Tre altre salme recuperate nel mare Sub muore per embolia mentre risale di Filiberto Dani

Tre altre salme recuperate nel mare Sub muore per embolia mentre risale La difficile e rischiosa opera sul fondale della Meloria Tre altre salme recuperate nel mare Sub muore per embolia mentre risale Quaranta corpi sono ancora sommersi tra i relitti dell'«Hercules» - Un paracadutista della Folgore è stato colpito da malore durante la risalita dal fondo - Deceduto nella camera di decompressione - Pezzo per pezzo si cerca di ricomporre il velivolo per trovare le cause della tragedia (Dal nostro inviato speciale) Livorno, 18 novembre. I « sub » hanno strappato al mare di Livorno le spoglie di altre tre vittime della tragedia del quadrimotore inglese da trasporto « C LIO ». Sono quelle dei paracadutisti Michele Carasi da Bologna, Carlo Colombini da Modena e Giuseppe Ianni da Reggio Calabria. 11 numero dei corpi recuperati sale cosi a 'dodici (in mare ce ne sono ancora quaranta): undici paracadutisti della « Folgore », e un sergente inglese che si trovava a bordo dell'aereo con funzioni di direttore di lancio. Resta ancora da identificare il corpo ripescato in mare lunedì scorso, anche se tutto fa pensare che si tratti d'uno dei due sottufficiali istruttori italiani. Nella tarda mattinata un incidente mortale: un «sub» della Folgore è stato colpito da embolia mentre risaliva dal fondo. Soccorso, è stato trasportato in una camera di decompressione della nave appoggio « Cavezzale ». Malgrado le cure dei medici della Marina è morto. La vittima è il sottufficiale Giannino Caria, aveva 26 anni. A due giorni dal ritrovamento del relitto del « C 130 » la pietosa operazione di recupero continua a impegnare 150 sommozzatori. Quello che è rimasto del gigantesco aereo è a 45 metri di profondità, quattro miglia dalle secche della Meloria: due tronconi della fusoliera, i piani di coda, un'ala con due motori e altri rottami sparsi a raggerà sul fondo fangoso, macchiato di alghe. I corpi finora portati in superficie sono stati tutti trovati attorno al relitto: il peso del loro equipaggiamento, una trentina di chilogrammi, li ha trattenuti sul fondo. Oggi ne sono stati segnalati altri all'interno d'uno dei tronconi di fusoliera: pare siano otto o dieci e sono allacciati con le cinture di sicurezza alle due panche che fiancheggiano l'abitacolo. Uno spettacolo al-iiiiiiitiiitiiiitiiiitttiittiiiiiiitiititiiiiitiiiiiiiiitti lucinante nel silenzioso sce-1 nario del fondale. Il lavoro dei sommozzatori è lento e diffìcile a causa della scarsa visibilità e della forte corrente. Con i sommozzatori ci sono i palombari, che oggi hanno cominciato ad imbragare con cavi d'acciaio il ìtroncone di fusoliera con il [suo triste carico e i piani di coda del « C 130 » che saran- no poi sollevati, forse doma- I ni, da un pontone della ma- \rina militare. jMentre si cercano sul fon- |do del mare i corpi delle al- tre quaranta vittime, attorno iiiiittiiiiitiiiiitiitiiiitiiiiiiiiitiiMtiititiiiiiiuiii alle otto bare che racchiudono le spoglie recuperate ieri, si è rinnovato, fin dal primo mattino, il dolore dei familiari. Una camera ardente è stata allestita in una sala al pianterreno della casermetta « Angelo Vannini » dell'ospe- dale~ militare di Livorno: i poveri morti sono allineati accanto ad una parete, sotto una calotta di paracadute, e tra fasci di fiori e candelabri, ogni feretro — sette sono co perti dat,a bandiera italiana, uno dalla bandiera inglese — ha n su0 mest0 contorno di iacrime di sconvolgenti invo cazjont ' di nomi appena sus- surrati. Padri, madri, mogli e fratelli che non hanno an cora le spoglie dei loro ra gazzi sulle quali piangere, si aggirano tra una bara e l'al tra, sfiorandole con gesti lie vi, fino a raggrupparsi tutti insieme in un angolo della camera ardente come per confortarsi a vicenda, ti ritrovamento dell'aereo non na ancora chiarito le cau se della tragedia. La commis sione d'inchiesta italo-britan nica è al lavoro da più d'una settimana, ma sono pochi gli elementi di cui finora dispo- ne. Presieduta dal colonnello David Wood, della Royal Air Force, di essa fanno parte cinque ufficiali e un esperto inglese e cinque ufficiali italiani. Nell'hangar numero 3 dell'aeroporto militare di Pij sa è stata tracciata sul pavi| mento la sagoma di' un « C | 130 »: i rottami che via via i vengono recuperati dai sommozzatori trovano la loro i collocazione su questa sago| ma. Gl'inquirenti sperano coj si di ricomporre l'intero ve\ livolo per poter chiarire la ' meccanica del disastro. A questa operazione è particoI larmente interessata l'Aeroi nautica italiana, anche al di gdcccmmaeaddsdfc I fuori dell'indagine contingen i te, perché i « C 130 » entre j ranno presto a far parte del : la linea di volo dei trasporti ' militari, in sostituzione dei vecchi « C 119 », i cosiddetti ! « vagoni volanti ». 