Perché sono sotto accusa i professori favorevoli alle "lauree di gruppo"

Perché sono sotto accusa i professori favorevoli alle "lauree di gruppo" Milano: il magistrato è intervenuto ad^Architettura Perché sono sotto accusa i professori favorevoli alle "lauree di gruppo" Il preside Paolo Portoghesi e sette docenti hanno ricevuto avviso di reato per omissione di atti d'ufficio, falsità ideologica e violenza - Alcuni di loro si difendono - Il nostro inviato assiste a una «laurea collettiva» - Innumerevoli scritte con insulti contro il rettore del Politecnico (Dal nostro inviato speciale) Milano, 12 novembre. Ora anche la magistratura si occupa della facoltà di architettura. Sono mesi che questa facoltà del Politecnico milanese vive in una continua agitazione per i metodi di insegnamento (libere lezioni, esami e anche lauree di gruppo) adottati da buona parte dei professori e per il conseguente contrasto con il rettorato che vorrebbe, invece, precise materie d'insegnamento e prove individuali. Ci sono state occupazioni da parte degli studenti, ci sono state ispezioni ministeriali, rapporti del rettore al ministero e, ai primi di novembre, le dimissioni del rettore prof. Francesco Carassa e dei prorettori Emilio Gatti ed Emilio Massa. Le dimissioni erano di protesta contro la Corte di disciplina del Consiglio superiore della Pubbica Istruzione perché non si decideva a prende provvedimenti nei riguardi degli insegnanti « deviazionisti ». 11 ministro Misasi ha respinto le dimissioni assicurando che i provvedimenti sarebbero venuti entro breve tempo. Il Consiglio della Pubblica Istruzione non si è ancora I pronunciato; si è, invece, fatta viva la magistratura con avvisi di procedimento al preside di Architettura, prof. Paolo Portoghesi, e a sette docenti: i professori Carlo De Carli, Vittoriano Vigano, Franco Albini, Pietro Bottoni, Aldo Rossi, Guido Canella e Ludovico Barbiano di Belgioioso. Gli avvisi, inviati dal sostituto procuratore della Repubblica, dott. Alessandrini, sulla base delle risultanze dell'inchiesta svolta dagli ispettori ministeriali, riguardano l'« omissione o il rifiuto di atti d'ufficio, la falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici e la violenza o la minaccia per costringere a commettere un reato ». Il preside Portoghesi non è a Milano: è partito ieri sera, per Roma perché la madre è malata. Non è pertanto possibile raccogliere i suoi commenti alla decisione del magistrato. Portoghesi è un elemento di punta della « ristrutturazione » di Architet- i tura. Nel giugno scorso, con lltllllllllllllllllllllllllllllllllillllllllllllllllllltllt il pretesto di organizzare un seminario sul problema della casa, ha fatto entrare nella facoltà una settantina di famiglie di baraccati, trecento persone, che si sono accampate nelle aule e nei corridoi. Dopo alcuni giorni di tensione, le forze dell'ordine sono intervenute costringendo gli occupanti allo sgombero. Dopo quell'episodio, il rettore del Politecnico diffuse un documento d'accusa contro « i metodi illegali » della facoltà di Architettura: la limi¬ tazione della libertà di chi non è disposto a condividerellllllllllllllltlllllllllllllllllllllllllllllttlllllllllll la « linea Portoghesi »; l'insegnamento sostituito, in certi casi, da ricerche che non hanno nulla che fare con la materia dei corsi; il diritto che acquisiscono gli studenti che hanno compiuto determinate ricerche di superare due esami senza affrontare alcuna prova. Parliamo con il prof. De Carli e con il prof. Rossi, appartenenti al gruppo che ha ricevuto gli avvisi di reato. Il Prof. Carli ha retto la presidenza della facoltà dal 1965 al 1968. Ci tiene a ricordare che, sotto la sua guida, la facoltà di Architettura incominciò a « ristrutturarsi ». « Ritengo di essere una persona normale, di non avere commesso alcun reato, ho soltanto agito nella convinzione che la facoltà di Architettura non potesse andare avanti con il metodo tradizionale, che la rendeva piatta e non utile al vivere dell'uomo. Ogni attività deve