Misurarsi sull'uomo

Misurarsi sull'uomo Il "Diario,, di padre Balducci Misurarsi sull'uomo Ernesto Balducci: « Diario dell'Esodo ». Ed. Vallecchi, pag. 238, s.p. Dal deserto del Sinai gli ebrei vanno verso la Terra promessa: così un'antica stampa presenta questo bel libro di Ernesto Balducci (Diario dati Esodo). « La nostra spiritualità non può più essere queliti della resistenza ai Faraoni, dev'essere queliti dell'esodo ». Per il suo destino, la Chiesa è « pellegrina », la sua legge è « di uscire di continuo dulie unirli che l'umana pigrizia tenta di costruire attorno a lei ». Così dice il famoso teologo e predicatore, il frate seolopio che a suo tempo, avendo propugnato l'obiezione di coscienza, fu colpito dal braccio secolare, con una sentenza di giudici italiani che, impancatisi a teologi (grazie, ancora una volta, all'art. 7 Còst.), lo giudicarono eretico rispetto alla teologia ufliciale. Qui lo seolopio raccoglie alcune delle sue meditazioni apparse nel decennio scorso: brevi, lapidane, scintillanti, di cronaca che assurge a storia patria. Vengono alla mente Lorenzo Milani (che eia però un prete obbediente, pur se recalcitrante, anche lui processato e condannato post mortati), Giorgio La Pira (più obbediente di Milani; a don Mazzi dell'isolotto rispose che la Chiesa è dove è il vescovo), lo stesso Enzo Mazzi, oggi umile operaio in un povero quartiere fiorentino, che parla solo quando lo interrogano (ma il Tribunale di Firenze fu talmente colpito dalle sue semplici parole che assolse i suoi compagni di lede con una sentenza clic ha decretato loro un autentico trionfo). Diversi temperamenti, diverse ledi? Certo Balducci non condivide né il « particulare » di Milani (« il mio prossimo non è né la Cina né l'Africa né il proletariato: il mio prossimo sono quelli clic stanno accanto a me»), ne l'ambiguità di La Pira, per il quale il disegno provvidenziale può avere per protagonista anche Fanfani, né il disprezzo per il soprannaturale che è stato rimproveralo al catechismo di Mazzi (la « Chiesa dei poveri » di Balducci non è tale nel senso sociologico della parola, ma in quello metafisico) . Eppure, come Mazzi dice:' oggi i cartelli in piazza contro Florit, domani la violenza contro la violenza della classe egemone, così Balducci comprende « l'ora di Dio segnata dalla collera dei poveri », invocata dal vescovo Helder Camara, che ama sia Camillo Torres, sia Che Gttcvara, sia Martin Luther King: anche se poi l'autore confessa una propria debolezza, quella di predicare la non violenza, pur essendo per la rivoluzione, e quella insieme di parlare di rivoluzione senza aver voglia « di lanciare nemmeno un pomodoro sul muso di un tiranno ». Questa « cronaca ecclesiastica » disvela come fu visto dai cattolici da battaglia il decennio dell'ultima grande illusione 1960-1970; di quella illusione che, partila da papa Giovanni, da John Kennedy e da Kruseev, atlraverso il Concilio, le speranze suscitate dalla elezione di Paolo VI e dalla rinuncia di lohnson, e naufragata nel viaggio del Papa in Colombia e nella mancata fine della guerra in Vietnam (di qui la necessità dell'Esodo, di seguire la Nube che porta verso il Regno). Baldueei ha l'atto bene a lasciare intatto quanto gli suggerirono « certe speranze e certe ammirazioni, che oggi si sono velate di perplessità critica ». La cronaca resta così animatissima, c attraverso di essa passano personaggi che si chiamano Camus e Gagarin, De Gaulle e Maritain, Mazzolari e M. L. King, Raniero La Valle e Agostino Gemelli; oltre, s'intende, ai protagonisti, Kennedy, Gandhi, Paolo VI: di cui all'inizio si dice che « la sua via non è stuta mai distante dai nostri sentieri », nel 1967 si dice che «non è sempre fucile capire le vere ragioni di una pazienza da cui, di fatto, dipende il cumulino della Chiesa », nel 1968 si critica duramente il viaggio in Colombia, nel 1969 si conclude con melanconia che « dopo quattro anni dal Concilio le promesse sono rimaste promesse. Di fallo, la struttura funziona come prima ». La presenza di Rosmini si av verte continua: così come si avvertiva nelle opere del grande filosofo Giuseppe Capograssi Perché, appunto, l'itinerario del libro parte dalla sorpresa giovannea, si solferina nella grande speranza del Concilio ecumenico e della Pacein in tetris, la grande enciclica di Giovanni in cui le « intese del tempo » urgono « nel cuore di chi voglia, come deve, agire in tutto e per tulio come uomo della propria epoca »; si conclude con amarezza, ma sempre con profonda fede, nella constatazione della Chiesa di oggi, dove « c'è chi pensa a noi retotrfecoanell'achredidedveziamriEfafrstdamstdciusuAdglesfincgvntupanppsccdcndRtliaMa c'è un guaio: chi pensa a noi non si curii affatto di sapere come noi tu pensiamo »; tanto che « così si effettuerà il contrappasso: iiiut generala crisi di fede pagherà il peccato di fede, commesso contro lo Spirilo che anima l'intero popolo di Dio ». Ci si può domandare quale elleno abbia tutto questo sul1 l'anima di un non credente, di chi, dopo un'« apostasia indolore ». si sente oggi in condizione di « estraneità » verso quella lede. « Per un cristiano di fede, dice Balducci, l'unica sanzione veramente temibile è il giudizio di Dio. che non può essere amministrato da nessuna autorità ». E per un non credente? Ecco: «Appena qualche anno fa, eravamo ancora distribuiti fru difensori della civiltà cristiana e materialisti. Ma c'ara, dalle due parli, una comune menzogna, che finalmente le nostre opere hanno rivomitata su di noi. Ora dobbiamo rimisurarci tutti sull'uomo, sull'ultimo uomo dell'ultima tribù di negri, sull'uomo impiccalo in Sud Africa. Se tu sei dalla parte dell'impiccato, sei dalla parte giusta, se no, fossi pure un proletario, sei dalla parte degli sfruttatori. Il classismo finisce, in quanto era uno pseudo-concetto ideologico. E finisce la guerra di religione. Forse siamo vicini all'ultima delle rivoluzioni, quella che porterà la moltitudine degli esclusi a prendere possesso della terra e a largire all'umanità i tesori che la divina predilezione, con millenaria pazienza, ha accumulato dalla parte degli umili e ha tenuto nascosti a noi, i polenti, i sazi, i civilizzatori ». E' vero: c forse per questo che chi non crede nella Chiesa del trionfo, ma erede nella felicità della liberazione dell'uomo, non può, ancora una volta, non dirsi cristiano. Paolo Barile

Luoghi citati: Africa, Cina, Colombia, Firenze, Sud Africa, Vietnam