Nixon adesso giudica con favore i negoziati diretti Cina-Formosa di Ennio Caretto

Nixon adesso giudica con favore i negoziati diretti Cina-Formosa Gli obiettivi del viaggio a Pechino (dal 21 al 28 febbraio) Nixon adesso giudica con favore i negoziati diretti Cina-Formosa (Dal nostro corrispondente) New York, 1 dicembre. Per la prima volta dalla storica visita della squadra americana di ping pong in Cina, i termini del dialogo c le prospettive della distensione tra Washington c Pechino si sono ieri delincati con estrema chiarezza. La conferenza stampa del consigliere politico di Nixon, Henry Kissinger, in apparenza superficiale ed evasiva, ha portato alla luce assai più che qualche particolare sul « vertice » del prossimo febhraio con Ciu En-Iai: ha indicalo i temi immediati di discussione, e i possibili punti d'accordo a lunga scadenza. Mentre l'Alleanza atlantica riinane il punto obbligato di riferimento delia strategia mondiale statunitense, per l'Asia si prospetta una svolta decisiva, forse ancora più importante di quella dell'ultima guerra. Al centro del ravvicinamento tra l'America e la Cina, sta Formosa. Il 29 aprile 1111 r 1111 [ 1111111J11 s 1111111 ] 11111111 i ( i 11111 i 11 ■ 11111 ] 111111 Kissinger ha detto : « La cosa migliore sarebbe che i due governi cominciassero a trattare fra di loro » Nixon e Ciu discuteranno a fondo del Vietnam - Condanna di Lin Piao sul « Quotidiano del popolo » scorso, dopo il varo della «diplomazia del ping-pong», il presidente Nixon aveva respinto decisamente l'idea di consultazioni dirette tra Pechino e Taiwan per la soluzione del problema dell'isola: «Da un punto di vista legale — aveva detto — non sarebbe male. Ma penso anche che sarebbe un approccio poco realistico». Ieri, evidentemente con la sua autorizzazione, Kissinger ha dichiarato il contrario: non incoraggiamo un compromesso tra Mao Tse-tung e il generalissimo Ciang Khai-shek, ha spiegato, e soprattutto non verremo meno ai nostri impegni di difesa dell'isola, «ma la cosa migliore sarebbe che i due governi incominciassero a trattare tra di loro». Sulla Washington Post, Stanley Karnow fa oggi notare che questa è esattamente la posizione di Ciu En-lai. yualche mese fa, nell'intervista concessa a James Reston per il New York Times, il premier cinese disse di essere disposto ad aspettare degli anni per la soluzione del problema di Formosa, purché essa avvenisse poi in un ambito nazionale, cioè con contatti diretti tra i due regimi. Sembra che il presidente Nixon accetti il principio che in futuro più o meno lontano l'isola ritorni alla terraferma, e che sia quindi convinto dell'opportunità del disimpegno, col ritiro della Settima Flotta dagli stretti e lo smantellamento delle basi militari, sempre a lunga scadenza. E' significativo che egli non abbia voluto incluaere Ciang Knai-shek nella serie di «vertici» pre-Pechino dei due prossimi mesi. Essenziale è inoltre la questione del Vietnam e dell'Indocina. Kissinger ha lasciato capire che Nixon e Ciu En-lai ne discuteranno, anche se la pace «verrà cercata ai negoziati di Parigi con Hanoi, e nel programma di vietnamizzazione, cioè di autosufficienza, di Saigon». A questo proposito, il pensiero del Presidente non è cosi esplicito; ma si sa che non si opporrebbe alla trasformazione di "2uni paesi del Sud-Est asiatico in una specie di zona franca, o neutrale, ovviamente in prosieguo di tempo. Fino a qualche settimana fa, il piano americano era di concentrare l'intero sistema difensivo in Thailandia, appena finite le ostilità, ma esso appare su scettibile di modifiche. Gli Stati Uniti favorirebbero un ruolo maggiore del Giappone per contenere la Cina e assicurare la stabilità dell'Asia, e aiuterebbero i paesi minori. Henry Kissinger ha ribadi¬ to ad ogni occasione che non bisogna comunque attendersi risultati sensazionali o celeri accordi dal viaggio di Nixon in Cina. «Siamo all'inizio di un lungo processo — ha detto — stiamo elaborando direttive filosofiche generali, ci aspettiamo come risultato minimo una migliore comprensione reciproca ». Il Presidente e il consigliere politico mirano a impostare la soluzione dei problemi, senza andare oltre. Kissinger ha sottolineato che l'avvio delle relazioni diplomatiche non sarà ancora possibile, ed ha aggiunto, con sorpresa di tutti, che i cinesi non restituiranno la visita di Nixon, finché negli Stati Uniti vi sarà un'ambasciata di Formosa. Rimane però la constatazione di fondo che esiste una base d'intesa a lunga scadenza. Che cosa darebbe la Cina all'America in cambio del disimpegno? In primo luogo, garanzie di una politica estera responsabile, la prima delle quali è stata l'ingresso all'Onu. Inoltre, la certezza di un contenimento dell'espansionismo sovietico. Nixon e Kissinger evitano in tutte le maniere di sfruttare o acuire l'antagonismo Mosca-Pechino, ma è evidente che senza di esso non, potrebbero attuare la loro strategia. Kis singer ieri sera ha insistito sui «buoni rapporti» tra gli Usa e l'Urss. « Sono rapporti che hanno ormai 40 anni, mentre dalla Cina siamo stati isolati per 25. Dal viaggio in Russia dovrebbero scaturire soluzioni concrete alla serie di questioni che stiamo affrontando ». Ha concluso: « A Pechino, non stipuleremo nulla a danno di terzi». Un dato interessante è che, secondo la Casa Bianca, non si sono mai frapposti ostacoli al «vertice» Nixon-Ciu En-lai. Kissinger si è rifiutato di parlare degli eventi interni in Cina di settembre e ottobre. Ma viene confermato che solo il successo del complotto del ministro della Difesa Lin Piao contro Mao Tse-tung e il premier avrebbe sconvolto i programmi. A Washington, si mette in risalto l'odierno editoriale del «Quotidiano del popolo» di Pechino. Esso contiene una feroce condanna di Lin Piao, di cui per altro non viene fatto il nome. Ennio Caretto