Hanno incendiato il palazzo (15 morti) per avere 96 milioni dall'assicurazione di Adriaco Luise

Hanno incendiato il palazzo (15 morti) per avere 96 milioni dall'assicurazione Un progetto criminoso causò la sciagura di Frattaminore Hanno incendiato il palazzo (15 morti) per avere 96 milioni dall'assicurazione Tre dei 5 responsabili sono morti nell'esplosione (tra loro, il figlio del proprietario della casa) - Due sono stati arrestati: uno è in gravi condizioni all'ospedale -'Hanno cosparso di benzina uno scantinato e un negozio di mobili, poi banno appiccato il fuoco - I due locali sono esplosi e hanno polverizzato il palazzo (Dal nostro corrispondente) Napoli. 4 dicembre. A quattro giorni dalla sciagura di Frattaminore. i carabinieri hanno scoperto le cause dell'esplosione ed i colpevoli. E' stato accertato ile prove sarebbero sicure) che un incendio doloso, appiccato per truffare una società assicuratrice, ha fatto saltare in aria il palazzo a due piani. Per 96 milioni (questa era la cifra garantita in caso di eventuali danni) ^ono state uccise almeno quindici persone, tra cui quattro bambini. I responsabili sono: Raffae- i l a à n a r a 0 i - le Donelli, di 70 anni, commerciante di mobili, affittuario del negozio a piano terra dell'edificio crollato; il socio di fatto, Francesco Mozzillo. di 60 anni, rimasto ferito nell'esplosione. Gli altri complici hanno pagato con la vita il loro plano criminoso. Si tratta dei fratelli Giosuè ed Antonio Parolise, di 35 e 24 anni, e di Gennaro Martinelli, figlio ventiseienne del proprietario dello stabile, trovati morti tra le macerie. Stamane, i carabinieri, su ordine di cattura emesso durante la notte dal magistrato inquirente, hanno arrestato nella sua abitazione di Succivo, paese limitrofo di Frattaminore il commerciante di mobili. Era l'alba quando gli inquirenti hanno bussato alla sua porta e hanno contestato al Donelli l'accusa di incendio doloso, distruzione fraudolenta della proprie cose e complicità nel plurimq omicidio. L'uomo è apparso turbato e ha esclamato: « E' un errore, non c'entro per nulla in quest'affare». Poi si è vestito e ha seguito in silenzio i carabinieri per essere interrogato dal magistrato. L'altro mandato è stato notificato qualche ora più tardi a Francesco Mozzillo, in ospedale. L'uomo, che è ricoverato in gravissime condizioni (ha riportato nella sciagura fratture, ustioni e contusioni) non ha replicato alla lettura dei reati contestatigli, non ha avuto alcuna reazione. E' stato scosso da un tremito convulso, ma durante la giornata i medici hanno notato un peggioramento del suo stato. E' piantonato in corsìa dai carabinieri. I ruoli svolti dalle altre persone rimaste vittime del loro piano criminoso sono ancora vaghi. Soltanto a conclusione dell'inchiesta le responsabilità potranno essere chiarite. Comunque, le indagini proseguono per accertare se vi sono altri complici. Come si è giunti dal sospetti di ieri alle precise accuse e agli arresti di oggi? Che cosa ha consentito agli inquirenti dl scoprire le vere cause della sciagura di Frattaminore? Ad orientare le indagini verso l'incendio doloso hanno contribuito moìti elementi emersi in questi quattro giorni di ricerca della verità, particolari ritenuti dapprima insignificanti, ma che, riuniti insieme, hanno permesso di ricostruire come è avvenuta la sciagura. L'ingiustificata presenza nello stabile dei fratelli Parolise e del Mozzillo, l'esame scientifico dei reperti, la perizia necroscopica di alcune salme, la completa rimozione delle macerie, hanno dato un avvio decisivo alle indagini e hanno svelato un crimine, considerato, nella mente degli esecutori, come perfetto. Due le prove decisive in mano agli inquirenti: un irroratore del tipo usato dai contadini per cospargere di anticrittogamicl le piante, trovato nella vettura dl Gennaro Martinelli, sepolta sotto i detriti, e il risultato del sopralluogo compiuto nello scantinato la notte scorsa. Il locale non ha rivelato la presenza di esplosivi e segni di scoppi. Era completamente vuoto ed intatto: non vi erano tracce di ceneri, residui dei mobili di cui il commerciante Donelli aveva denunciato l'esistenza. Dalle due tracce hanno preso inizio le indagini degli inquirenti, dei periti e dei tecnici per poter scoprire le cgchfasGctemspisdzsbhsvhQfcnlpshgpsnts cause delle esplosioni. Si è giunti ad una ricostruzione che ha escluso tutte le ipotesi fatte in un primo tempo. Lo scantinato dell'edificio di via Giovanni XXIII era costruito con eccezionale solidità. Interrato per una decina di metri sotto il livello stradale, si è trasformato, quando i piromani hanno provocato un incendio, in una camera di scoppio senza sfoghi. Per far divampare l'incendio con gigantesche proporzioni, secondo l'accusa, i responsabili hanno Irrorato di benzina lo scantinato vuoto e hanno poi chiuso alle loro spalle la porta. Saliti sul sovrastante negozio di mobili, hanno ripetuto l'operazione. Quindi hanno appiccato il fuoco. Le fiamme, venute a contatto con il carburante nebulizzato, hanno provocato la prima esplosione. Il fuoco poi, raggiunto lo scantinato saturo di vapori di benzina, ha causato la seconda deflagrazione. L'onda d'urto, frenata dalle pareti dello scantinato, si è scaricata nella direzione meno resistente, cioè verso l'alto. Tutta la costruzione, scossa dalle fondamenta, è saltata in aria, polverizzandosi. L'esplosione ha colto i fratelli Parolise, il Mozzillo e il Martinelli, che sono state le prime vittime del loro criminoso piano. E' una ricostruzione che trova riscontro nelle dichiarazioni dei superstiti e degli abitanti della zona, che subito parlarono di accecanti vampate, seguite da due terrificanti boati. Ora le ipotesi sono due: i cinque responsabili volevano soltanto incendiare il negozio di mobili, oppure danneggiare anche il palazzo. In entrambi i casi avrebbero chiesto i danni alla società assicuratrice ricavandone 96 milioni. Spe ravano in un incendio di mo deste proporzioni e invece hanno provocato una sciagura che è costata quindici morti e poteva avere proporzioni maggiori. In un raggio di cin quecento metri, infatti, tutte le case hanno tremato e i vetri sono volati in frantumi, gli infissi sono stati scardi nati. Palazzo Martinelli era costruito in cemento armato e si è trasformato in una bomba perché le pareti prima di sfaldarsi hanno opposto una grande resistenza. Adriaco Luise tapi Napoli. Francesco Mozzillo (Telefoto Ansa)

Luoghi citati: Frattaminore, Napoli, Parolise, Succivo