Si segue la pista delle quattro madri che d'accordo avrebbero ucciso i bimbi

Si segue la pista delle quattro madri che d'accordo avrebbero ucciso i bimbi Le indagini sull'orribile scoperta nella stazione di Genova Si segue la pista delle quattro madri che d'accordo avrebbero ucciso i bimbi Ieri il magistrato e la polizia hanno compiuto una lunga peregrinazione per le cascine dell'Ovadese dove l'estate scorsa trovò rifugio una comunità «hippie» - Nessuna traccia - Il mistero è sempre più fitto (Dal nostro inviato speciale) Genova, 16 novembre. Si segue la pista delle quattro madri che, d'accordo, abbiano soppresso i loro bambini neonati e li abbiano messi nelle valigie, abbandonate poi al deposito bagagli della Stazione Principe. E' una tesi che pare ben poco credibile; comunque, noi registriamo la cronaca. Magistrato e polizia oggi hanno compiuto una lunga peregrinazione per le cascine dell'Ovadese nelle quali l'està-te scorsa trovò rifugio una folta comunità di hippies. Si cercava una traccia che potesse dimostrare che le macabre valigie sono partite da quei luoghi. Non si è trovata, per il momento. Le indagini continueranno: si preleverà tutto il materiale che è rimasto in quelle case: indumenti, stracci, pagliericci, sacchetti di plastica. Abbiamo seguito gli inquirenti — il dott. Trifuoggi, sostituto procuratore della Repubblica, il dott. Nicolello della Mobile, il dott. La Manna della polizia ferroviaria, il dott. Carlesi, pretore di Ovada — e abbiamo visto anche noi le desolanti testimonianze della vita sciagurata di quei giovani. La comunità hippie si installò sulle pendici del Monte Colma, qualche chilometro a Sud di Ovada, nella scorsa primavera. Erano alcune decine di capelloni, uomini e donne, ma via via la schiera si infolti. Avevano trovato le cascine abbandonate, di proprietà della Società Immobiliare Milanese « Campo dei Fiori », e le occuparono. I luòghi erano deserti: boschi di dastagni, abeti, pini, qualche campo coltivato che raramente veniva raggiunto dai contadini. I giovani si sentivano padroni di questa zona, la voce si diffuse, continuavano ad arrivare capelloni, italiani e stranieri. Si calcola che si siano avvicendati nell'Ovadese, nel giro di otto mesi, circa duemila di questi giovani, .con una presenza media giornaliera di cento persone. iiiiiiiiiiiiiimiiiiiNiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii Qualcuno lavorava: coltivava un po' di terra, costruiva souvenirs con filo di ferro che poi vendeva ad Ovada nei giorni di mercato; altri andavano in giro per la campagna a razziare conigli e galline; altri ancora scendevano fino al torrente Piota e facevano il bagno. La comunità possedeva una mucca e due capre per ricavarne il latte. La popolazione protestò, minacciò di assaltare i componenti di questa comunità con i forconi se non si fosse provveduto a cacciarli. Intervennero i carabinieri, più volte: in maggio, in luglio e, l'ultima, il 20 ottobre. In occasione del rastrellamento del luglio gli hippies vendettero a un macellaio la mucca per 52 mila lire e le due capre per 4 mila lire l'una. Il 20 ottobre, al sopraggiungere dei carabinieri, incendiarono la cascina Scorpione. Dopo la retata dell'ottobre, nessuno è più tornato in quelle case. Oggi gli inquirenti hanno visitato le cascine Binella, Bano, Isola, collegate l'una all'altra da carrarecce che si snodano fra i boschi, che scendono al torrente e risalgono per ripidi pendii. Su questi percorsi la scorsa estate sfilavano in un continuo via-vai colonne di capelloni. Il maggior quantitativo di materiale è stato trovato alla Binella: cumuli di indumenti consunti e stracciati; mucchi di pelli di coniglio; una grossa valigia di fibra color verde, sfasciata; piatti rotti; bottiglie vuote; paglia; pagliericci, sacchi di juta, ma nes¬ suno del tipo di quelli trovati nelle valigie con i cadaverini; sacchetti di nailon, tanti, ma tutti con scritte italiane, nessuno con scritte svizzere. Sui muri una infinità di slogan, di poesie, di invettive, di bestemmie. C'è l'esaltazione di Hitler: « Hitler, sei il genio, pazzo, ma sei il migliore »; e c'è l'esaltazione della politica di estrema sinistra: « Viva Mao ». Il dott. Trifuoggi ha cercato di raccogliere, dal pretore di Ovada e dai carabinieri, notizie sulle donne che componevano la comunità: pare che ce ne fossero alcune in stato interessante. Si è recato anche all'ospedale Sant'Antonio: non è mai stata accolta alcuna di quelle donne per parto o per gravidanza. Una giovane svizzera, Rita Golai, 19 anni, abitante a Neuchàtel, è ricoverata dal 20 ottobre per una cisti. Il magistrato l'ha interrogata, ma lei non ha saputo dire molto perché ha appartenuto alla comunità degli hippies soltanto negli ultimi quindici giorni, e cioè in un'epoca successiva a quella della nascita dei quattro bambini trovati nni PHriftvpri fio valip-io fltrn. I POI CdOaven Ile valigie iuro- j ' no depositate alla stazione il giorno 29 luglio). La Gelai ricorda che nel periodo di sua appartenenza alla comunità, c'era incinta soltanto una donna. Per ora l'indagine odierna non ha sortito alcun risultato; si vedrà se emergerà qualcosa dall'esame di tutto il materiale che sarà raccolto nelle cascine. Qualcuno degli inquirenti faceva notare oggi che alla Stazione Principe, provenienti da Acqui-Ovada, arrivano due treni, alle 8,58 e alle 9,26, due orari prossimi a quello del deposito che venne effettuato tra le nove e le dieci. Ma quale necessità avrebbero avuto gli hippies di disfarsi di quelle valigie portandole a Genova, quando avrebbero potuto seppellire i cadaverini in uno dei tanti boschi del Monte Colma? La risposta che dà quell'inquirente è questa: « Forse avevano paura che qualche cane in cerca di tartufi li disseppellisse ». Il mistero resta più fitto che mai. Il prof. Franchini, direttore dell'Istituto di medicina legale, afferma che soltanto fra molti giorni sarà possibile conoscere qualche altro risultato degli esami che si stanno compiendo. Egli continua a manifestare la convinzione che non si possa trattare di un parto quadrigemino, perché almeno uno dei bambini era nato a termine, e i parti quadrigemini a termine sono rarissimi, j Quasi impossibili; e che la morte dei quattro bambini, a giudicare dallo stato di putrefazione, non si possa inquadrare in tempi successivi; i a suo giudizio, i decessi posI sono essere avvenuti al masi simo in un arco di un mese. Stando a queste affermaI zioni, si deve per forza pen| sare alle quattro madri (o ' tre, se una ha partorito due j gemelli). Il dott. Costa, capo I è estremamente difficile da i accettare. I Remo Lugli iiiiiiliiiiiiiiiiiiilllililliiiliiiliiiiiiiiiliniiii della Mobile, spera di avere presto delle buone notizie dal- la Svizzera, dove l'Interpol sta indagando. Ma anche la tesi delle quattro italiane emigrate che partoriscono e 1 I j j I Ovada. Il sostituto procuratore Trifuoggi, al centro, durante il sopralluogo nella cascina degli « hippies » (Tel. Ansa)

Luoghi citati: Genova, Ovada, Svizzera