TOGLIATTI di Enzo Biagi

TOGLIATTI PERSONAGGI DI IERI TOGLIATTI Roma, dicembre. Incontro Leonilde Jotti nel suo ufficio, al Gruppo parlamentare comunista. Parla adagio, con dolcezza. La conversazione non ha un ordine; qualche volta il telefono ci interrompe. Il tema e lui, Togliatti. Piccole cose, magari, un episodio, una frase. Comincio: « Le porto i saluti di Maria Romana Catti, la figlia di De Gasperi. L'ho vista ieri. Ha ascoltato una sua conferenza. Molto umana, mi ha detto ». Sorride. « C'era qualcosa di comune, fra quei due uomini? ». . « La solitudine. E' una pena, jorse, di tutti coloro che devono comandare ». « Mi ha raccontato che esistono delle bellissime lettere, un carteggio, con don Giuseppe De. Luca, quel prete che fu amico di scrittori c di politici, ma non si possono pubblicare ». « Togliatti lo stimava e diceva: " Lui è sacerdote, io non credente. Non sono senza Dio, non ho fede " ». «Quando don Giuseppe morì, volle mandargli un cuscino di rose rosse ». « E' esatto, me n'ero dimenticata ». « Non partecipò, come fece Nenni, ai funerali di De Gasperi ». « Eravamo in villeggiatura, in montagna, ci pensò a Ittn go: l'impulso lo induceva ad andare, ma non voleva appa rire ipocrita. Anche noi, disse, ne risentiremo. Ci mancherà l'altra parte ». « Quando si è sentita attratta dalle idee del pc, lei che è di formazione cattolica? ». « Abitava vicino a casa mia un calzolaio che andava spesso in prigione, e che era dei loro; vidi il primo morto sulla strada, nell'inverno del 1943, ed era dei loro; sentii i discorsi che Togliatti faceva alla radio, l'invito all'unità nazionale: bisognava, anche se c'era il re, spiegava, salvare il Paese, e mi parve una importante decisione, e proprio dal punto di vista morale ». * * « Nel carattere di Togliatti, che cosa colpiva di più? ». « Non aveva nessun attaccamento alle cose. Accettava tutte le traversie giustificandole con la scelta che aveva fatto. Il solo rammarico che confessava era per i libri che aveva perduto, in Francia, in Spagna, in Russia. Da Mosca, gli arrivarono solo due casse ». « Quali erano le sue abitudini? ». « Si alzava alle sei, si preparava il caffè da solo. Poi lavorava, scriveva, alle otto e mezzo andava al partito, fino alle due. Al pomeriggio era sempre alla Camera. Dopo cena leggeva, sentiva musica, aveva comprato un buon gira dischi, l'autore preferito era Mozart. Gli piaceva molto camminare, la domenica facevamo lunghissime passeggiate sulle colline, tra i Castelli d. « Dopo l'attentato del 14 luglio cambiò? ». «A/oh gli venne nessun com plesso, soffrì invece per la vigilanza che avevano organizzato per proteggerlo, chiese più volte che lo lasciassero stare, gli pesava ». « Mi è sempre parso come isolato, distante, con pochi contatti con gli altri ». « Un politico non può avere amici, almeno nel senso comune, diceva. Ciò crea immediatamente un rapporto falsa to. " Lei, gli scrisse Croce, t totus politicus, e penso che talvolta debba patirne ". Credo fosse nel giusto, è vero. Mari sa, la bambina che avevamo adottata, ed io, eravamo la sua evasione. Affettuosissimo, delicato, molto attento. Ha dato un senso alla mia vita. I primi dodici anni all'interno del partito sono stati diffìcili. C'era un patto: lui non parlava mai del suo lavoro, né io del mio In questo, era rigoroso, lo ho saputo del documento che aveva preparato per Yalta soltan to quando mi pregò di batterlo a macchina. Così, quando stava già male, e arrivò Loti go, io l'informai di quel dal tdoscritto, che - diventò poi suo testamento ». « Gli attacchi lo addolora vano? ». « Era capace di creare un distacco fra se stesso e ciò che accadeva attorno, ma non ere do che le crìtiche non lo ferissero ». fachrecatunuane pacalimsccodn1riseticopmavdaC(rapncccag «Cosa fu il 1956 per lui, i fatti di