Un Medioevo prossimo venturo di Alberto Ronchey

Un Medioevo prossimo venturo Un Medioevo prossimo venturo Un brano dell''Apocalisse bastò a persuadere che la fine del mondo sarebbe venuta con l'Anno Mille; il mondo, come sappiamo, non finì. A trent'anni dal raggiungimento del secondo millennio non sono i profeti religiosi, ma gli analisti di varie scienze e discipline tecniche ad annunciare una catastrofe, in cui si dovranno temere non già draghi e arcangeli, ma calamità nucleari, ecologiche, demografiche, economiche. Questo esercizio della previsione catastrofica è stato definito da John Crosby suH'Obseruer come « doomwriting », ossia « rovinografia ». L'ultimo « doomwriter » è un giovane tecnologo italiano (Roberto Vacca,uscito da Cambridge e Harvard, autore d'un saggio che s'intitola « Il Medioevo prossimo venturo »), il quale osserva che in tutti i Paesi le cose vanno male; ma distratti dai dettagli della vita quotidiana, della politica, dell'economia, non vediamo le cause generali del malessere, e ciascuno guardando un albero perde di vista la foresta. Tutto aumenta a velocità incontrollata: nel Sud del mondo e in Oriente anzitutto la popolazione, in Occidente anzitutto la produzione (periodiche recessioni a parte). I demografi non cessano d'insegnarci che gli uomini erano 800 milioni nel 1750, 2 miliardi e 400 milioni nel 1950, oggi sono tre miliardi e mezzo, nel Duemila saranno 7 miliardi e si sa che a un certo punto, secondo un'astratta proiezione statistica, la densità umana sarebbe di 666 milioni per mq e la popolazione peserebbe più della Terra intera, incluso il suo nucleo centrale di nichel e ferro. La velocità massima dei trasporti era di 60 km l'ora nel 1850, di 160 nel 1900, di 1600 nel 1950 e oggi gli astronauti viaggiano a 40.000 km l'ora. Il numero delle automobili in Italia raddoppia ogni quattro anni. Si moltiplicano le strade, i telefoni, le reti aeree, il numero dei libri. L'aumento di ogni cosa è continuo ed esponenziale. Tutti i sistemi organizzativi, tecnologici, associativi hanno raggiunto una complessità che li rende sempre meno governabili. A questo punto, prima o poi la curva esponenziale. presenterà un « ginocchio », ossia si spezzerà secondo la legge matematica dei « fenomeni d'accrescimento in presenza di fattori limitanti». Secondo il tecnologo è ovvio che ci sarà il « ginocchio »: tuttavia è difficile prevedere quando. E il peggio sarà che i progettisti, gli ingegneri e i pianificatori, sinora sempre in ritardo sullo sviluppo delle cose, avranno imparato forse a non essere ih ritardo proprio quando la curva esponenziale si spezzerà, a loro insaputa: e avremo anche una gigantesca crisi di saturazione e sovrap produzione in beni e servizi all'interno del mondo industriale. L'interruzione della curva demografica sarà diversa in Asia e in Occidente. Il crollo dei meccanismi produttivi e organizzativi sarà diverso in America, in Europa e nell'Urss. Finora il caso classico d'un forte regresso della popolazione è quello di Roma, che aveva più d'un milione di abitanti nell'epoca imperiale e circa 30 mila nel 1100; ma i fenomeni del futuro saranno senza -esempio. Allo stesso modo il caso più celebre d'un brusco regresso economico è quello della Grande Crisi '29-'34; ma le crisi del futuro coinvolge ranno non solo la produzio ne di beni, bensì la paralisi dei nuovi giganteschi agglomerati urbani ed extra-urbani, la rete dei trasporti e del le telecomunicazioni, la ge stione stessa della vita asso ciata, che cederà sotto il peso della sua stessa comples sita. La prima avvisaglia della « degradazione dei grandi si stemi » fu nel '65 la paralisi elettrica di 14 ore, che nel Nord-Est degli Stati Uniti colpì 30 milioni di persone e ne imprigionò 600 mila nella metropolitana. Il black out si ripetè ancora due anni e quattro anni dopo. E del '69 l'arresto della centra le telefonica automatica di Nstignrmetstcmszacccsczvn■ New York. E' del '70 l'arresto del sistema Penn Central. Alcuni incidenti sono inevitabili, non si possono gestire sistemi complessi tenendo conto delle ipotesi caratterizzate da una bassissima probabilità: si sa, per esempio, che l'intero sistema telefonico americano s'arresterebbe se 25 milioni di cittadini decidessero d'attaccarsi al telefono nello stesso momento. Ma la crisi più vasta è dovuta all'inadeguatezza del management rispetto all'enormità delle strutture che esso gestisce. Il più grave torto della contestazione è un difetto di conoscenza: essa respinge la società contemporanea perché sarebbe troppo organizzata e diretta, mentre è piuttosto disorganizzata e non diretta. Nessun boicottaggio collettivo tentato dai contestatori contro i grandi servizi in America (« acce/zcZeìe tutti gli elettrodomestici sui quali potete metter le mani ») ha avuto mai successo; mentre più volte quegli stessi grandi servizi sono caduti in crisi a causa del loro mismanagement o dell'ingovernabilità che gli è propria (nei grandi sistemi, quasi mai tutto ciò che accade è voluto da alcuno). La crisi dei sistemi maggiori deriva da innumerevoli fattori, e in ultima analisi da quella che Dickson Carr ha chiamato « la maledizione ìnsita nelle cose in generale ». Quando si risolve un problema, nascono due problemi: basta ricordare le contraddizioni che vanno dall'insostenibilità della fatica fisica a quella del lavoro sulle linee automatiche e al terremoto sociale dell'automazione ^generalizzata. Il circolo vizioso è in ogni cosa. L'Unione Sovietica sembrava ad alcuni eccellente, mentre tentava non solo una gigantesca « dittatura di piano », bensì voleva pianificare la stessa biologia umana sulla base d'una teoria circa la trasmissibilità dei caratteri acquisiti. Ma' subordinando persino il riconoscimento d'un dato scientifico alla sua compatibilità con il disegno di dar vita al nuovo homo sovietìcus (e disconoscendo la genetica moderna) Stalin e Kruscev e il biologo Lysenko hanno escluso l'Urss da quella « rivoluzione verde », che con le sementi ibride ha triplicato i raccolti anche nel Terzo Mondo: più acciaio pro-capite che frumento, mentre l'uomo nuovo deve nascere ancora. L'America sembrava eccellente, per essere stata la prima società a vincere la legge antichissima della povertà di massa. Ma oggi è difficile governare un paese, che butta via ogni anno un milione di automobili, 36 miliardi di bottiglie e 58 milioni di tonnellate di carta. E' a questo punto, secondo i « doomwriters », che il governo può anche dissolversi e la società disgregarsi in pure cellule di sopravvivenza. Alberto Ronchey

Persone citate: Dickson Carr, John Crosby, Kruscev, Lysenko, Penn, Roberto Vacca, Stalin