Un Giulio Cesare in stile Hollywood

Un Giulio Cesare in stile Hollywood LE PRIME SULLO SCHERMO Un Giulio Cesare in stile Hollywood L'opera di Shakespeare con Charlton Heston Ventitré pugnali per Cesare, di Stuart Burges, con Charlton Heston, John Gielgud, Jason Robards. Americano a colori. Cinema Lux. Un nuovo adattamento cinematografico del Giulio Cesare di Shakespeare, ad opera d'un regista nuovo e di sceneggiatori nuovi, dopo il famoso Julius Caesar filmato da Mankiewicz nel 1953, con Marion Brando (Antonio) James Mason (Bruto), Louis Calhern (Cesare) e John Gielgud (Cassio). L'odierna trascrizione si avvantaggia sulla precedente per via del colore e dello schermo panoramico; non per altro crediamo. Anzi il nerbo della recitazione ci pare inferiore su quasi tutta la linea, con l'eccezione di sir Gielgud, grande interprete scespiriano, qui promosso alla parte di Cesare. Il film segue abbastanza fedelmente il modello scena per scena, ma il verbo del poeta non vi prende quello spicco che dovrebbe, perché se il regista si è industriato, e in ciò ha fatto bene, di non darci del mero teatro filmato, i valori cinematografici cui ha fatto ricorso non sono di prima scelta né quanto al ritmo né quanto alla scenografia, ma li possiamo trovare in qualunque onesta pellicola d'azione che si ammanti del titolo di storica, o anche, per certe sprezzature e bruschezze di questi ottimi attori hollywoodiani chiamati a farla da romani antichi, in qualsivoglia western più o meno impegnato. Così, pur parlando alla maniera di Shakespeare, questi personaggi appartengono più al nostro mondo che al suo, senza peraltro che si possa parlare di una nuova interpretazione della tragedia, che ne fissi il centro ideologico piuttosto in un polo che in un altro. Né Cesare né Antonio (cui presta la sua aitanza Heston) né Bruto, il grande idealista alquanto rimpicciolito da Jason Robards, né tanto meno lo smunto Cassio (Richard Johnson) sono ipotizzabili come protagonisti, come neppure lo sono le astrazioni del cesarismo e del repubblicanesimo; il vero protagonista è lo spettacolo, che si spinge avanti, come è facile immaginare, nei luoghi obbligati dei preparativi della congiura, dell'uccisione di Cesare in Campidoglio (col rituale «Et tu Brute!», dell'allocuzione di Antonio, e della battaglia di Filippi, seguita dagli stoici suicidi di Cassio e di Bruto, ai quali (specialmente al secondo) rendono onore i vincitori. Qui è qualche sperpero di sangue e di avvoltoi, ad accentuare il carattere manieri stico-divulgativo di questo remake scespiriano, non pun to necessario in sé e per sé è tuttavia utile se invoglierà qualche spettatore colpito dal fulgore di certe battute a ri tuffarsi nella tragedia genuina. |. p.