Di notte udivano le grida strazianti dei bimbi subnormali del Santa Rita di Guido Guidi

Di notte udivano le grida strazianti dei bimbi subnormali del Santa Rita Le terribili accuse dei testimoni alla strega dai nomi soavi Di notte udivano le grida strazianti dei bimbi subnormali del Santa Rita 1 piccoli, dopo aver cenato con un frutto, venivano legati ai lettini - « Avevano sempre fame » ha ricordato un inserviente dell'istituto - Invece delle 1300 calorie necessarie, ne ricevevano appena 700-800 - Se qualcuno si azzardava a dire che mangiavano poco, l'ex suora rispondeva: « Sono tutti ammalati, questa è la dieta » - La madre di un ricoverato si è scagliata contro Maria Pagliuca: « Si vergogni. Se mio figlio adesso ha paura di tutto la colpa è solo sua » (Nostro servizio particolare) Roma, 29 novembre. Al mattino un litro di latte roti un poco di orzo da dividersi fra 27 persone ed una fetta di pane raffermo tagliata la sera precedente; a pranzo un piatto di pasta con natate tritate e cipolla, mezzo uovo o una fetta di polpettone ripieno di mollica di pane; a cena una arancia o un frutto qualsiasi quasi sempre di scarto e sul .punto di avariarsi: questo era il vitto che Maria Diletta Pagliuca distribuiva ai ragazzi ricoverati nell'istituto «Santa Rita». Secondo i calcoli approssimativi fatti dai medici che hanno proceduto ad una inchiesta. Maria Diletta Pagliu ca dava a ciascuno cibi per 700 o 800 calorie al giorno: ad un bambino di nove anni sono necessarie almeno 1300 calorie, ad uno di 15 ne sono necessarie 2 mila, un adulto come lo erano i fratelli Del Re ha bisogno di almeno 3 mila calorie. Se qualcuno si azzardava ad osservare che i ricoverati mangiavano poco, la risposta della ex suora era stupefacente: «Sono tutti ammalati e questa è la dieta prevista». «La verità — ha commentato questa mattina Giovanni Maria Mazza ricordando ai giudici della corte d'assise la sua esperienza come addetto alla mmMiiMMiiminnHmnmmmmmitmmmHmi cnfadlmchcmc a i e e e a n e i o sbl mn me a a tn r icucina prima e come guardiano poi dell'istituto di Grottaferrata — e che i bambini avevano sempre fame e quando li imboccavo qualcuno di loro cercava addirittura di mordermi le dita». Maria Diletta Pagliuca per ciascuno dei suoi accusatori ha. la replica pronta e polemica. Sostiene che sono tutti in malafede e. cercano di vendicarsi alterando quella che è stata la realtà. Giovanni Maria Mazza, ad esempio, si riprometterebbe in questo modo di danneggiarla soltanto, perché fu licenziato in tronco. On. Titta Madia (difensore di Maria Diletta Pagliuca): «Perché ha lasciato l'istituto?». Mazza: «Perche non venivo pagato regolarmente e perché non mi piacevano i sistemi usati contro i ricoverati...». «Non è vero, signor presidente — è insorta Maria Diletta Pagliuca — la verità e che io l'ho caccialo perché si ubriacava sempre». Senza reazione, invece, Maria Diletta Pagliuca ha accolto l'accusa di Elena Ongania che abita a Grottaferrata in un villino di fronte all'istituto. Dal suo posto di osservazione, la signora ha avuto la possibilità di assistere a scene notevolmente gravi come quando vide che due bambini furono costretti a trasportare della ghiaia dalla strada all'interno della villa. «Intervenni — ha aggiunto la signora Ongania — e dissi ai bambini di non farlo perché quello sforzo poteva fare loro male. Intervenne la Pagliuca ed inveì contro di me usando un linguaggio poco civile ed allora io replicai minacciandola di denunciarla. Ma dopo una ventina di giorni, fui convocata dal maresciallo dei carabinieri il quale mi disse, che non dovevo impicciarmi dei fatti altrui e che facevo male a criticare la Pagliuca che era una «santa donna». Presidente: « Che cosa ha notato nell'istituto? ». Signora Ongania: «Ho Disto un uomo che picchiava i ragazzi con un bastone, ma soprattutto la. notte sentivo urlare i ricoverati ed erano grida strazianti». Questi i testimoni di oggi che non hanno avuto un interesse personale alla vicenda: inoltre ai giudici si sono presentati quelli che hanno avuto rapporti diretti con Maria Diletta Pagliuca e cioè i genitori e i parenti di taluni ricoverati. La madre di Salvatore Cedia che è rimasto nell'istituto di Grottaferrata oltre che raccontare ha inveito contro la ex suora in un improvviso scatto di nervi. Si è voltata verso di lei e le ha detto: «Si vergogni, mio figlio adesso ha paura di tutto e di tutti. La colpa è soltanto la sua». Angela Sacchero ha ricordato ai giudici che la nipotina, ammalata di cerebropatia, dopo tre anni di ricovero non aumentò di un grammo e questo — le hanno spiegato i medici — perché il cibo era scarso e continua ad essere ancora sotto choc tanto che lega continuamente le braccia della bambina che ripete un gesto che ha visto fare in continuazione durante il periodo in cui ha vissuto a Grottaferrata. Giuseppina Frulli, invece, ha spiegato che suo figlio, Albino, è morto in circostanze poco chiare: certo è che nessun medico andò a vederlo. Domani, ultima giornata dedicata ai testimoni e tra questi le due signore che con le loro denuncie hanno messo 1 in moto la macchina della giustizia. Guido Guidi Roma. Maria Diletta Pagliuca, direttrice dell'istituto Santa Rita, durante l'udienza (Foto Team)

Luoghi citati: Grottaferrata, Roma