Traduzioni col computer di Silvio Ceccato

Traduzioni col computer Che cosa può fare (o no) l'elaboratore elettronico Traduzioni col computer Si è tentato, soprattutto in Russia e negli Stati Uniti, di costruire macchine capaci di passare da una lingua all'altra, parola per parola - Deludenti i risultati - E' un esempio di ciò che il calcolatore « non può » ottenere quando si esca dalla logica più diretta - Per adoperare bene il computer, dobbiamo prima conoscerlo Se il calcolatore non fosse un personaggio importante, .su di lui non si racconterebbero tante storielle. Si racconta di quel tale che al calcolatore chiede se sia meglio possedere un orologio fermo od uno che funziona, ma male. « Fermo, risponde, perché almeno due volte al giorno segna l'ora esatta ». Viene consultato dagli egiziani nella guerra con Israele. « Lasciate che Israele avanzi, è il consiglio, perché penserà poi l'inverno a distruggerli ». Un tale non è più convinto che, dopo tanti dirottamenti, il modo più sicuro di viaggiare sia quello aereo. La statistica non suggerirà la nave, il treno, persino l'automobile? Il calcolatore, statistico per eccellenza, ha la sua tesi: « Si metta anche lei una bomba in valigia. Sarebbe davvero improbabile che due viaggiatori, tutti due sullo stesso aereo, portassero una bomba in valigia ». Tutti i dati Si sorride, ma gli esempi hanno in comune un aspetto degno di riflessione: la risposta potrebbe essere giusta, ma discende da una premessa che ha trascurato uno o più dati, per esempio che non siamo in Russia, con i suoi terribili inverni vincitori di Napoleone, di Hitler, bensì in un tiepido Sud. Cosi, chi ha chiesto al calcolatore di individuare lo stile di un letterato, di un musicista, di un pittore, per esempio contando le frequenze degli aggettivi in rapporto ai sostantivi, o la lunghezza delle frasi, certo qualcosa ha ottenuto. Ma è su questi dati che noi avvertiamo le differenze stilistiche fra i vari scrittori? E" questo che distingue un Buzzati, un Calvino ed un Piovene? Su quei dati, il calcolatore esegue i suoi conti in modo perfetto, ma il risultato è convincente, anzi serve a qualcosa, se non a far sapere che il lavoro è stato fatto sul calcolatore con l'intervento di quel certo cen tro di calcolo e l'aiuto di quel la certa fabbrica di calcolatori?' ' Purtroppo una buona parte della linguistica matematica o quantitativa da calco latore, si erge su queste basi; e quando poi i risultati così ottenuti non sono in grado di soddisfare certe pretese anche modeste di chi se ne deve servire, l'alone di scientificità dovuto alla presenza del calcolatore riesce più a scoraggiare che ad incorag giare. Questa è stata la sorte per esempio della traduzione meo canica. 350 gruppi al lavoro in Russia, una cinquantina negli Usa, sino a dieci anni fa. Molti soldi investiti. I successi sbandierati ai venti. Ricordo una notizia della Tass, in cui si assicurava che i sovietici avevano costruito una macchina in grado di ricevere i testi oralmente e di tradurli all'istante in 10 lingue! Se in un prossimo articolo illustrerò quali siano le difficoltà incontrate nella gigantesca impresa, si vedrà quanto fossimo, e siamo ancora lontani dall'averle risolte. L'uomo traduce, anche un bambino, se ha la fortuna di avere una famiglia bilingue, traduce sin dai primi anni. Ma quali sono le operazioni che eseguiamo per tradurre? Che cosa vuol dire capire un discorso? Le risposte sono preliminari al ricorso al calcolatore od alla costruzione della macchina speciale; e devono venire fornite in termini che spesso capovoltano quelli in cui le troviamo nei testi tradizionali. La situazione non è molto diversa anche in certe applicazioni aziendali del calcolatore. Riesce bene la meccanizzazione della contabilità, riesce bene ciò che si faceva con le mani od anche con gli occhi, ma sapendo che si faceva e come si faceva. btqCattuelcnftelsvcdacdtmLe scelte Quando invece si tratta per esempio della raccolta dei dati che guidino la decisione del dirigente industriale o commerciale di alto livello, sempre più ci si deve rendere conto che il gioco non ha sinora mai avuto regole precise, che la scelta e scarto sono avvenuti abbastanza intuit ivamente, ove però l'avverbio non corrisponde affatto ad un cervelloticamente, ma ad una facoltà di sintesi tutt'altro che chiarita in termini operativi, tanto più che sappiamo poco o nulla di due funzioni fondamentali della nostra memoria, quella appunto riassuntiva, o condensatrice, e quella propulsiva. Il calcolatore mi rida soltanto ciò che vi ho introdotto, si con tutte le elaborazioni possibili, ma soltanto quelle del programma apprestato. Può sbagliare, ma non è questo che interessa qui, bensì il modo in cui si è giunti a dargli quel materiale e quelle prescrizioni. Si raccontava del generale Custer e delle sue imprese un aneddoto, anch'esso di avvertimento sulla raccolta dei dati. Il generale deve attaccare un accampamento di indiani e manda il sergente per regolarsi sulle loro forze. Torna con la risposta: « Signor generale, sono 2023! ». « Magnifico. Come hai fatto a contarli? ». « E' stato facile. 