Il vice sindaco che ha ucciso il pensionato sparò per intimorire il suo persecutore di Remo Lugli

Il vice sindaco che ha ucciso il pensionato sparò per intimorire il suo persecutore La sconcertante vicenda del proiettile vagante a Lecco Il vice sindaco che ha ucciso il pensionato sparò per intimorire il suo persecutore « Più sventurato di così non potevo essere », afferma l'avv. Sangregorio denunciato a piede libero - « Ho puntato verso la cima di un pino» - Il proiettile ha raggiunto invece alla nuca un uomo che camminava a 130 metri di distanza - Lo sparatore era da tempo perseguitato da un medico che voleva fare irruzione nella sua villa per « compiere una strage » (Dal nostro inviato speciale) Lecco, 6 dicembre. «Più sventurato di così non potevo essere: per cercare di liberarmi da un incubo, ho ucciso un uomo », dice l'avvocato Emilio Sangregorio, 47 anni, vicesindaco della città. S'interrompe per soffiarsi sulle mani che ha congiunto davanti al viso nella foga del racconto. E' un suo tic nervoso, prima appena percepibile, ora infrenabile. Sono due notti e due giorni che l'avvocato Sangregorio non chiude occhio, il suo sistema nervoso è messo a dura prova. Spiega che ha sparato in alto, nella direzione della cima di un pino del parco della sua villa, ma ha ucciso un uomo che passava su un marciapiede a 130 metri di distanza. Un tragitto già enorme per un proiettile partito da una piccola rivoltella Beretta cai. 6,35. Comunque, l'andamento parabolico avrebbe dovuto produrre il foro dall'alto al basso e invece no. Il prof. Fornari dell'Università di Pavia, che questa mat tina ha eseguito la necrosco pia sulla salma del pensiona to Angelo Spandri, 62 anni la vittima, ha accertato che il proiettile, penetrato nella nuca per una profondità di 4 centimetri, ha un andamento dal basso verso l'alto. Una risultanza che sembra assurda, non solo perché si deve tenere conto della dire¬ zione parabolica,' itia' anche del fatto .che la villa è su un'altura, circa dieci metri più in alto del punto in cui l'uomo è stato raggiunto. L'avvocato Sangregorio scuote la testa, si soffia ancora sulle mani, dice: « Ma com'è possibile una cosa del genere? Io non capisco più nulla, sono sommerso dall'angoscia. Pensi che, tra l'altro, quel poveretto era un mio buon conoscente, faceva il dispensiere nel circolo Farfallino, nel quale io sono solito andare a giocare a bocce ». Anche se l'avvocato Sangregorio avesse sparato, - non verso la cima del pino, ma in basso, nella direzione del cancello davanti al quale era, minaccioso, il dottor Danilo Corbetta, 46 anni, da alcuni anni suo persecutore, il proiettile dovrebbe essere entrato con andamento dall'alto verso il basso. Il perito ha chiesto 40 giorni di tempo per rispondere. Un proiettile in testa Questa mattina il procuratore della Repubblica, dottor Arcangelo Miceli, ha compiuto un sopralluogo nella villa. « Dovremo accertare se l'avvocato Sangregorio ha fatto uso dell'arma con prudenza — ci ha detto stasera —. Nomineremo un perito balìstico e poi l'istruttoria formale accerterà i tatti. Per ora l'avvocato è denun¬ ciato a piede libero per omicidio colposo: ripeto: per il momento ». Se si accertasse che egli aveva mirato al cancello, l'imputazione diventerebbe di tentato omicidio oltre che di omicidio 20lposo. L'avvocato Sangregorio non è stato arrestato per trascorsa flagranza. Infatti soltanto dopo alcune ore dall'episodio si è appreso che l'uomo caduto sul marciapiede di corso Matteotti aveva un proiettile in testa: in un primo momento si era pensato ad un malore. Il dott. Danilo Corbetta il medico che costituiva l'incubo per l'avv. Sangregorio, è in carcere: è stato arrestato sabato notte, mentre stava facendo una scenata nella clinica del prof. Gian Battista Mangioni, un'altra delle persone che egli minacciava e alle quali