Indirà Gandhi: "Per raggiungere la pace i pakistani devono lasciare il Bengala" di Sandro Viola

Indirà Gandhi: "Per raggiungere la pace i pakistani devono lasciare il Bengala"Un duro intervento del premier indiano nel dibattito in Parlamento Indirà Gandhi: "Per raggiungere la pace i pakistani devono lasciare il Bengala" Il governo del Pakistan ha chiesto all'Onu di inviare i suoi osservatori alla frontiera orientale con l'India - Il gesto viene interpretato come un segno di debolezza e una richiesta di protezione (Dal nostro inviato speciale) Calcutta, 30 novembre. Il Pakistan ha fatto oggi quello che potrebbe essere il suo ultimo gesto prima della guerra. Con una decisione costata certamente molto cara ai generali punjabi, al loro orgoglio di « élite » della vecchia « British Army of India », il governo di Islam.ili.ni ha chiesto all'Onu di inviare i suoi osservatori nell'Est Pakistan, lungo le frontiere con l'India. Non più, come aveva chiesto sinora, osservatori sui due lati dello scontro, ma su uno solo, appunto quello pakistano. Un segno preciso di debolezza militare c politica, in pratica una richiesta di protezione, da cui traspare tutto l'affanno ' del regime di Yahya Khan. A Calcutta (resa quasi impraticabile e più angosciosa che mai dalle prove dell'oscuramento) il segno pakistano viene accolto con assoluta freddezza. I portavoce militari declinano ogni commento politico, limitandosi a ripetere la tesi ufficiale dell'India minacciata dalle truppe e dalle artiglierie pakista ne. Un rappresentante del governo del Bangla Desh ci ha ribadito l'intenzione del po polo bengalese di condurre la lotta sino alla vittoria. Ma è da Delhi che viene la risposta più netta al tentativo di Islamabad: « Le truppe pakistane — ha detto oggi in parlamento la signora Gandhi, che aveva appena diretto una riunione ristretta del governo — devono lasciare il Bangla Desìi ». Le condizioni indiane venfgono poste orinai, insomma, con un linguaggio che si può definire ultimativo. La durezza indiana merita tuttavia qualche spiegazione. Il gruppo dirigente di Delhi sembra dominato in questo momento da due preoccupazioni. Una riguarda la carestia nel Bengala Orientale, che secondo i dati forniti da fonti internazionali sta assumendo lineamenti paurosi (distruzione dei raccolti, difficoltà delle organizzazioni di soccorso ad inoltrare gli aiuti in una rete stradale e fluviale fatta a pezzi dalla guerriglia) e che potrebbe risultare la più tragica dei tempi moderni. L'India si attende da questa situazione (e a ragione) un nuovo flusso di profughi che metterebbe definitivamente in ginocchio la sua economìa. La seconda preoccupazione indiana riguarda la composizione della guerriglia nel Bengala Orientale. Mentre le forze dei Mukti Bahini che combattono in vicinanza delle frontiere indiane sono controllate dal governo del Bangla Desh (cioè dalla Awami League, il partito moderato di Mujibur Rahman), i gruppi che ope- rano nel centro e nel Sud Est del paese sarebbero assai meno disponibili per il programma nazionalista e tiloin- j diano della Awami League. | L'appoggio massiccio dato I dagli indiani alla guerriglia, prima in materiali i « ormai — ci ha detto oggi il portavoce del Bangla Desh — abbiamo una marina e una aviazione ») e poi con le truppe, doveva anche servire a controllare la composizione ideologica e i futuri sbocchi politici del movimento di liberazione. Il rischio di trovarsi a fianco, dopo tutto, invece di un partner fedele un vicino rivoluzionario, spiega ; la fretta con cui gli indiani stanno cercando di chiudere la partita. Una decina di civili sono morti oggi. all'Est di Calcutta (a Balurghat e nella zona di Khrishnagar), sotto i colpi di mortaio dell'artiglieria pakistana. Nel cielo del Kashemir si è stati vicini a uno scontro tra le due aviazioni. Ma il fatto più preoccupante di oggi, sul piano militare, è la notizia che alla linea d'armistizio del Kashemir i pakistani stanno abbattendo una specie di vallo costruito dopo la guerra del '65, una massic- j | ciata lunga molte miglia, come se si preparassero ad aprire la strada a una avanzata di carri armati. Vale là pena ricordare che sarà appunto all'Ovest, sulle frontiere del Punjab e del Kashemir, che si combatteranno (se la guerra non sarà evitata) le battaglie decisive. Sandro Viola

Persone citate: Gandhi, Yahya Khan