Roma: discussione aperta dopo una giornata "tesa"

Roma: discussione aperta dopo una giornata "tesa" Confronto delle monete al Club dei IO Roma: discussione aperta dopo una giornata "tesa" La riunione ha attraversato momenti molto diffìcili, si è temuto un fallimento - Dopo la prima seduta (terminata a tarda sera) il pessimismo s'è un po' attenuato - Conferenza stampa improvvisata di Connally, dichiarazioni di Giscard d'Estaing e Ferrari-Aggradi: nessuno fa previsioni - Oggi secondo incontro (Nostro servizio particolare) Roma, 30 novembre. La conferenza del « Club die Dieci » sulla crisi monetaria ha attraversato oggi momenti molto difficili; si è temuto un fallimento in partenza. Ma poi la discussione è entrata nel vivo dei problemi e stasera ci è sembrato di cogliere, nei giudizi di alcuni dei protagonisti, un umore meno pessimistico di quanto ci si poteva aspettare. Giscard d'Estaing ha precisato che «la conferenza non è bloccata ». Ferrari-Aggradi ha detto: « Siamo finalmente entrati nel vivo dei problemi, nella sostanza vera del negoziato. Bisogna affrontare tutto ciò con mollo senso di responsabilità ». Una rapida e confusa conferenza stampa è stata tenuta alla line della giornata (i lavori del «Club dei Dieci » si sono conclusi dopo le nove, con un paio d'ore di ritardo sul previsto), dal segretario al Tesoro americano, Connally, nella sua qualità di presidente della riunione. Connally (che ha parlato, stretto in una ressa incredibile di giornalisti e fotografi, nella splendida sala, affrescata da Raffaello, della villa della Farnesina) ha sottolineato in particolar modo che questa è stata la prima seduta ristretta del gruppo dei Dieci, giunto alla sua terza riunione dopo l'inizio della crisi, nell'agosto scorso. Per la prima volta si sono esaminate le questioni in modo non formale e nei dettagli: « In gergo americano — ha detto Connally — si è finalmente parlato di nuts and bolts (di viti e bulloni ) ». Qualcuno ha chiesto: «Le viti e i bulloni erano d'oro? ». Connally ha risposto con una grande risata: « Si. erano d'oro ». Si è parlato di cifre? « Si, si è parlato di cifre ». Sono stati fatti progressi? Si raggiungerà domani qualche decisione? Qui le risposte di Connally sono state più sfumate: ha detto di non voler fare previsioni, è tornato a sottolineare l'importanza del fatto che si sia entrati nei dettagli. Finalmente ci ha rinviati a domani pomeriggio. I « Sette » del Mercato Comune (con l'Inghilterra) torneranno a riunirsi alle 9 del mattino; alle 10,30 ricomincia la discussione a dieci. Per spiegare come mai la Conferenza abbia attraversato momenti difficili (è ovviamente presto per dire se e fino a che punto potranno essere realmente superati), bisogna rifarsi a 24 ore fa. Il documento presentato dal sottosegretario di Stato americano Volcker alla riunione di ieri dei « sostituti » chiedeva una rivalutazione media (ponderata) delle valute dei Paesi dell'Ocse, nei confronti dell'oro e quindi del dollaro, in misura dell'il per cento. Il dollaro, precisava Volcker, avrebbe invece conservato la sua parità con l'oro, pur rimanendo non convertibile in altre monete o in oro. Volcker si diceva d'accordo sull'allargamento delle « bande di oscillazione » delle nuove parità al 3 per cento « sopra e sotto ». Inoltre, chiedeva la revisione della politica commerciale della Comunità e del Giappone, al fine di favorire le esportazioni americane; il delegato americano menzionava anche il problema di una più equa ripartizione delle spese difensive (ossia di una maggiore partecipazione degli alleati europei degli Stati Uniti al bilancio Nato). Soltanto se fossero state soddisfatte tutte queste condizioni, gli Stati Uniti avrebbero abolito la soprattassa sulle importazioni e le altre misure protezionistiche proposte. Questo piano americano non era stato reso noto ufficialmente ieri sera solo per l'insistenza delle altre delegazioni. Gli americani avreb¬ bllstairmsdlprvvpd