare non sembra però imminente - Nei discorsi di ieri De Martino ripropone la ricerca di «nuovi equilibri» - Drammatica ammonizione di Preti: quest'anno il reddito nazionale non aumenterà, «l'economia italiana è realmente malata» nostro servizio Roma, lunedì mattina. L'interesse politico tende a spostarsi dal referendum alle imminenti elezioni del Fresidente della Repubblica e alla successiva prevista crisi di governo. Sul referendum, dopo la risposta possibilistica data dalla de sabato sera, si attende la convocazione per oggi' dei rappresentanti dei partiti laici. Si ritiene che si possa giungere ad un accordo di massima, mentre appare molto difficile passare subito alla sua attuazione parlamentare. Il socialista Bertoldi, ancora ieri parlando a Bari, ha ricordato che i partiti divorzisti chiedono un chiaro impegno preliminare della democrazia cristiana. « Se la de — ha proseguito — intende avvalersi delle procedure parlamentari per introdurre emendamenti sostanziali, pur votando alla fine contro la legge stessa, come è suo diritto, dobbiamo ripetere che a queste condizioni non è possibile iniziare un normale dibattito parlamentare che non sappiamo dove potrebbe condurci». In questa settimana i partiti dovrebbero ufficialmente iniziare i sondaggi per il Quirinale. Promotrice dovrebbe essere la de, la quale però è ancora divisa nella procedu- ra: rosa di candidati da proporre agli altri partiti, come vuole Andreotti, o candidato unico, come ha chiesto sabato Spagnoli? Mentre la de ancora non ha chiarito questo punto, De Martino ha ufficialmente chiesto agli altri partiti di prendere in considerazione un candidato d'origine socialista. De Martino ha di nuovo parlato ieri a Milano tornando sul tema dei nuovi equilibri.-Perché — ha osservato — non pensare ad un'evoluzione interna, quando si assiste ad una situazione mondiale in cammino? Ed ha citato l'ingresso della Cina nell'Onu e l'iniziativa di Brandt verso la Russia. La ricerca di equilibri più avanzati, ha spiegato, il leader socialista « implica revisioni profonde nella realtà delle forze politiche, e in particolare nella de e nel pei. Si tratta, nei confronti dì quest'ultimo, di favorire un processo in corso, lungo il quale i comunisti vanno già ritrovando sempre più esplicite ragioni di autonomia e più congrui motivi di responsabilità verso la politica delle riforme. L'ipotesi che in questo processo si stabilisca un accordo diretto tra de e pei a danno del psi e di altre forze politiche è assurda: potrebbe verificarsi solo se fossimo assenti o disimpegnati, mentre nella realtà non solo siamo presenti e attivi ma siamo con piena coscienza la forza che può dare a questu ^viluppo delle cose il presidio di una solida garanzia di democraticità ». In questo quadro, ha aggiunto De Martino « non è legittimo il sospetto di un ritorno al frontismo ». Preti, come ministro delle Finanze, è intervenuto per ammonire che i problemi, pur gravi, del referendum e del Quirinale, non debbono deviare l'attenzione del mondo politico dalla situazione preoccupante in cui il Paese si trova. Ha detto: « Siamo ormai alta fine dell'anno e dob¬ biamo melanconicamente riconoscere che nel 1971 la produzione industriale risulterà inferiore di almeno il tre per cento rispetto a quella del 1970 e che - il reddito nazionale non aumenterà. Erano 40 anni (se si esclude il periodo dell'occupazione nazista) che in Italia non accadeva una tale iattura. Per dare un'idea della differenza tra ciò che potremmo produrre e ciò che produciamo, basta pensare che gli impianti industriali sono utilizzati solamente nella misura del 70-75 per cento, come dimostrano le cifre ufficiali e l'occupazione nel campo dell'industria continua purtroppo a dimi¬ nuire. L'economia italiana non attraversa urta delle solite crisi congiunturali ma è realmente malata ». Preti ha negato che ci siano segni di ripresa, ed ha aggiunto: « Le maggiori aziende industriali non distribuiscono dividendi agli azionisti, perché sono in deficit oppure pareggiano a fatica. Nessuno pertanto comprerà titoli azionari e gli indici di Borsa continueranno a diminuire. Il numero delle aziende in dissesto va crescendo e aumenta il numero degli industriali che bussano alle porte dello Stato, per cedere ad esso le proprie aziende ». Livio Zanotti

Luoghi citati: Bari, Cina, Italia, Milano, Roma, Russia