Valente, bloccato dalla polizia, si è ucciso nell'auto accanto alla moglie che lo aveva accusato

Valente, bloccato dalla polizia, si è ucciso nell'auto accanto alla moglie che lo aveva accusato Era ricercato per il delitto di viale Eritrea a Roma Valente, bloccato dalla polizia, si è ucciso nell'auto accanto alla moglie che lo aveva accusato Si è sparato quattro colpi al petto e uno alla gola - Ferito dì striscio un commissario - La polizia lo ricercava essendo fuggito dal soggiorno obbligato per non presentarsi al processo d'appello - In primo grado gli erano stati inflitti dieci anni - Doveva rispondere dell'assassinio (avvenuto 5 anni fa) di Sergio Mariani, il giovane che lo aveva rincorso dopo l'aggressione a Simonetta Aprosio - Ieri mattina il Valente e la moglie erano appena usciti dalla casa di parenti nella borgata San Basilio - L'uomo, vedendosi circondato, ha tentato di fuggire in macchina, ma è stato bloccato - Fulminea colluttazione, poi gli spari - Fi' morto quasi subito (Nostro servizio particolare) Roma, 26 novembre. Quattro colpi di pistola al petto e uno alla gola, cosi è morto stamattina Dante Valente, il giovane condannato per l'assassinio dell'impiegato Sergio Mariani senza che abbia mai ammesso la sua colpevolezza. La tragedia si è compiuta in pochi istanti, lungo una strada della borgata San Basilio; e c'è ancora difficoltà a ricostruirne le esatte circostanze. Il nugolo di poliziotti che sono balzati sul giovane per catturarlo, la moglie che tenta di sfuggirgli folle di paura, i testimoni che assistono, stentano tutti nel ricordare l'accaduto. Sono gesti e. parole racchiusi in pochi secondi, gli ultimi della vita di Dante Valente. La polizia lo ricercava dal 20 ottobre scorso, quando era fuggito dal soggiorno obbligato di Carpineto Romano, poclii chilometri sotto Colleferro, per evitare di presentarsi al processo di appello. Il magistrato aveva ordinato di catturarlo. Da allora ad oggi Dante Valente è passato di nascondiglio in nascondiglio, tinche un paio di settimane addietro si era riunito alla moglie, Rita Galletti. In famiglia lo sapevano; speravano che si costituisse. Ma non riuscivano a mettersi in contatto con lui, sembra che evitasse i parenti di proposito, iorse nel timore di essere sorpreso presso di essi. Improvvisamente, ieri sera Dante Valente e la moglie si sono presentati in casa di uno zio della Galletti, Vito Giuliani, un tipografo che abita con la moglie e i due figli in un appartamentino dell'Ina-Casa in via Loreto, alla borgata San Basilio. Era l'ora di cena e Vito Giuliani li ha fatti sedere a tavola: li rivedeva per la prima volta dopo 5 o 6 anni. « Abbiamo comincialo a parlare del più e del meno — racconta la signora Adelaide Giuliani —; "«ore mi sembravano preoccupati. Abbiamo guardato la televisione, sempre tutti insieme. Si è fatto tardi senza che ce ne accorgessimo. A mezzanotte. Rita ha chiesto se potevano dormire qui da noi, perché a quell'ora aveva paura ad uscire per tornare a casa sua. Vito ha fatto spostare i ragazzi in sala da pranzo, sul divano; io ho preparato i due lettini nell'altra stanza per Rita c il marito, poi siamo andati tutti a dormire ». Stamattina. Vito Giuliani è uscito di casa alle 6,30 per recarsi al lavoro in una tipografia all'altro capo della città; un'ora più tardi i figli sono andati a scuola. Nell'appartamentino, al terzo piano rli uno stabile popolare, che si affaccia proprio su via Loreto, sono restati soltanto la signora Adelaide e i due giovani sposi, « Si sono presentati in cucina verso le S, gli ho dato un caffé c abbiamo scambiato quattro chiacchiere Lui era già vestito; lei è tornata nella camera da letto per finire di prepararsi. Mi hanno salutato che saranno state le 9,15 o le 9,30 ». In strada, tutt'attorno all'edificio e nelle vicinanze, una decina di agenti della Squadra mobile in borghese era in attesa dall'alba. « Li ho visti arrivare verso le 5. faceva ancora buio, ma ho capito subito che si trattava della polizia ». ricorda un operaio del « lunapark » che monta le tende sul prato adiacente via Loreto. Dall'alto di un palo sul quale si è arrampicato per tirare i cavi, l'operaio segue i movimenti degli agenti: due « Giuliette » Alfa Romeo e un grosso furgone, tutti con targa civiie, si dispongono lungo la strada; gli