Una "girandola,, di centinaia di milioni tra donne bellissime e affari sbagliati

Una "girandola,, di centinaia di milioni tra donne bellissime e affari sbagliati Una "girandola,, di centinaia di milioni tra donne bellissime e affari sbagliati (Nostro servizio particolare) Roma, 21 dicembre, ii Da quando è maggiorenne Bino c'è già costato sette miliardi: ora si arrangi, da me non avrà un soldo »: la frase, di un mese fa. è della contessa Anna Maria Volpi di Misurata, a Marina Cicogna che. il suicidio in modo diverso: « La solitudine e il fallimento di uno stile di vita ». « Ad Ascanio Cicogna non mancavano certo i quattrini — dice stasera Enrico Lucherini, pi'ess-agent romano, molto vicino a Marina Cicogna. — Forse non si potrà mai sapere il perché di una fine tanto infantile. A Rio, dove si faceva chiamare signor Del Magno e non aveva un amico, Bino Cicogna avrà visto precipitargli il mondo addosso, sui suoi 37 anni che non erano riusciti a dargli spalle solide. Vedrei, nel suo gesto, più la solitudine che non il crack finanziario ». «E — conclude — non è vero che a dare l'allarme nell'appartamento all'avenida Rui Barbosa sia stata la sorella dell'attrice Florinda Bolkan: lo ha smentito personalmente, commentando per telefono la morte del conte ». a Arrivano i polli ». avevano detto cinque anni fa i «cinematografari » romani per commentare il debutto nella produzione e nella distribuzione dei nipoti del doge fascista che fondò Porto Marghera. Marina Cicogna ha smentito le previsioni: allontanato il fratello nel luglio del '09 dalla « Euro International Films » per un ridimensionamento dell'azienda, si è dimessa lei stessa dalla carica di consigliere delegato della società per accettare un posto di dirigente in un'altra industria cinematografica. Bino invece, lasciato il cinema, interrotta la relazione con Britt. Ekland, che lo aveva visto sperperare centinaia di milioni tsi dice 700), s'era dato ai grossi affari « con l'irruenza di sempre ». deciso a scontrarsi con persone più forti di lui che alla disponi bilità finanziaria potevano ri lanciare il senso degli affari. Chi ha mediato l'acquisto della nave ad Ancona sa oggi la vera storia della società Charleston, fondata da Ascanio Cicogna alla vigilia di concludere l'affare. « Bino — dice l'agente immobiliare Augusto Ravak — aveva deciso di pren- dere la nave firmando cambiali per un miliardo, soltanto per ottenere finanziamenti. Aveva pagato la prima rata dell'acquisto di 65 milioni con cambiali false per 240, facen dosi dare indietro contanti. All'indomani della notizia del dissesto, il conte voleva lasciare l'Italia, ma all'aeroporto di Fiumicino la polizia gli aveva ritirato il passaporto ». Poi il documento falso, la tappa a Londra, la fuga in Brasile. Conclusa l'epoca cinematografica con un passivo di due miliardi (la somma gli era stata anticipata dalla madre tre anni prima) aveva cambiato casa: s'era trasferito in una villa sull'Appia Antica, in affitto per un milione e 300 mila lire mensili. Costretto a lasciare la villa dopo il sequestro dei due ca ni paguti con un assegno a vuoto, il conte aveva cominciato il giro degli alberghi romani. Sempre più solo lo si vedeva la sera in compagnia di play boy di professione: Gigi Rizzi. Gianfranco Piacentini. Alessandro Puntanella, assidui frequentatori del Number One, il ritrovo notturno à la page della capitale. Sua ultima residenza l'Hotel Regency. alle spalle eli via Veneto: il 17 novembre alle 6 del mattino, quando il dott. Rossi, incaricato di eseguire il mandato di cattura contro Ascanio Cicogna bussò alla stanza 24 dell'albergo, ad aprire la porta si presentò Gigi Rizzi. Aveva trascorso la notte nell'alloggio dell'amico, in compagnia dì una ragazza. Francesco Santini incontrato il fratello a Londra, in un ristorante di Chclsea, rientrando a Roma aveva tentato di intercedere presso la madre per salvare Ascanio dai debiti. Ora, in casa Cicogna, tutti dicono che per Bino, anche stavolta, i quattrini sarebbero stati sborsati. Si vuole spiegare una morte tanto imprevista e si parla della nave in disarmo acquistata ad Ancona come di un oggetto di iattura, di un natante maledetto. Chi conosceva Bino Cicogna spiega Marina Cicogna