La Polonia un anno dopo di Giorgio Fattori

La Polonia un anno dopo ANALISI La Polonia un anno dopo (Si riunisce il congresso dei pc per la prima volta dopo le sanguinose rivolte di Danzica e Stettino) Un anno dopo le drammatiche rivolte di Danzica e Stettino, si apre domani a Varsavia il VI Congresso del partito comunista polacco. Sarà il primo ufficiale bilancio del nuovo corso di Edvard Gierek e segnerà il definitivo rafforzamento politico degli uomini venuti alla ribalta con gli scioperi del Baltico. «7?! quei giorni di dicembre — ha detto Gierek — rischiammo la guerra civile». Dibattiti e risoluzioni del congresso saranno dominati da questo traumatizzante ricordo: la protesta operaia che travolse irresistibilmente Wladislaw Gomulka e gli altri vecchi leaders del partito. Il precedente congresso comunista si tenne nel novembre 1968, sulla scia dei fatti di Praga. L'atmosfera di sottintesa emergenza spianò la strada a Gomulka, insidiato dai nazionalisti di Moczar, per la conferma del potere. Stavolta saranno le sparatorie di Danzica a semplificare il consolidamento di Gierek: Gomulka non è stato rieletto delegato al congresso e scompare dalla vita politica; Moczar è stato in pratica esautorato e forse i «duri» e i gomulkiani superstiti verranno liquidati al momento delle votazioni e con riforme nei meccanismi dello Stato. Una vittima potrebbe essere lo scaltro opportunista Jozef Cyrankiewicz, ex primo ministro e ora presidente del Consiglio di Stato, forse maturo per la pensione. L'accento del congresso sarà posto soprattutto sui fatti economici. La crisi polacca è scoppiata per il rialzo insostenibile dei prezzi e ora tocca ai « managers rossi » di Gierek spiegare con chiarezza, e senza pericolosi voli di ottimismo, che cosa intendono fare. La situazione attuale, tamponata dal prestito sovietico, è abbastanza soddisfacente, ma restano molte incognite. La più terrificante è l'irruzione sul mercato del lavoro di sette milioni di giovani nel prossimo decennio. In che modo garantire un posto a tutti, tenuto conto della già alta percentuale di sottoccupati? Le inquietudini sociali (e di riflesso politiche) sono legate soprattutto a questo problema. Raccogliendo le pressioni dell'opinione pubblica, gli economisti polacchi promettono nuovi traguardi nei consumi e negli investimenti più popolari: automobili, case, autostrade, persino televisione a colori. Il modello ungherese — liberalizzazione economica in parte mimetizzata nei rapporti con Mosca da rigido conformismo in politica estera — affascina Gierek: ma i problemi polacchi, per densità di popolazione e diverse strutture industriali, sono innegabilmente più complessi. Il congresso sottolincerà comunque un provvedimento rivoluzionario. Dall'inizio del 1972 i contadini non dovranno più versare all'ammasso, a prezzi bloccati, una parte della produzione agricola. Inoltre la terra potrà essere comprata e venduta dai privati, eliminando cosi a poco a poco le minuscole proprietà improduttive. Gomulka restituì la terra ai contadini, ma poi puntò tutte le carte sullo sviluppo dell'industria pesante. Gierek tenterà il secondo passo: tonificare con nuovi incentivi l'economia agricola e trascinare i contadini nel giro dei consumi. Anche il quinto congresso dei comunisti polacchi ebbe al centro delle discussioni la riforma economica, e il risultato finale furono i negozi saccheggiati e i morti di Danzica. Al di là della polemica sugli investimenti sbagliati, l'errore non casuale fu di ignorare il profondo scontento contro l'apparato burocratico nelle università e nelle fabbriche, offrendo soluzioni tecniche, grandiose e vaghe promesse di efficienza del sistema. Onesto congresso dopo il diluvio permetterà di capire fino a che punto Gierek voglia cambiare, e soprattutto che cosa intende cambiare. Si parlerà molto di statistiche, percentuali, piani di sviluppo: ma, come tre anni fa, l'esame resta politico. Giorgio Fattori tausmrtpeemI L\f » - f ' lV 6 -il U.R.S.S. i^tf Bini te 3 GtRMA/IIA Bifljnt onreiu