entrare in uno scamj bio di materia. Architettura e Ingegnerìa devono collaborare nella maniera più generosa e, invece, tutto quello che ac-1 ! cade è dovuto al fatto che si I cerca di smembrare Architet \ tura da Ingegneria ». Il discorso torna agli esami di gruppo. « Anche quando gli studenti si presenI tano in gruppo, — dice De I Carli, — vengono interrogati tutti, uno per uno. Può essere capitato, qualche volta, I se il gruppo era molto nui meroso (20-25 studenti) che I qualcuno, verché era piccolo S epmaneva nascosto dagli al I tri, non sia stato sentito ». I due docenti ci invitano in un'aula ad assistere ad esami di laurea. Si sta terminando di esaminare un candidato che si è presentato « solo ». Prima di lui erano stati sentiti otto gruppi, formati, in media, da tre studenti. Ora tocca al gruppo composto da Edoardo Varon, Riccardo Rodino e Alessandro Colbertaldo, che ha svolto la tesi « Armasi urbana sul centro di Milano », e che è presentato da una relazione del prof. Rossi. Nell'aula una cinquantina di giovani, maschi e femmine; c'è chi ascolta e chi leg- ge il giornale; si fuma, ci si pettina, si va avanti e indietro con molta familiarità, senza che gli otto esaminatori si dimostrino disturbati. Varon è in giacca e cravatta, Rodino e Colbertaldo in pullover, uno con Baffi e capelli lunghi, l'altro con capelli cortissimi. L'esame incomiacia alle 13 e 35 con Varon che parla su «Analisi urbana e progettazione »; Rodino intanto fuma, nervosamente. Dieci minuti dopo, tocca a lui: si sofferma su « Tipologia e progettazione »; dopo altri dieci minuti, Colbertaldo disquisisce su « Composizione »r- Alle 14,05 il prof. De Carli lo interrompe per dirgli che basta così, che va benissimo. Tutti e tre hanno parlato scioltamente. I tre sono pre- gati di scostarsi un pochino dalla cattedra, i professori si accordano sul voto: cento centesimi per ciascuno di essi. Andiamo al Politecnico per cercare il rettore o uno dei prorettori. Non ci sono. Ci spiegano, in segreteria, che da quando hanno dato le dimissioni vengono raramente, anche se le dimissioni sono state respinte. Tuttavia, qualche decisione il rettorato la prende: ieri, ad esempio, ha negato le aule per l'« assemblea popolare », indetta per oggi pomeriggio dal « Movimento studentesco », « perché il Politecnico non può assumersi responsabilità per l'ingresso di estranei ». Ma le aule sono piene di gente, l'assemblea è già in corso e si sta svolgendo normalmente. Nessun intervento della polizia. Ci dicono in segreteria: « Tra poco arriva il dott. Aldo Ricca, che è incaricato di tenere i rapporti con i giornalisti, per conto del rettorato ». Nell'attesa, leggiamo le scritte, enormi, che deturpano i muri: nei corridoi, nelle anticamere, nella sala del Senato accademico nell'Ufficio di segreteria: «Viva Mao»: « Viva Marx »; « Viva Lenin »: « Viva Stalin »; « Rivoluzione si, riformismo no »; « Contro la riforma »; « Carassa, attento: l'agibilità politica della scuola non si tocca »; « Viva l'Internazionale ». Le scritte sono in rosso, nero, azzurro: un colore per ogni « invasione » e « occupazione », a partire dal giugno scorso (prima i muri venivano ,via via, fatti imbiancare, poi ci si è rinunciato, vedendo che era inutile perché l'agitazione si annunciava lunghissima). Di fianco alla porta del rettore c'è una freccia con le sigle: « W. C. ». E sui muri del suo ufficio si legge: « Carassa reazionario, molla il presalario». «Duemila studenti ti sono venuti a trovare ». Ieri, due giovani di Architettura si sono presentati in segreteria con un foglietto per il rettorato. C'era scritto: « Carassa, Gatti, Massa, in piazzale Loreto c'è posto anche per voi ». Arriva il dott. Ricea: « Sugli avvisi di reato abbiamo poco da dire: hanno sorpreso anche noi. La lotta la facciamo non contro le persone, ma contro i metodi deteriorati che sono in atto nella facoltà a. Remo Lugli I flslllllill Milano L'aula di Architettura mentre uno studente discute la tesi (Foto Moisio)

Luoghi citati: Ingegneria, Massa, Milano, Roma