Le traduzioni (o quasi) del computer elettronico di Silvio Ceccato

Le traduzioni (o quasi) del computer elettronico Che cosa può fare, in realtà, il calcolatore Le traduzioni (o quasi) del computer elettronico Perché non è sufficiente trasferire parola per parola da una lingua all'altra - L'uomo, un «animai symbolicum», si specchia nelle immagini del suo linguaggio Necessità* di una chiave analitica operativa - Previsioni, con riserva, sul futuro L'ultima guerra aveva richiesto migliaia di traduttori di Stato, aftinché la stampa raggiungesse gli uffici tecnici in tempo per fornire notizie utili su nemici ed alleati. Alla fine del conflitto, americani e russi si chiesero se tanti traduttori non potessero venire sostituiti da una macchina. L'offerta proveniva, per intenderci, dai generali, ed i destinatari sarebbero stati i linguisti, i filosofi, e gli psicologi ed i logici del linguaggio, in breve i competenti. Dico « sarebbero » stati, perché questi non accettarono, anche se quella linguistica si potè definire «la linguistica con i soldi »: i generali pagavano bene. Accettarono invece i più modesti insegnanti di lingue o addirittura qualche chimico, o fisico, o ingegnere. Parola e frase Niente di misterioso. I generali nel loro ingenuo entusiasmo, lanciavano l'offerta; ma i destinatari, nonostante tanti princìpi accademici di autorità, avevano i più buoni motivi di dubitare della propria competenza. Non si traduce senza comprendere. Ma in che cosa consiste questo comprendere? Che differenza c'è fra la comprensione della singola parola e quella di una frase? Il linguaggio designa sempre? Come potrebbe esserci una parola senza cosa nominata? Ma certe parole, che cosa designano, per esempio la parola « niente»? Il linguaggio designa il pensiero o la realtà? Che cosa è questo pensiero? e questa realtà? Una ricerca, anche quando concluda portando il dubbio, problematizzando, è pur sempre la benvenuta in campo teoretico, fra i filosofi; anzi! Ma senza rispondere almeno a quelle domande, come si sarebbe costruita la macchina in grado di tradurre perché in grado di capire? Sì, in inglese «il» si traduce con « the », « cane » con «dog», e «corre» con «runs». Dunque, semplicemente meccanizzando un normale dizionario bilingue, italiano-inglese, con qualche aggiunta per il plurale e la coniugazione dei verbi, la traduzione sarebbe riuscita: « the dog runs ». I competenti ridevano e parlavano di traduzione «per caso». In effetti, «traducendo» in questo modo, se la frase italiana fosse stata «tutto avrebbe mangiato quel ghiottone», in una qualsiasi lingua in cui il soggetto ed il complemento oggetto sono contraddistinti o dalla forma delle parole o dal posto ad esse assegnato nella frase, il significato sarebbe risultato capovolto, cioè non quello del^hiottone che mangia tutto, ma quello di un tutto che mangia il ghiottone. Si assoldò così una schiera di schiavi che prefabbricassero la traduzione delle frasi più comuni, per esempio quelle che allora pronunciava Kruscev. Per la realizzazione di questo solo progetto e dell'enorme memoria del calcolatore che contenesse tutte queste frasi, un solo ministero americano stipulò con una sola ditta un contratto di circa 7 miliardi di lire. Rivedendo «leggermente » le frasi tradotte, aggiungendo « poche » indicazioni alle parole dei testi, finché Kruscev rimase al potere la macchina sembrava bravina; ma la sostituzione del premier russo sconvolse il dizionario apprestato, ed in ogni caso, al posto di un traduttore, la macchina dovette venire assistita da due. I testi di Kruscev Ci si propose anche di insegnare alla macchina la grammatica e la sintassi, di farle eseguire analisi grammaticali e logiche. Ma ci si accorse con un certo stupore che anche un ragazzino riesce sì ad eseguirle, ma non come passo per capire un discorso, bensì come conseguenza dell'averlo capito. Per esempio, nel caso precedante, « tutto » viene classificato tome complemento oggetto e « ghiottone » come soggetto, ma soltanto in qucalinozitepcadsusudpdmalitapcSnvmamguatrptirlAqtgtprsrttntmsglstflscpl o , a e , o n i gai, oa e lo, o ia na di msi oo a e no. eio me in quanto la frase sia già stata capita in quel modo. A giustificazione dei militari va precisato che essi non pretendevano la traduzione corretta, ma si accontentavano di un seguito di parole, sufficiente ad indicare il contenuto generico di un articolo: se articolo sui garofani, da