La muta da subacqueo accusa Lorenzo Bozano di Marco Benedetto
La muta da subacqueo accusa Lorenzo Bozano Un altro indizio contro il "biondino,, La muta da subacqueo accusa Lorenzo Bozano La perizia ha stabilito che fu usata nei giorni in cui scomparve Milena Sutter - Il giovane si sarebbe immerso per «affondare» il corpo della tredicenne r a e a i e o n e dal corrispondente Genova, lunedì mattina. Nuovo indizio contro Lorenzo Bozano: sulla sua muta da subacqueo sono state trovate tracce di salino segno che, contrariamente a quanto dichiarò il giovane, era stata usata pochi giorni prima. Lo hanno stabilito i periti dell'istituto di Medicina legale, che oggi consegneranno al giudice istruttore la loro relazione. La muta fu sequestrata nel garage del padre del «biondino », a villa Bozano, subito dopo l'arresto del giovane sotto l'accusa di avere rapito e •ucciso Milena Sutter. Bozano disse, che « noti aveva fatto immersioni dai primi dell'anno ». Ma è noto che i subacquei lavano con l'acqua dolce le loro attrezzature, dopo ogni « uscita », perché il salino corrode. Bozano non è un tipo ordinato, tuttavia gli inquirenti non credono che abbia lasciato la muta per tre, quattro mesi (il sequestro è stato fatto in maggio), nell'autorimessa del padre senza più curarsene. Gli inquirenti sono dell'avviso che Bozano si servì dell'attrezzatura da sub per « affondare » (come lo stesso imputato aveva scritto nel suo progetto di rapimento) il cadavere di Milena Sutter. Per evitare che il corpo della tredicenne, figlia dell'industriale Arturo Sutter, tornasse a galla, legò ai fianchi della vittima — questa è sempre la tesi dell'accusa — la propria cintura da subacqueo: cinque piombi da un chilo ciascuno, dai quali aveva raschiato la vernice rossa fosforescente. La cintura trascinò al fondo il cadavere, che in seguito, essendosi gonfiato e avendo, di conseguenza, perduto in peso specifico, tornò a galla. Così il 20 maggio, il corpo della tredicenne,, uccisa due settimane prima, fu ripescato. La cintura è un altro degli indizi contro il Bozano. « Non era mia, sostiene il giovane, la mia era rossa e aveva quattro piombi». Che in origine fosse colorata, lo hannoqjiàistabilito i periti. Quanto- -at-ntìrnero dei piombi, il Bozano è" smentito dalla ditttfTjfae- gliela forni: dalla polizza di consegna risulta, infatti, che i pesi erano sei. All'istituto di Medicina legale hanno anche accertato che è di orina la grossa macchia color prugna sui calzoni che il Bozano indossava il giorno del rapimento. Fu lo stesso « biondino » a mettere gli inquirenti su quella pista. Nessuno, infatti, aveva dato peso alla macchia, senonché in carcere, il giovane, preparandosi ad una contestazione da parte del giudice, si. scrisse le risposte su un pezzo di carta igienica. Un'« autentica sceneggiatura», dicono gli inquirenti. Il « canovaccio » comincia cosi: «Orina?! Che cosa? Ah! Ora ricordo... », e prosegue con il racconto di un passaggio dato dal Bozano, in viaggio da Milano a Genova, ad una ragazza, che poi, durante il tragitto in auto, si sentì male. Lui l'aiutò e si sporcò i calzoni. Gli inquirenti hanno subito pensato, invece, al «trasporto del cadavere». Bozano cambiò versione, dicendo che quella macchia poteva essere di vomito. Ora la perizia ha confermato che si tratta di orina. L'istruttoria è vicina alla conclusione. Entro la settimana il giudice tornerà nel carcere di Massa per completare l'interrogatorio del Bozano, che, lunedi scorso, ave| va cominciato mostrando al I giovane un biglietto da visi- ta dove il « biondino » aveva annotato il numero di telefono della scuola svizzera frequentata dalla Sutter. Quando il giudice gli ha fatto vedere il biglietto, l'imputato non ha saputo dare risposta. Marco Benedetto Genova. Bozano quando fu trasferito al carcere di Massa
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