Il ritorno della "Bugiarda,,

Il ritorno della "Bugiarda,, Gli ex « Giovani », Stoppa e la Morelli all'Alfieri Il ritorno della "Bugiarda,, Sul palcoscenico i già «Giovani», la Morelli e Stoppa, in platea. Eva Magni, Renzo Rie ci e altri attori: l'altra sera all'Alfieri c'era quasi tutto il Senato del teatro italiano. Questo Senato, al quale oltre che per età si accede per esperienza e per chiara fama punta i) puntava allo Stabile jdi Roma e anche vagheggia o vagheggiava un Teatro Nazionale. Progetti, fantasie: rompendo gli indugi, un nutrito drappello di grossi nomi si è ora riunito in una nuova compagnia di prosa sceglien-do come banco di prova La bugiarda di Diego Fabbri che, con una novità di Albee, Tilt la finito, e. la ripresa di Cosi è se vi pare, costituisce il prillo nucleo del suo repertorio. La commedia di Pirandello avrebbe avuto piU titoli e maggiore dignità per sigillare il raduno di tanti illustri allori sono una sola insegna, ma essendo il Fabbri presidente dell'Eti. cioè del più importante circuito teatrale pubblico, qualcuno potrebbe supporre che la scelta de'.la sua commedia sia stata suggerita, oltre clic dalla popolarità da essa conquistata in due precedenti edizioni (195(i e Ki(i4, proprio con i «Giovani»), dalla comprensibile preoccupazione di assicurarsi economicamente le spaile. Nonostante le molte commedie scritte dopo, La bugiarda resta la migliore di Fabbri. Affonda le radici nell'humus romano di un Trilussa, dal quale fa sbocciare il rosso popolaresco papavero della splendida Isabella che, a forza di menzogne intrighi e pasticci, e con la benedizione di una madre ruffiana, riesce a giostrare tra due uomini: un maestro, che lei sposa, e un cavaliere dell'aristocrazia nera, che per lei è sul punto di annullare il proprio matrimonio. Si potrebbe pensare che, scoprendosi l'inganno su cui si regge, questo ménage à trois sia distrutto. Invece sarà consolidato dall'ultimo capolavoro di Isabella: un tentativo, naturalmente simulato, di suicidio. Commedia con molte mac chiette e con un solo caratte re, e questo neppure origina le, La bugiarda, quando fu rappresentata per la prima volta, suscitò gli sdegni di coloro che dal cattolico Fabbri si aspettavano che lasciasse almeno in pace i Santi, ma ottenne i consensi di quegli altri che sostenevano che la satira l'osse la sua più autentica vocazione. Tutti per altro furono abbastanza concordi nel rilevare che, per quanto il testo potesse essere fragile e macchinoso, lo spettacolo messo in scena da Giorgio de Lullo gli dava vivacità e colore agilmente movendosi tra la pochade e la rivista. Su questo terreno è rimasta la terza edizione di una . commedia che Fabbri ha sveltilo, ampliato e ammodernato per tenerla al passo coi tempi e adattarla alla misura di nuovi interpreti. Il maestro si è elevato ad assessore comunale e si è colorato di rosso, ; il suo rivale è ancora un nobile vaticano ma stavolta nemmeno lui alieno dalla politica e dai compromessi della 1 «Repubblica conciliare». Dal canto suo, il De Lullo ha dato allo spettacolo una cornice lucida che prima non aveva e che gli attori sottolineano, costruendo all'inizio e distruggendo alla fine, sotto gli occhi dello spettatore e in un'atmosfera vagamente circense, l'impianto scenico approntato da Pier Luigi Pizzi. Ma il contributo risolutivo lo dà ancora l'interpretazione. Gambe all'aria, Rossella Falk non solo conserva intatte, beata lei, le nevi di quindici anni fa e le sciorina generosamente aggiungendovi un paio di spogliarelli mozzafiato, ma conferma che questa Isabella è uno dei suoi personaggi più azzeccati con quel fondo plebeo che l'attrice fa irresistibilmente e spassosamente affiorare dalle crepe di una frettolosa vernice borghese. Romolo Valli moltiplica le strizzatine d'occhio e i tic del suo gentiluomo di cappa e spada allargando e stringendo a sproposito le «o» per la maggiore ilarità della platea. Paolo Stoppa arricchisce con le sue stizze e i suoi rattenuti furori la scolorita «figura del marito, Rina Morelli è una distaccata dama dell'aristocrazia ed Elsa Albani una vivacissima madre impicciona. Tutti Lono stati accolti, accompagnati e alla line salutati da risate e applausi come raramente accade per uno spettacolo di prosa. Merito del testo, dello spettacolo e di tanti attori insieme? Oppure segno dei tempi sin troppo propizi a un teatro ridanciano ma superficiale? Alberto Blandi

Luoghi citati: Roma