scartare, se sui raccolti agricoli, magari da inviare ad un ufficio competente per il suo contenuto di informazioni di impresse militare. In questo caso, avrebbe pensato uno specialista a tradurre sul serio. La sfida comunque era stata gettata. Si può o non si può sostituire con una macchina l'uomo che traduce? Si può o non si può meccanizzare questa squisita attività umana, che distingue, almeno sembra, l'uomo fra gli altri animali, che lo fa l'animal symbolicum, cioè il linguaggio? In breve tempo si videro una cinquantina di gruppi al lavoro in Occidente, e un trecento in Oriente. Dopo i primi fiaschi qualcuno si ritirò giustificandosi: tradurre a macchina è impossibile (Bar Hillel, per esempio). Anch'io ho lavorato per cinque anni ad un progetto di traduzione meccanica, per il governo americano e l'Euratom. Ritengo che essa sia possibile, come del resto la ripetizione di qualsiasi nostro operare, purché naturalmente sia stato individuato, analizzato e descritto in termini di minute operazioni. Ecco però alcune difficoltà che si incontrano e che mostrano quanto l'impresa sia complessa e forse non giustificata sul piano pratico. tustLuchddcsitosummvqslasLa chiave Certo è da escludere che la linguistica tradizionale sia uno strumento sufficiente, anche quando prende la forma della grammatica bilingue. Questa linguistica si sforza di raggruppare in un certo numero di categorie le singole parole ed i loro rapporti, avvalendosi ora della loro forma ora del loro significato. Il significato però rimanda dalle parole alle cose nominate, e quindi al pensiero che del discorso rappresenta la controparte. Tuttavia, manca in essa una analisi del pensiero in termini di operazioni e le sfugge pertanto che spesso nel discorso il pensiero è rappresentato esplicitamente solo per il sessanta per cento: le altre informazioni (come si è visto nel caso del ghiottone) provengono da un sapere diffuso (per esempio, in « dizionario di francese arcaico » si capisce subito che arcaico va con francese, ma si capisce altrettanto bene che in « dizionario di francese tascabile », tascabile non va con francese, ma con dizionario). Sarebbe un po' come se si fornissero i naviganti di una mappa degli iceberg dimenticando che in un iceberg il settanta per cento non sporge sul mare. La linguistica tradizionale servirebbe anche per le «lacchine se esse svolgessero le operazioni mentali che costituiscono sia i singoli contenuti del pensiero, sia le strutture dinamiche caratteristiche di questo. Ma almeno per ora è del tutto escluso che si costruisca una simile macchina, che dovrebbe essere dotata di occhi, orecchie, naso, età, meccanismi attenzionali, etc, che apprenda quindi la grammatica come il bambino, già sapendo percepire, rappresentarsi le cose, categorizzarle con le nostre circa 2000 categorie, etc. Bisogna dunque sostituire queste operazioni, almeno quelle che riguardano i singoli contenuti del pensiero, di provenienza ottica, acustica, tattile, figurativa, con una serie di classificazioni. Ma questo richiede una preliminare analisi della vita mentale che la linguistica tradizionale ignora e che su certi suoi presupposti non potrebbe mai eseguire. Supponiamo però che si disponga di questa chiave analitica operativa. Si incontrano ancora due principali difficoltà. Alla prima si è accennato. Le informazioni esplicite sono insufficienti per risalire dal discorso al pensiero. Le altre provengono da una fluente, viva cul- tura. La seconda difficoltà sta alle spalle di questa. L'uomo possiede fra le altre una memoria riassuntiva, che gli permette di riprendere ogni cinque-sei secondi in forma condensata (circa un secondo) il suo pensiero, e di farne un elemento propulsivo del pensiero successivo. Purtroppo, la macchina simula bene una memoria letterale, associativa, selettiva, età; ma non quelle riassuntiva e propulsiva: non se ne conosce nulla sul piano biologico e non si sa come riprodurle nel¬ l'artefatto. Ne consegue che ogni frase del testo è come se fosse la prima. Comunque, queste ed altre difficoltà sono state ben individuate; che è il primo passo per superarle. Per la cronaca, anche se l'età dell'oro della traduzione meccanica, ed i primi entusiasmi sono passati, alla grande impresa qualcuno lavora ancora, tenacissimo, sapendo quanto si impari da questo tipo di indagini; ed io sono fra i sopravvissuti. Silvio Ceccato

Persone citate: Kruscev, Parola

Luoghi citati: Bar Hillel