10 erano di guardia intorno all'accampamento. 7 stavano strigliando i cavalli. 5 li ho visti ai fuochi, per le cucine. 1 capo lo hanno di sicuro. E gli altri, tanti, erano certamente un 2000 ». La matematica funziona, ma i suoi numeri, in psicologia, in sociologia, in linguistica, in estetica, in direzione aziendale, a che cosa si riferiscono? Su quali dati è stata simulata la guerra « vittoriosa » nel Vietnam? In alcuni casi il ricorso al calcolatore incontra anche la difficoltà di fissare lo scopo al quale si tende con la raccolta e con l'elaborazione dei dati; od una volta fissato, la difficoltà di seguirne i mutamenti. Il calcolatore è indubbiamente rapidissimo e molto economico nell'eseguire le sue operazioni, ma non altrettanto immediata e di poco costo è la compilazione dei suoi programmi. C'è quindi il pericolo che l'armamentario calcolatorlstico risulti di ostacolo, anche quando non vi si aggiunga una certa affezione da parte sia del programmatore che di chi se ne serve. 1 dirigenti Ci dicono gli esperti che una volta si chiedeva al dirigente un ottanta per cento di cognizioni tecniche, ed un venti di elasticità, di lungimiranza, di intraprendenza, ecc., e che oggi le proporzioni si sono rovesciate. Nella condotta di progetti per meccanizzare i processi di pensiero e linguaggio mi sono sentito dire dai committenti americani che sarebbe stato preferibile che chi se ne occupava avesse poca esperienza di schede perforate o nastri magnetici, per ragionare in termini non loro, cioè di quanto si era già fatto con loro, ma di linguistica. Se il dirigente ha pazienza, se l'utente in generale ha pazienza, l'accordo con il calcolatore si instaura. Ma spesso i risultati occorrono subito; ed allora può ben avvenire quello che del resto è successo più di una volta nella medicina. L'insuccesso determina una generale sfiducia che porta a dimenticare i tanti benefici. Dovrei aggiungere le cadute in tentazione indotte dal calcolatore, e già da ogni macchina che abbia sostituito l'uomo in un suo lavoro, abbandonato non solo perché faticoso o noioso, ma perché abbastanza inutile. Si fanno cioè certe cose che non si sarebbero fatte senza le macchine, ma delle quali nessuno sentiva veramente il bisogno. Si può illustrare la situazione con la « seconda legge » di Parkinson, già celebre per la prima, sulla crescita del personale addetto allorché diminuiscono i com¬ piti. Ecco. Dall'ufficio si devono inviare 80 circolari, come si ricava dall'indirizzario. Tuttavia, dal momento che si tratta di fotocopie, ciclostilati, e simili, l'addetto prudente, lungimirante, ne riproduce 100. Non si sa mai. Che fare però delle 20 che crescono? Ingombrano. Si aggiungono venti indirizzi alla lista, e si spediscono. Non si sa mai. La volta successiva, si riprodurranno 100 circolari. Ma l'addetto prudente, lungimirante ne riprodurrà 125, ecc. Nel museo del Louvre si erano accumulate in un secolo casse e casse di asce manicate, reperti archeologici. E là sarebbero rimaste se il calcolatore non avesse spinto in tentazione un ar-| cheologo a classificarle. L'impresa è nuova, entusiasmante. Un dubbio Con occhi e mani e carta e penna umani sarebbe occorso un piccolo esercito. Ma con il calcolatore... Cosi dopo un po' una squadra si affolla intorno al calcolatore. Era proprio necessario? Una metà del mondo non è analfabeta? E la fame? E le malattie? Il lavoro svolto dagli analizzatori di caratteristiche delle asce, dai classificatori, dai programmatori, ecc.. ha apprestato un insieme di conoscenze che va al di là delle asce manicate e del loro interesse archeologico, applicabile ad altri campi. Ma intanto, chi non se ne rende conto, solleva i suoi dubbi. Infine, si insinua enigmatica la stessa figura del programmatore. Non tanto nella sua abilità di operatore, che si dà per scontata, e nemmeno di analista dei sistemi, ma piuttosto di perfezionista, soprattutto se appartiene all'azienda. Se portasse a termine il programma, la sua figura diventerebbe sotto un certo aspetto parassitaria. E' pagato profumatamente e questo aggrava sul piano psicologico e sociologico la sua posizione. Nell'azienda potrebbe restare isolato ed invidiato-criticato. Il « colloquio » con la macchina; fra l'altre, non può certo arricchire, anche se non è proprio quello di chi ope¬ ra alla catena di montaggio. La macchina gli si pone di fronte con esigenze restrittive dell'intelligenza umana; e d'altra parte non rimane nem meno mai il duttile strumento rappresentato per esempio dal coltello o dal violino. Se all'inizio il calcolatore era onnidisponibile, progressivamente si irrigidisce La decisione rapida è osta colata. Mi confessava un programmatore in cerca di comprensione: a Come lei sa, è più facile parlare ad un animale che ad un collega stu- pid0»' Silvio Ceccato

Persone citate: Buzzati, Calvino, Custer, Hitler, Parkinson, Piovene

Luoghi citati: Israele, Russia, Stati Uniti, Usa, Vietnam