La mafia ha portato la violenza anche nel giro del contrabbando di Luciano Curino

La mafia ha portato la violenza anche nel giro del contrabbando A Varese sta diventando una piaga grave e pericolosa La mafia ha portato la violenza anche nel giro del contrabbando Una volta gli spalloni non avevano armi; il contrabbandiere d'oggi ha quasi sempre la pistola in tasca - I « nuovi » sono venuti dal Meridione ed hanno industrializzato e perfezionato questa attività - Vendette tra bande rivali Il danno arrecato all'erario lo scorso anno dal contrabbando di tabacco in Italia si aggira sui duecento miliardi (Dal nostro inviato speciale) Varese. 28 dicembre.^ Le indagini hanno accertato che Luigi Malacrida, il giovane milanese trovato morto in un bosco qui vicino, si è ucciso. Ieri, scoperto il cadavere, si erano fatte due ipotesi: suicidio o delitto, di contrabbandieri. Da alcuni anni, a Varese, ogni fatto di sangue misterioso fa subito pensare a una rivalità, a un regolamento di conti tra contrabbandieri. In Questura mi dicono che «il contrabbando è una piaga, un bubbone che ha reso la nostra zona quasi un Far West dove si compie ogni crimine». Dalla Questura vado al Palazzo di Giustizia e vengo a sapere che a Varese, su dieci processi, sette-otto sono per contrabbando. C'è sempre qualcuno imputato « di contrabbando indeterminato aggravato per avere introdotto nel territorio dello Stato, agendo in concorso con altre persone non identificate, un quantitativo imprecisato di t.l.e. ». Tre lettere che significano: tabacco lavorato estero. Una volta il capo d'imputazione finiva in genere a questo punto. Nella maggior parte dei casi, ora, si allunga con altri reati: minacce, violenza, lesioni, sequestro di persona. C'è chi, ricordando il vecchio contrabbando, lo definisce avventuroso e romantico. Avventuroso certamente, ma « romantico » non è proprio la parola esatta. Comunque, era quello un contrabbando casalingo, di tipo artigianale, un « mestiere » tramandato di padre in figlio, montanari del Luinese, di Ponte Tresa, di Viggiù, gente bonaria che operava in piccoli gruppi senza che tra di loro vi fosse rivalità. Le cose sono cambiate nel dopoguerra. Da altre parti d'Italia, soprattutto del Meridione, sono giunti uomini nuovi, che hanno industrializzato questa attività clandestina, l'hanno enormemente sviluppata e perfezionata. Gente avida, risoluta e mafiosa. Assicurano a Varese che è appunto la mafia a caratterizzare il «nuovo contrabbando », con l'omertà e la violenza. Il vecchio « spallo¬ ne » non aveva armi; il contrabbandiere d'oggi ha quasi sempre la pistola. E' armato anche quando non è « in servizio », ma gioca a biliardo o va al cinema, perché non è mai tranquillo, teme qualche «regolamento di conti». C'è rivalità tra le gang e sono frequenti i ricatti, i tradimenti, le spiate, gli agguati e i «bidoni». (Ecco un « bidone »: sapere dove e quando passerà un carico, andarvi con una « Giulia » come quelle della Guardia di Finanza e vestiti da finanzie¬ ri, bloccare l'auto del contrabbando e prendersi tutto il t.l.e.). La zona del contrabbando è quella classica: l'arco di una cinquantina di chilometri che va da Luino alla baraggia di Viggiù, con il fiume Tresa e i molti passi montani e i sentieri nei boschi. La Guardia di Finanza controlla quel che può. I carabinieri sono pochi: nella zona di Marchirolo, piena di nascondigli, ci sono soltanto un brigadiere e un appuntato. Si chiudono i passaggi con reti metalliche, che i contrabbandieri sfondano lanciandovi contro furgoncini. Le Guardie di Finanza hanno teso catene chiodate per fermare le auto, i contrabbandieri hanno montato gomme speciali che hanno superato bene la barriera chiodata. L'autista abile e spericolato ha quasi sostituito lo « spallone » a. piedi. L'industria del contrabbando è rifornita d'auto veloci dai ladri che'le rubano a Milano, Torino, in altre città. Servo- e , a a a o e , no per due o tre viaggi, poi sono abbandonate. Davanti a un bar di Ponte Tresa si possono vedere auto di grossa cilindrata con targhe di tutte le città, meno quella di Varese. C'era, fino a non molto tempo fa, una « 124 » con quattro carburatori che sfiorava i 200 all'ora e aveva un « pungiglione » azionato dall'interno, con il quale il contrabbandiere forava il radiatore della « Giulia » dei finanzieri che l'inseguiva. Tecniche e strategie sempre più perfezionate. E proprio oggi il ministro delle Finanze Preti, in risposta ad una interrogazione parlamentare sulle dimensioni del traffico illecito di tabacco, ha detto: « Quanto ai sistemi attraverso i quali i quantitativi di sigarette di produzione elvetica vengono introdotti in Italia, può dirsi che il tradizionale flusso clandestino a mezzo di carichi individuali portati a spalla nei tratti di valichi incustoditi, non occupa più una posizione di rilievo rispetto al complesso di tale traffico, il quale si è invece modernizzato, servendosi dei più aggiornati mezzi di trasporto, che non escludono quelli cingolati e gli elicotteri ». Il sistema delle « staffetta » (un'auto « civetta », senza merce, precede quella con le bricolle per segnalare posti di blocco o pattuglie) funziona ancora, ma sì incominciano ad -usare radio che captano le trasmissioni della Guardia di Finanza e dei Carabinieri, permettendo di conoscere così le loro posizioni. L'industria del contrabbando non tiene libri contabili, ma si afferma che nella zona di Varese il suo fatturato sia di parecchie decine di miliardi all'anno. («I dati disponibili consentono di valutare complessivamente intorno ai 200 miliardi di lire il danno arrecato all'erario dal contrabbando dei tabacchi lo scorso anno — ha detto Preti —. Una buona parte di tale cifra riguarda le vendite illegali di sigarette di provenienza elvetica ». Tuttavia, secondo il ministro, è eccessiva la valutazione secondo la quale l'83 per cento della produzione svizzera di sigarette viene importata in Italia, prevalentemente di contrabbando). Né libri contabili né censimento, ma si afferrna che in questo arco varesino del contrabbando operano oltre tremila persone, capi e gregari. Lo « spallone » percorre a piedi 10-15 chilometri con un solo sacco (mille pacchet ti) e guadagna non fileno di 6 mila lire e non più di 15 mila lire per notte. L'autista rischia di più, ma il suo guadagno è più forte: 25 mila lire a viaggio e talvolta compie quattro viaggi in una notte. Spalloni e autisti lasciano la merce al deposito, ci penserà il « datore di lavoro » a venderla, guadagnando facilmente cinque o sei milioni al mese. Spesso qualcuno cade nelle reti della Finanza, ma è raro che resti in carcere più di un giorno o due. Al processo èm è condannato a pagare ammende di parecchi milioni. Comunque, i milioni nel mondo del contrabbando non mancano. Ce n'è anzi una quantità incredibile, che accende la cupidigia e scatena le rivalità. Perciò quasi tutti i contrabbandieri sono armati e spesso sparano. Luciano Curino

Persone citate: Luigi Malacrida, Preti, Tresa