La Koscina in lacrime depone sulla "strage" nella sua villa

La Koscina in lacrime depone sulla "strage" nella sua villa Si è iniziato il processo in assise a Frosinone La Koscina in lacrime depone sulla "strage" nella sua villa II guardiano uccise i due custodi (marito e moglie) e l'autista dell'attrice (Dalla redazione romana) Roma. 29 novembre. E' cominciato stamani alla corte d'assise di Frosinone, presieduta dal dott. Mannacio, il processo contro Giovanni Galati, di 44 anni, accusato di aver ucciso, il 20 febbraio scorso, tre persone nella villa dell'attrice Sylva Koscina, a Marino. Il Galati, guardiano notturno, assassi riò a colpi di pistola i coniu- jgi Giovanni Quinzi, di 49 anni, e Pasqualina Cardigni, di 43, custodi della villa, ed il loro nipote Gino Polini, di 24, autista dell'attrice. Nell'udienza odierna ha deposto anche Sylva Koscina. All'inizio del dibattimento, la corte ha respinto alcune eccezioni formulate dalla difesa (avv. Aldo Ceccarelli, Pier Maria De Cesaris e Nicola Madia). E' emerso anche un contrasto tra le due perizie di parte. Nella prima (quella dei professori Cirillo e Carellal si legge di « esistenza nel Galati di stato di ebbrezza alcoolica »; nella seconda (quella del prof. Zonfilli) si legge invece che «l'imputato tollera bene l'alcool» e che « i quantitativi di vino da lui bevuti per raggiungere V1.50 per mille (almeno due litri), assunti parte prima del reato e parte dopo, non hanno determinato uno stato di ebbrezza o di ubriachezza ». La deposizione più drammatica è stata quella di Sylva Koscina. Molto turbata, l'attrice ha parlato con un tono di voce profondo, talvolta incrinato dalla commozione. Ha raccontato come assunse il Galati in qualità di guardia notturna. « Avevo subito in quel periodo cinque furti. Mandai anche una lettera alla Procura della Repubblica perché mi si desse protezione. Fu il maresciallo dei carabinieri di Marino a fare il nome del Galati. Quest'ultimo spesse volte parlava male delle altre persone clic erano al mio servizio. Ebbi a rimproverarlo, dicendogli che non volevo pettegolezzi nella mia villa ». Il presidente le ha poi chiesto di tratteggiare la personalità delle vittime; l'attrice è scoppiata in pianto con- vulso e ha detto: « Era gente I che mi adorava. Persone che j si sarebbero fatte uccidere per me». Dopo venti minuti, 1 Sylva Koscina con passo malfermo ha lasciato l'aula. In precedenza era stato interrogato (dopo la costituzione della parte civile) l'imputato. Il Galati ha raccontato, con fare tranquillo, che cosa accadde la sera del 20 febbraio scorso nella villa di Marino. « Mi avevano preparato — ha detto — una specie di imboscata. Quando sono arrivato alla villa, contra¬ riamente al solito, vidi che le luci non erano accese. Fuori c'erano tre persone che confabulavano tra loro. Alla finestra altre tre persone. Non appena mi videro, mi rivolsero minacce e frasi ingiuriose, lo allora — ha proseguito Galati — facendo un passo indietro, cliiesi spiegazioni, poi sparai un colpo in aria perché i tre sì avvicinavano verso di me con fare minaccioso. Loro non si ter- marono ed allora per difendermi sparai... ». L'uomo ha continuato: « Quinzi, la moglie e Politi avevano motivi di rancore nei miei riguardi. Tre mesi e mezzo prima del fatto li avevo sorpresi a rubare nella villa. Quando ripresi servizio dopo l'S febbraio, all'uscita dall'ospedale dove avevo subito un intervento allo stomaco, nessuno del personale della villa mi rivolse la parola ». L'udienza è poi stata aggiornata a domani.

Luoghi citati: Frosinone, Marino, Roma