uomini vanno ad appostarsi in vari punti. Tengono d'occhio una Fiat « 500 », parcheggiata a pochi metri dall'abitazione del Giuliani. E' l'auto di Rita Galletti, a bordo della quale è giunta con il manto. Uscendo dall'edifìcio Dante Valente vi si dirige direttamente, senza guardarsi attorno, ludossa un paio di « blue jeans » con un giubbotto di maglia blu. Itila (•allctti lo segue di qualche passo. Valente cava di tasca le chiavi dell'* utilitaria » e fa per aprirne lo sportello: in quel mentre un signore con i baffi lo avvicina con una sigaretta tra le dita e gli chiede di accendere: Dante Valente lo guarda appena un attimo, quindi all'erra la moglie, la spinge nell'automobile e la segue chiudendosi dietro la portiera. Si odono invocazioni di aiuto: è la Galletti che grida all'interno della vettura. C'è un gran correre per tutta la strada: con uno Matto che la¬ scia 1 segni sull'asfalto, le due « Giulia » della «Mobile» vanno a bloccare l'eventuale fuga dell'» utilitaria ». Adelaide Giuliani si affaccia in questo momento al balconcino della cucina. « Dalle macchine c dal " lunapark " vedevo correre gente, altri sono venuti fuori dal cancello, avevano tutti le armi in mano. Ho visto subito che volevano aprire l'automobile di Rita, ma non capivo perché ». L'uomo con i baffi, il brigadiere Giuseppe Lo Cascio, si attacca alla maniglia della « 500 » e grida: « Non cacciare la pistola, lo so che sei armato! ». Dalla parte opposta il commissario Carlo Jovinella sta mettendo in salvo Rita Galletti. Ci sono dicci mani che si protendono nella vettura disputandosi Baule Valente, quando echeggiano i colpi di pistola. Il commissario Jovinella è ferito di striscio ad un polso. Sono più esplosioni, ma non tutti le sentono. « Io ho capito subito che stavano sparando. Rita stava fuori, quasi sdraiata a terra. Dante era invece nella macchina. Non ho visto bene che cosa sia successo », dice la signora Giuliani. Su Dante Valente, ormai, sono tutti gli uomini del commissario Jovinella. Immobilizzano il giovane, lo tirano fuori trascinandolo per i piedi e per la testa, quindi lo caricano su una delle due « Giulia » che parte a sirena aperta verso l'ospedale Policlinico. « Non e niente, non è niente! », assicurano i poliziotti alla gente che si è fatta attorno. Uno di essi sale sulla Fiat. « 500 ». si mette al volante e parte, seguito dalla seconda « Giulia » e dal furgone grigio sul quale sono saliti gli altri. Alle 9,40, sul posto della sparatoria e rimasto soltanto qualche curioso, i giovinastri disoccupati che fanno sera per la strada, i bambini che a scuola vanno di pomeriggio o non ci vanno affatto. In terra c'è soltanto il segno delle frenate compiute dalle auto della polizia, né un bossolo di proiettile né una goccia di sangue. Ma tutta la borgata, 60 mila abi¬ tanti, non parla d'altro. Di, bocca in bocca l'episodio as-1 sume cento diverse versioni, j tutte incerte. Anche in questura, in un ho giudicato guaribile in po chi giorni. « Sapevamo che cra armalo c volevamo evi tare una tragedia. Perciò ave- . , , . l'inno rinuncialo ad una irruzione nella casa dei Giuliani. E' andata come è andata ». ha detto Jovinella. primo momento si parla di ima sparatoria tra Valente e gli agenti. Soltanto nel lardo pomeriggio è accertato che Dante Valente si è ucciso. Aveva una pistola a tamburo calibro 'l'I. Valerne l'aveva caricata con proiettili da li millimetri e durante la colluttazione con gli agenti se l'è scaricala addosso. « Quando siamo riusciti a disarmarlo — ha dichiarato il commissario Jovinella — nel caricatore era restalo soltanto un colpo dei 7 che conteneva ». Cinque degli altri sci. il giovane li aveva indosso: è morto mentre lo trasportavano in ospedale. Lo stesso commissario non sa spiegare come sia restato ferito. « Mi sono lanciato su Valente per disarmarlo, sebbene i mici uomini avessero potuto con facilità fulminarlo. Ma ho sentito un forte dolore al braccio c l'ho dovuto mollare. Non so in che modo mi abbia ferito. Poi si è ucciso ». Al pronto soccorso il funzionario è sta- particolari sono ormai af-fidati soltanto ali autopsia, Livio Zanotti Roma. I due protagonisti della tragica vicenda: Dante Valente e la moglie Rita Galletti (Telcfoto Ansa)

Luoghi citati: Carpineto Romano, Colleferro, Roma, San Basilio, Vito Giuliani