bero voluto darlo subito al-1 rla stampa; ma veniva fatto j tloro notare che un tal gesto j lsarebbe parso una sfida a j nrDufinfLr«pasvcdsrrun«ztutti gli altri e avrebbe reso ì ancora più difficile avviare il negoziato. Posizione dura La risposta al piano americano veniva discussa stamane, a Palazzo Corsini, dai sette ministri delie Finanze della Comunità ( i « Sei » più l'Inghilterra, presente, per la prima volta, a parità di diritti). La seduta era relativamente breve; tutti si dicevano sopresi (Giscard «un po' deluso») della durezza della posizione americana. Veniva deciso di cominciare la seduta pomeridiana, la prima del « Club dei Dieci », chiedendo a Connally se l'America fosse disposta a « contribuire » al riallineamento generale delle parità, mediante una svalutazione del dollaro verso l'oro. Se la risposta fosse stata positiva, si sarebbero stretti i tempi del negoziato: i « Sette » erano pronti a presenta- re delle controproposte. Al trimenti, pur riaffermando la volontà della Comunità di negoziare, si sarebbe dovuto ricominciare tutto da capo. La seduta del « Club dei Dieci » cominciava alle 16,30, un'ora e mezzo dopo l'ora fissata: in precedenza Connally aveva incontrato il francese Giscard d'Estaing. La seduta s'iniziava con una relazione del portavoce dei « sostituti », Rinaldo Ossola; poi parlava Ferrari-Aggradi, a nome dei « Sette ». Conosciamo la sintesi dell'intervento, piuttosto duro: « Nel caso di un mancato accordo odierno, o a brevissima scadenza — avvertiva Ferrari-Aggradi — l'Europa sarebbe obbligata ad istituire un sistema monetario regionale ». Ferrari-Aggradi definiva « inammissibile ogni soluzione che consenta agli Stati Uniti di esportare capitali senza limitazioni di sorta e che vieti agli altri Paesi di adottare misure rivolte a frenarne l'ingresso». Per riequilibrare la bilancia dei pagamenti americana bisogna dclimdlactnaclpmetqstmddptmmlvctu dunque agire sulla bilancia 1 corrente, attraverso un rial-1 lineamento delle principali ; monete rispetto al dollaro, | da realizzare variando sia | la parità fra il dollaro e l'oro ; uche la parità con l'oro di al-1 tre monete. In altri termini, si chiedeva nuovamente agli Stati Uniti'di venire incontro agli altri Paesi, svalutando il dollaro. Lo « schieramento » Anche Ferrari-Aggradi si j pronunciava per l'allargamento al 3 per cento « sopra e sotto » dei margini di flut-: tuazione, ma avvertiva che questi margini non dovevano servire a- ridurre o aumentare l'ampiezza del riallineamento. Infine, sul problema della politica commerciale della Cee, Ferrari-Aggradi proponeva l'inizio «immediato», ma dopo il riallineamento, dei negoziati commerciali con gli Stati Uniti. A questo punto s'iniziava la discussione allargata, che vedeva uno schieramento compatto degli europei contro gli Stati Uniti. Giscard usava un linguaggio molto cortese, ma confermava la richiesta di una svalutazione del dollaro: « All'ora at tuale — diceva — il tempo non giuoca a favore degli uni o degli altri, ma contro la prosperità economica del mondo intero »; più tempo passa, diceva anche, più difficile diverrà consentire uh ampio « riallineamento » del-1 le altre valute nei confronti del dollaro. Particolarmente aspro nei confronti degli | americani era l'intervento di Schiller. A questo punto si è avu- j ta l'impressione che la conferenza del «Club dei Dieci» potesse anche avviarsi a un fallimento prematuro. Ma, come abbiamo riferito, il 1 fallimento non c'è stato; la Ifiessibilità rispetto al « pia-1no Volcker ». Connally ha rifiutato di esprimere alcun : ;« ;~ «.™«c.;*« !giudizio in proposito. ^ jArrigo Levi 1discussione è continuata Imolto più del previsto, ed Iè evidentemente ancora japerta. Non sappiamo se r. . S\ gli americani abbiano dimo- sitraln alla fine una certa strato alia nne una cena | Roma. L'inizio dei lavori del « Club dei Dieci ». In primo piano, di spalle, il ministro Connally (Telcfolo Ansai