Budapest? ». « Dimostrava una freddezza che poteva passare per indifferenza, ma sentiva drammaticamente quelle ore e capiva tutto quello che ne sarebbe venuto fuori. Si era modificato anche lo stato d'animo fra lui e certi " quadri ", e certi compagni. Prima era un legame caloroso, improntato a grande libertà e franchezza. In quel momento, invece, si poteva discutere di lui, o dubitare. C'era come un'incrinatura nella fiducia, gli pareva di essere meno ascoltato. Ombre che con il 1962 si erano poi dissipate, la ripresa era stata molto forte ». « Credo che non considerasse Kruscev un modello ideale». «A/o, gli era anche simpatico, ma Togliatti era fine e colto, e l'altro rozzo. Ne approvava la lìnea, gli orientamenti, che gli permettevano anche di essere libero di muoversi come voleva ». « Degli avversari chi considerava? ». « Più di tutti De Gasperi, anche se provava per- lui un Certo risentimento, perché lo aveva deluso: credeva nella possibilità di un discorso fra noi e la de ». « E di Stalin che cosa diceva? ». « Lo ammirava come lottatore duro e tenace. Togliatti, contrariamente a quanto si crede, lo conosceva poco. Raccontava di averlo incontrato in tre o quattro occasioni. Ne apprezzava, ovviamente, la grande capacità d'intuizione, ma capì il racconto di Kruscev ■il XX Congresso e ne fu colpito profondamente. Certo, soffrì quando si rese conto che gli attribuivano quasi la colpa di avere partecipato a quelle cose. Il problema storico di Stalin è ancora aperto ». ii Dalle sue parole, esce una iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii figura tollerante, un'immagine francamente insolita ». «.Amendola dice: "Ci lasciava le briglie sul collo". Non si e mai sbigottito, sorpreso, indignato quando qualcuno usciva dal movimento, ma non perdonava la mancanza di lealtà. Abile, astuto in politica, sotto qualche aspetto era anche molto ingenuo. Se uno non era d'accordo, poteva, doveva farlo presente in direione. S'indignava, si arrabbiava, se la critica veniva poi fuori al Comitato centrale ». « Sembra un personaggio semplice... ». ., «Lo era, almeno per tanti aspetti. Nel mangiare, ad esempio. Gli piacevano i formaggi e la paella, un ricordo delle esperienze antifranchiste; quando cominciava il campionato, ritagliava da un giornale il calendario delle partite e lo portava sempre in tasca; anche in esilio, era contento se incontrava qualcuno che sapesse come andava la Juventus. Con Marisa era esigente, ma tutto il tempo libero lo dedicava a lei. Cominciò dalle elementari. Figlia di contadini, aveva un vocabolario molto ridotto e lui le faceva fare dei componimenti, l'aiutava a scrivere dei pensieri. Con pazienza, le ha dato un metodo di studio. A tavola, a casa nostra, si discuteva di storia, di arte, di filosofia. ,Ha inciso decisamente sulla sua personalità, provava per lei uno straordinario affetto. Adesso Marisa, che è laureata in neuropsichiatria, è mamma di due bambini, e uno si chiama Alfredo, che è il nome di Togliatti in Spagna ». « E' più tornata in "Russia dopo la sua scomparsa? ». « Sì, ma non in Crimea. Non posso. Mi vengono in mente quei giorni. Kruscev, diceva, parla sempre, non ti dà spazio, e voglio mandargli un promemoria perché sappia di ciò che discuteremo, e quello che penso, sulle relazioni con i cinesi, sulla libertà della cultura. La sua idea della via nazionale è molto antica, risale agli anni di Torino, alla redazione dell'Ordine. Ho anche una lettera che mi scrisse nell'autunno del 1946 da Belgrado dove dice: "Noi costruiremo qualcosa di nuovo ". Non voglio tornare in Crimea; ho davanti agli occhi i pini di Arte\ e quella lunga agonia. Si era messo in viaggio che stava benissimo. Poi, tutto così, all'improvviso». Enzo Biagi Togliatti, di Levine (Copyright N.Y. Revlcw of Books, Opera Mundi e per l'Italia La Stampa)