1 Nessuna indicazione utile è ; stata ricavata dalle registra j zi0ni della torre di controllo j dell'aeroporto pisano. Al mo- ì mento del decollo — martedì ' 9 novembre, ore 5,45 — tutto i era in ordine, come aveva ; comunicato il comandante I del « C 130 », il capitano Ge, 1 rald Harrison, dando l'O.K. Non c'era stato più alcun ; contatto tra « Gesso 4 » — il , nome convenzionale del qua- \ drimotore che trasportava i 4li Paracadutisti italiani, ol- tre ai sei uomini deU.equipag. a gio inglese — e la torre, ma e i cinque minuti dopo il capo e ! della formazione, già in volo i ; con il primo dei nove «C 130» - ; decollati da Pisa, aveva rife- -1 rito che la radio di bordo di - « Gesso 4 11 non rispondeva - alle sue chiamate. Era il pri- ' m0, ìnài?;io à^}a tragedia, confermata subito dopo dall'allarme dato da un cacciatore che, da Marina di Pisa, - aveva vist0 piornDare in ma. i \ re i'aereo con una vampata. - [ Cne cosa puo essere acca. e , duto? A questa domanda, che - ' abbiamo rivolto al generale o Àbramo Pappalardo, comarii j dante della 46' aerobrigata di I stanza all'aeroporto di Pisa, - e , l'ufficiale (che non fa parte e- ! della commissione d'inchiea s,a) na risposto che «allo o {stato attuale, gli elementi su o tw fcl ** ","0 ba*are non, con' sentono di avanzare alcuna e LMpposfejone,. K n -c m- i - ha Bggiunto - e ritenut0 s ull aereo n0!isente e sicuro. La sciagura, ma il discorso ! vulc per quusi tutte le scia- gure aeree, può essere slata determinata non da una sola causa ma da più cause concomitanti. Posso dire però che il presidente della commissione d'inchiesta si è rammaricato per certe voci che accusano i piloti inglesi di essersi trattenuti in un night a bere fino al momento del decollo. Se il governo di Londra glielo consentirà, rilascerà a questo proposito una dichiarazione ». La più logica delle ipotesi fa pensare ad un guasto meccanico, avvenuto tanto repen¬ a a ò e i t l a i ¬ tinamente, dopo il decollo, da non lasciare il tempo all'equipaggio di lanciare il «may day», il segnale di emergenza. Appena levatosi in volo dal| l'aeroporto pisano, il « C 130 » doveva raggiungere i trecento metri di quota, per poi scendere fino a 150 metri per sfuggire alle ricerche dei radar delle basi dislocate in Sardegna. Il tema dell'esercitazione prevedeva, infatti, l'avvicinamento all'isola e il lancio nella campagna cagliaritana di Villa Cidro di 420 paracadutisti della «Folgore». La sciagura è avvenuta ad una trentina di chilometri dall'aeroporto, quando l'aereo, che presumibilmente già volava a quota 300, non aveva ancora incominciato a scendere. Questa circostanza farebbe escludere un errore umano, cioè l'ipotesi che il « C 130 », per un'errata valutazione altimetrica del pilota, si sia abbassato al livello del mare,, fino al punto da provocare il violento impatto. Se c'è stato un guasto meccanico, quale la sua natura? Tra i membri della commissione d'inchiesta ce n'è uno che, in materia di sciagure aeree, gode fama di essere una specie di Sherlock Holmes. E' il maggiore Eric Newton, esperto del ministero dell'Aria inglese. A lui si deve la scoperta delle cause d'una serie di tragedie dell'aria, una delle quali riguarda quella del « Comet » precipitato dopo un'esplosione nel 1954 nelle acque dell'isola d'Elba. L'esame dei rottami di questo aereo portò l'esperto ad una conclusione: la forma quadrata dei finestrini di bordo provocava, durante il volo, la rottura dei cristalli, determinando quindi la depressurizzazione e l'esplosione dell'aereo. Sostituita la forma quadrata dei finestrini con quella circolare, l'inconveniente fu totalmente eliminato. Ed è proprio sul signor Eric Newton che gli inquirenti italo-britannici fanno molto affidamento per rispondere alla domanda di fondo dell'inchiesta. Filiberto Dani tn| Livorno. I familiari attendono notizie sulle operazioni di recupero (Telefoto Ansa)

Persone citate: Angelo Vannini, Carlo Colombini, David Wood, Eric Newton, Giannino Caria, Giuseppe Ianni, Michele Carasi, Pappalardo, Sherlock Holmes

Luoghi citati: Bologna, Livorno, Londra, Modena, Pisa, Reggio Calabria, Sardegna