La politica nucleare e le direttive del Cipe di Arturo Barone

La politica nucleare e le direttive del Cipe Programmazione di un delicato settore tecnologico | La politica nucleare e le direttive del Cipe Incontro fra imprese pubbliche e private nella società di progettazione che sarà costituita dal ministero delle Partecipazioni Statali - Processo di concentrazione tra aziende La prospettiva dell'ingresso dell'Inghilterra nel Mercato Comune ha favorito negli ultimi mesi gli accordi fra imprese comunitarie in materia nucleare e ha indotto il Cipe ad assumere parecchie decisioni conformi a questo indirizzo diretto ad una maggiore collaborazione internazionale. Converrà ricordare le tappe principali di questa politica. Il 4 giugno scorso il Cipe ribadiva la direttiva, approvata nell'agosto 1968, in base alla quale veniva affermata — per quanto riguarda gli enti a partecipazione statale — la preminenza dell'I ri in fatto di costruzione di nuovi reattori e la preminenza dell'Eni in fatto di combustibili nucleari. Nella stessa riunione l'Enel veniva autorizzato a partecipare, con una quota di un terzo, al progetto franco-tedesco Unipede, che prevede la costruzione di due centrali elettronucleari, alimentate con reattori veloci da 1000 MW ciascuna, da avviare, rispettivamente, entro il 1974-75 (quella francese) ed entro il 1978-79 (quella tedesca). Poco più di un mese dopo, il 14 luglio, veniva firmato a Bruxelles un accordo di collaborazione tra sei aziende del futuro Mec allargato; vi aderivano due imprese tedesche (Kraftwerk Union e Interatom), due inglesi (Nuclear Power Group e British Nuclear Fuels), una belga (Belgonucléaire) ed u..a italiana, l'Agip - nucleare del gruppo Eni. L'adesione di quest'ultima parve in netto contrasto con le direttive impartite dal Cipe, in quanto la partecipazione della impresa italiana non si limitava ai combustibili, ma comprendeva anche altri settori che rientravano nella competenza primaria dell'Iri. Nella riunione del 6 dicembre il Cipe ha non soltanto ribadito la precedente suddivisione di compiti fra i due grandi gruppi a capitale statale, ma ha invitato l'Eni a rinegoziare con le imprese straniere interessate, questa volta insieme con Uri, gli accordi conclusi il 14 luglio. Si tratta, ovviamente, di una operazione assai delicata e difficile, specie per l'Agip Nucleare che si ripresenterà al tavolo delle trattative dopo quella che si può senz'altro definire una sconfessione formale. Comunque, più importante di questa decisione che riguarda il settore dei reattori «provati», cioè dei reattori già sperimentati, per i quali si è confermata l'opportunità del pluralismo d'iniziative e dei rapporti esistenti con grandi imprese americane (il gruppo Iri dispone di licenze General Electric e il gruppo Fiat di licenze Westinghouse), assai più importante è l'invito al ministero delle Partecipazioni statali a promuovere la costituzione di una società comune di progettazioni nucleari, alla quale partecipino sia Uri (da cui dipendono imprese specializzate in costruzione d'impianti) sia l'Eni (cui fanno capo varie aziende specializzate nella ri cerca, produzione e ritrattamento dei combustibili nucleari). La nuova società dovrà inoltre «essere aperta alle più, qualificate imprese private interessate al settore». Questa delibera è importante per vari motivi; anzitutto perché, attraverso la collaboi razione comune, mira ad appianare e superare il conflitto di competenze determinatosi in materia nucleare fra Iri ed Eni; in secondo luogo, perché la nuova società di progettazioni dovrà occuparsi di reattori di nuovo tipo, specie dei reattori veloci, che promettono di essere più interessanti sotto il profilo industriale anche per il fatto che il divario tecnologico fra i produttori dei vari Paesi risulta assai minore di quanto non accada per quelli «provati»; terzo ma non ultimo motivo d'importanza è la libertà di accesso a «qualificate» imprese private. Ora, non è un segreto che Finmeccanica e Fiat, che già collaborano in altri settori (valga per tutti l'esempio della «Grandi Motori»), sembrano orientate da tempo verso uh comune impegno anche in questo campo. Un più vivace sviluppo del l'industria nucleare potrebbe inoltre influire positivamente sull'industria termomeccanica italiana, che versa in questo momento in grosse difficoltà tanto strutturali quanto congiunturali. Una quindicina di giorni or sono, il rappresentante di una delle maggiori aziende del settore lamentò pubblicamente a Milano, alla presenza del presidente Colombo, la caduta delle commesse per effetto della diffu sa ostilità (per timore di possibili inquinamenti del l'ambiente) alla costruzione di nuove centrali termiche. Ma è in atto una crisi di ordine strutturale, dovuta al ndichco(imncozipbloL1cpdsEddqcpMprrnFcpB1met1mctdcl2t numero eccessivo d'imprese di dimensioni non economiche: da alcuni anni in qua, così come avviene all'estero (in Inghilterra, Francia e Germania), è in atto anche nel nostro Paese un processo di concentrazione e specializzazione che, soprattutto per impulso dell'Iri, ha compiuto buoni progressi ma è ancora lontano dalla conclusione. L'Asgen, nata nel dicembre 1966 dalla fusione della Cge con l'Ansaldo San Giorgio, ha poi assorbito varie imprese del settore a partecipazione statale (Ocren, Alce, ex Breda Elettromeccanica, Pellizzari); dovrebbe ora essere in grado di fare un altro «salto di qualità», fondendosi con qualcuna delle maggiori aziende private del settore (Tosi o Marelli). La presenza di una partecipazione Fiat nella Marelli potrebbe giocare a favore di una fusione con l'Asgen nel caso di accordi tra Fiat e Finmeccanica nel campo nu cleare. Sembra invece destinata a proseguire da sola la Brown Boveri; si tratta infatti della filiale italiana di un gruppo multinazionale, con sede centrale in Svizzera e dipendenze in vari Paesi (Francia, Germania, eccetera). Se le ipotesi sopra formulate sono, come pare, atten dibili, se ne sentirà riparlare, in sede Cipe, a scadenza non troppo lontana. Arturo Barone

Persone citate: Breda Elettromeccanica, Brown Boveri, Marelli, Pellizzari, Tosi

Luoghi citati: Bruxelles, Francia, Germania, Inghilterra, Milano, Svizzera