cercava di estorcere denaro. L'imputazione è infatti di minaccia e tentata estorsione. Il procuratore della Repubblica oggi si è recato in carcere per interrogarlo, ma egli si è rifiutato di rispondere. La vicenda ha suscitato in città molto scalpore, per la grande notorietà dei due personaggi principali. L'avv. Sangregorio, che oltre ad esercitare la propria professione, amministra un'industria della moglie, copre la carica di vice sindaco ed è l'esponente più rappresentativo del partito socialista; il dott. Danilo Corbetta, un diagnostico di buona fama, con un gran numero di clienti. Corbetta, però, ha un sistema nervoso fragile, è stato più volte in casa di cura. Motivo di questo suo odio contro l'avv. Sangregorio in primo luogo e, secondariamente, contro il titolare della clinica Mangioni, è, appunto, uno di questi suoi ricoveri, avvenuto nel 1965. «Mi chiese aiuto» La moglie del dott. Corbetta, ora separata dal marito, si era rivolta all'avv. Stanis Carzedda per chiedere il suo intervento: il medico si era chiuso nell'ambulatorio, con un fucile, e aveva minacciato l'intenzione di uccidersi. Racconta l'avvocato Sangregorio: « Ero socio di Carzedda e lui chiese il mio aiuto. Così mi interessai per aiutare la signora che temeva per l'incolumità del marito. Chiesi consiglio a un professore che lo aveva già avuto in cura, andai dai carabinieri e poi alla clinica del prof. Mangioni e questi, che lo aveva visto due giorni prima già in condizioni psichiche alterate, stilò un certificato di ricovero al manicomio di Como. Il dott. Corbetta fu portato in quell'ospedale psichiatrico dove rimase tre giorni e poi passò in una clinica privata ». Quando uscì, qualche mese dopo, incominciò a compiere azioni di protesta contro l'avv. Sangregorio e il prof. Mangioni. Presentò esposti, denunce, la procura aprì un'istruttoria che si concluse con una assoluzione. Dice Sangregorio: « Una volta ci fu un incontro procuratoci da amici comuni e lui mi abbracciò, mi chiese scusa. Poi riprese a molestarmi. Le cose si sono trascinate blandamente fino al luglio scorso, epoca in cui il dott. Corbetta, evidentemente peggiorato di salute, si è accanito contro di me e contro la mia famiglia con veemenza. Telefonate frequentissime, con minacce e richieste di un risarcimento danni di 175 milioni. Negli ultimi tempi ha ridotto la cifra a 30 milioni, ma in compenso ha accresciuto la sua grinta, le sue offese e le sue minacce ». fllacavhLe minacce in villa Venerdì sera il Corbetta telefona, minaccia di far saltare la villa e dopo qualche minuto entra nel parco, si aggira intorno all'abitazione. La moglie dell'avvocato telefona al marito, che è a teatro, avverte la polizia, ma quando gli agenti arrivano lui se ne è già andato. Sabato alle 15 il dott. Corbetta telefona, parla con l'avvocato: « Ti annuncio che vengo e faccio u pezzi te e la tua famiglia, perché sono un maledetto ». Il vicesindaco telefona alla polizia, ma prima degli agenti arriva il medico. Incomincia a scuotere il cancello della villa. In casa c'è ansia, preoccupazione. L'avvocato, che nel luglio scorso ha chiesto il porto d'armi ed ha acquistato una « Beretta » per difendersi da un eventuale attacco, invita i familiari, la moglie e i quattro figli, a salire al piano superiore. Racconta: « Poi ho aperto questa finestra, ho mirato in alto, cercando di sfiorare la grondaia del porticato d'ingresso, ho sparato un colpo. Ma lui ha sfondato il cancello, è venuto avanti, ha aggirato la casa, ed io, allora, dal terrazzo, ho sparato un secondo colpo, sempre verso il cielo. Intanto, sono arrivati gli agenti. Lui era disarmato, ma io non potevo saperlo. L'hanno invitato ad andarsene. Corbetta ha gridato, in presenza delle guardie: "Se non mi dai trenta milioni, stermino tutta la tua famiglia" ». Remo Lugli

Luoghi citati: Como, Lecco