Il "boss,, Alberti tradito da un banchetto e dalla passione per una quattordicenne di Adriaco Luise

Il "boss,, Alberti tradito da un banchetto e dalla passione per una quattordicenne Il pericoloso capomafia si trova in una cella di isolamento a Napoli Il "boss,, Alberti tradito da un banchetto e dalla passione per una quattordicenne Il « boss » (44 anni) coinvolto nell'uccisione di Scaglione, nella strage di viale Lazio e nel sequestro di De Mauro è guardato a vista dalle guardie di Poggioreale - E' stato scoperto perché parlava in dialetto siciliano ad un pranzo di contrabbandieri napoletani - Pare si fosse invaghito della giovanissima figlia d'una sua complice: per amore di lei non avrebbe preso alcune precauzioni rivelando il nascondiglio sul Vesuvio (Dal nostro corrispondente) Napoli, 22 dicembre. Gerlando Alberti, il temuto capomafia siciliano, rinchiuso da ieri sera nel carcere di Poggioreale, è in attesa che la magistratura decida sul suo trasferimento in Sicilia. Ha vissuto le prime ore di detenzione senza manifestare segni d'insofferenza o di agitazione. Chiuso in cella d'isolamento, è guardato a vista. Come prescrive il regolamento è solo nel piccolo ambiente, né può parlare con qualcuno. Niente giornali, soltanto riviste di vecchia data. Secondo indiscrezioni ha trascorso gran parte della notte da sveglio, sdraiato sulla brandina con le mani incro- iciate dietro il capo. Assorto e pensoso ha rimuginato sui capi d'accusa contestatigli al momento dell'arresto e che legano il suo nome ai più ii niiiiiiiiiiiiii il in ii ni ii iiiiniiiii hi inuiiniiiiii orribili crimini firmati dalla mafia negli ultimi tempi a Palermo. Non ha fatto alcuna richiesta particolare e sembra che si sia adattato con facilità alla nuova condizione di detenuto. Gerlando Alberti non è la prima volta che finisce in carcere. Implicato nella strage di Ciaculli, fu assolto per insufficienza di prove. Non è stato sottoposto ad alcun interrogatorio e forse sarà ascoltato direttamente dal giudice istruttore di Palermo, dottor Filippo Neri, che conduce l'inchiesta sull'omicidio del procuratore Scaglione, il sequestro del giornalista De Mauro e la strage di viale Lazio, quando sarà trasferito all'Ucciardone. Assicurato alla giustizia il pericoloso mafioso, gli inquirenti sono ora impegnati in un lavoro di minuziose inda- à a i a a gini. Si è soprattutto convinti che la villetta alle falde del Vesuvio, dove Gerlando Alberti si nascondeva ed è stato catturato, non fosse il suo quartiere generale. Tutte le ricerche sono rivolte ad individuare il vero covo del boss siciliano dal momento che è stato accertato che egli non soggiornava a lungo all'ombra del Vesuvio, ma si può dire che era ospite soltanto per poche ore. «Non dovrebbe essere molto lontano da Napoli — dice il dottor Peruzy della "mobile" —, se si studia il tempo richiesto per gli spostamenti. Inoltre, l'Alberti viaggiava a bordo di una 'Mini Morris", una vettura targata Napoli mai segnalata sulle importanti arterie». Altre indagini gli uomini della «squadra mobile» stanno svolgendo per completare il dossier a carico dei complici dell'Alberti, arrestati ieri con lui, e consegnarlo quanto prima all'autorità giudiziaria. Emilio Palmaro, originario di Potenza, risiede da tempo nella nostra città e sembra che abbia svolto un ruolo di rilievo nella sistemazione delle grosse partite di sigarette di contrabbando. Eduardo Di Carluccio è un commissionaì rio del mercato ortofrutticolo | che lavora sulla piazza di Palermo quale importatore di fichi d'india e di carciofi. Si sospetta che egli favorisse con la sua attività gli illeciti commerci di droga e di contrabbando. Gennaro Napolitano viene indicato come il braccio destro del capo mafia, l'uomo che manteneva i contatti tra gli elementi della mala siciliana e nostrana. Portavoce del boss, sembra che sia implicato in una sanguinosa rapina, avvenuta due anni or sono a Genova ai danni di una banda di contrabbandieri rivali. Separato dalla moglie, conviveva con Concetta Macchitelli, anch'ella con un menage familiare difficile. Sposata ad un palermitano, aveva seguito con i figli l'amico, trasferendosi mesi or sono Napoli. Sui legami che univano Gerlando Alberti alla giovanissima figlia della Macchitelli, Ida Brancati, finita nel carcere-scuola «Filangieri» insieme col fratello Giosuè sotto l'accusa di favoreggiamento, nulla di positivo è emerso. Secondo «voci», il capo mafioso si sarebbe invaghito della quattordicenne e per amore suo non avrebbe osservato quelle precauzioni necessarie a proteggere la sua latitanza. Sono «voci» difficili da controllare, avvalorate soltanto dalla crisi convulsa di pianto che ha colto la ragazza al momento della cattura del òos-s. a Ufficialmente si sa che atradire la presenza del «capo della nuova mafia» nella no- stia città è stato un banchet- to in un ristorante di Torre del Greco, tenuto dall'Alberti e dai suoi complici forse per festeggiare un affare andato bene in porto. Accanto al lungo tavolo dove i mafiosi banchettavano spensieratamente si trovava quella sera il dottor Romano Argenio, funzionario della «squadra mobile» di Napoli. Sentì parlare in dialetto siciliano ed il particolare lo incuriosì. Ad attrarre però la sua attenzione fu il personaggio, a lui del tutto sconosciuto, seduto a capotavola, verso il quale la comitiva aveva un deferente atteggiamento di «rispetto». «Decisi di andare fino in fondo — racconta il dottor Argenio — ed uscito in strada annotai tutti i numeri di targa delle auto, parcheggiate nelle vicinanze. Nei giorni seguenti studiai le foto dei ricercati sul bollettino del ministero dell'Interno e non ebbi difficoltà a riconoscere Gerlando Alberti per l'ospite d'onore del banchetto. Informai subito il questore Zamparelli della scoperta e concordammo un piano d'azione che dopo due mesi d'indagini ed appostamenti ha dato i suoi frutti». m Adriaco Luise