Condannato a 27 anni l'ex guardiano per la strage nella villa della Koscina

Condannato a 27 anni l'ex guardiano per la strage nella villa della Koscina La sentenza dinanzi alla corte d'assise di Frosinone Condannato a 27 anni l'ex guardiano per la strage nella villa della Koscina Inflitti anche tre anni di libertà vigilata, esclusa la seminfermità mentale - Il pubblico ministero aveva chiesto 28 anni - L'uomo uccise il 20 febbraio scorso a rivoltellate i due custodi e il giardiniere dell'attrice - Da tempo i suoi rapporti con le vittime erano tesi (Nostro servizio particolare/ Frosinone. 1 dicembre. Giovanni Calati, imputato del triplice omicidio compiuto nella villa di Sylva Koscina, è stato condannato oggi dalla corte d'assise di Frosinone a 27 anni di reclusione, tre anni di libertà vigilata con la concessione delle attenuanti generiche e la esclusione della seminfermità mentale. L'udienza di stamane per il processo contro Giovanni Galati era cominciato con oltre un'ora di ritardo sull'orario fissato a causa dell'assenza degli avvocati della difesa. Aveva parlato per primo l'avvocato Lucio D'Eletto, di parte civile. Ieri avevano parlato il pubblico ministero Fazzioli, il quale aveva concluso la requisitoria con la richiesta di una condanna a 28 anni di reclusione, e gli avvocati Cavalli e Ceccarelli. Il rappresentante di parte civile ha iniziato ricostruendo i fatti avvenuti nella villa dell'attrice Sylva Koscina a Marino, la sera del 20 febbraio scorso, escludendo che il triplice omicidio fosse stato compiuto per legittima difesa da parte del Galati. «Nessuno gli aveva teso un'imboscata — ha detto il legale — nessuno aveva mostrato l'intenzione di aggredirlo. Le sue vittime erano uscite di casa con propositi pacifici. L'imputato invece ha tirato fuori dalla tasca la pistola ed ha sparato senza pietà colpendo Giovanni Quinzi alla schiena, la moglie Pasqualina all'ascella sinistra. Gino Polini alla nuca. Come e possibile — aveva continuato l'avvocato D'Eletto — sostenere la legittima difesa quando si colpisce alle spalle?». «E' stato il delitto del vino. Il delitto di un ubriaco che ha cinicamente infierito sulle sue vittime». Dopo aver contestato le risultanze della perizia neuropsichiatrica del professor Bonfiglio, l'avvocato D'Eletto ha detto che quella sera Galati era ubriaco, avendo ingerito ben due litri di vino nel pomeriggio del 20 febbraio proprio per annullare i freni inibitori. Una quantità enorme — secondo D'Eletto — clmSlmtper un resecato gastrico qua- i vle egli è. « Per lui, mandante, — ha detto il rappresentante di parte civile — l'alcool fece da sicario. E ciò e dimostrato dal fatto che recandosi alla rilla l'imputato si era portato dietro un vero e proprio arsenale: la pistola. 56 cartucce e tre coltelli a serramanico. Per questi motivi — ha concluso il rappresentante di parte civile — chiedo la piena affermazione della responsabilità di Giovanni Calati con l'aggravante della ubriachezza preordinata e con quella dei lutili motivi». Successivamente aveva parlato l'ultimo difensore di Giovanni Galati, l'avvocato Pier maria De Cesaris. cIGiovanni Galati, 44 anni, ex I carabiniere assunto dalla Ko- : scina come guardiano nottur-1 no della sua villa, uccise con | otto colpi di pistola i coniugi i Giovanni e Pasquina Quinzi e ; un loro nipote di 24 anni, \ Gino Polini. giardiniere. | Il Galati si era recato alla , villa per incontrarsi con la | Koscina. ma 1 attrice era in J Sud Africa per lavoro. Non si ITàS^^i con i Quinzi. domestici ini casa Koscina, e dalle parole il IGalati passò alle rivolverate. Un delitto di un pazzo, fu detto. Una perizia psichiatri ca ha stabilito che il Galati era seminfermo di mente quella sera. La sera del delitto, quando : il Galati si presentò ai carabi ; nieri di Marino, disse: «Ho j sparato perché non sopporta : vo le continue minacce e lei ostilità da parte dei coniugi Quinzi e dell'autista Polini \ Quando mi videro venire coni lauto mi circondarono. Mi \minacciarono e allora sparai 'in aria alcuni colpi di pistola ■ Rselofastd■ iinel tentativo di allontanarli. Ma loro continuavano ad avvicinarsi ed io, per paura di essere sopraffatto, premetti il grilletto e li vidi cadere uno dopo l'altro. Era da molto tempo che tra essi e me vi erano forti attriti per motivi d'interesse. Questa situazione mi avviliva moltissimo. L'ambiente in cui lavoravo non era affatto dei migliori. Sono padre di sei bambini tutti in tenera era. La stessa Koscina mi doveva dei soldi da molto tempo ed anche per questo ero esasperato». Durante il processo, il Galati aveva raccontato, con fare tranquillo, che cosa accadde la sera del 20 febbraio scorso nella villa di Marino. «Mi avevano preparato — ha detto — una specie d'imboscata. Quando sono arrivato alla villa, contrariamente al solito, vidi che le luci non erano accese. Fuori c'erano tre persone che confabulavano tra loro. Alla finestra altre tre persone. Non appena mi videro, mi rivolsero minacce e frasi ingiuriose. Io allora — ha proseguito Galati — facendo un passo indietro, chiesi spiegazioni, poi sparai un colpo in aria perché i tre si avvicinavano verso di me con fare minaccioso. Loro non si fermarono ed allora per difendermi sparai...». L'uomo aveva continuato: ! t«Quinzi, la moglie e Polini | uavevano motivi di rancore nei I miei riguardi. Tre mesi e ! amezzo prima del fatto li ave- i uvo sorpresi a rubare nella j mvilla. Quando ripresi servizio j dopo VS febbraio, all'uscita dall'ospedale dove avevo subi-1 to un intervento allo stoma- : co, nessuno del personale del- j npnqmpagalvla villa mi rivolse la parola». La deposizione più drammatica era stata quella di Sylva Koscina. Molto turbata, l'attrice aveva raccontato co me assunse il Galati in quali tà di guardia notturna. «Ave i vo subito in quel periodo e cinque furti. Mandai anche una lettera alla procura della IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII Repubblica perché mi si desse protezione. Fu il maresciallo dei carabineri di Marino a fare il nome del Galati. Quest'ultimo spesso parlava viale delle altre persone che erano ■ iimiiiiiii iiiiiiiiiitiiiiiiiiii iitiiiiiiiiiiiiapnmd iiiiiiiniiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiial mio servizio. Ebbi a rimproverarlo, dicendogli che non volevo pettegolezzi nella mia villa». Il presidente aveva chiesto di tratteggiare la personalità dSdab delle vittime; l'attrice era Sf ppiata in pianto convulso dicendo: «Era gente che mi adorava. Persone che si sarebbero fatte uccidere per me». r. r. Giovanni Galati

Luoghi citati: Frosinone, Marino, Sud Africa