II "libero,, oggi, sempre meno difensore

II "libero,, oggi, sempre meno difensore L'evoluzione di un ruolo riscoperto neldopoguerra II "libero,, oggi, sempre meno difensore Da Picchi a Marchetti, una mentalità che cambia - Gli inglesi hanno inventato anche questa tattica, oltre cent'anni fa - Anche gli «artisti del football», come Schiaffino e Liedholm, possono trasformarsi in registi della difesa Marchetti, dopo la prova di Bergamo, resta candidato alla « Nazionale del futuro » come difensore libero. A ventitré anni rappresenta un passo avanti nell'evoluzione del gioco. Non perché il ruolo sia nuovo. Lo hanno inventato gli inglesi cento e più anni fa nel 1863 sistemando il « goalcover » (copriportiere ) accanto al portiere, un po' per tenergli compagnia ed un un po' perché rinviasse le palle lunghe, mentre gli altri componenti della squadra correvano tutti insieme dietro all'azione. La tattica con la ferrea suddivisione dei compiti era un mistero all'epoca della fondazione della Football Association e fa meraviglia che già allora si sia tracciato questo timido abbozzo di schieramento. La novità-Marchetti è data dall'intenzione di sperimenta¬ re un giovane nel posto in cui generalmente vengono utilizzati atleti tanto ricchi di esperienza quanto di anni. RUOLO CHE CAMBIA — I denigratori del catenaccio sostengono che il libero è il rifugio dei calciatori di una certa età. Citano uno degli assi della specialità. Armando Picchi, che iniziò come mezz'ala nel suo Livorno, divenne terzino e fu trasformato da Helenio nel più grande libero o o n ca ee e asi e o e. si irn litidi so ei europeo, all'epoca dei trionfi mondiali dell'Inter. Oggi, Schnellinger del Milan ha trentadue anni e parrebbe confermare la tesi maligna. Ma Lippi della Samp, Santarini della Roma, Battisodo del Bologna e lo stesso Cereser, che da parecchie stagioni è nel Torino il regista della difesa, dimostrano come non vi sia età per diventare un buon libero. Occorrono soltanto le doti necessarie. NON PIÙ' DA « VECCHI » — I calciatori d'oggi nascono vecchi, come in genere accade a quanti si affacciano alla vita di lavoro in un'epoca spasmodicamente dinamica. Fuori sport non sempre è vantaggioso, nel calcio è un bene. Il fatto prova la maturità dei neo-professionisti, la serietà della preparazione ed indica come gli allevamenti proprii ormai a tutti i Clubs siano orientati verso la pluralità dei ruoli; non più centravanti, terzino, mediano, con il meno bravo o il più ingenuo costretto ad annoiarsi in porta. L'industria del football sceglie la posizione degli allievi secondo test attitudinali, ma porta in fretta i « boys » a rispondere alla necessità del trasformismo calcistico. Eusebio è una mezz'ala finla ed lia funzioni di centravanti, vi sono mediani che valgono una mezz'ala, ali che fanno il centrocampista. Non è confusione, è il football che cambia, si affina, vuole giocatori più completi. Marchetti centrocampista o avanti in origine, terzino nella Juventus e difensore libero nella giovanile dimostra che il nostro calcio si adegua alle esigenze. DIFESA E ATTACCO — La prova del juventino contro gli «Under 21» francesi, in una posizione che non è la sua in campionato, ha sottolineato la necessità di un futuro lavoro per ottenere il miglior adattamento all'ambiente. E' però sintomatico il fatto — e ci piace rilevarlo — che su Marchetti si potrà insistere, non solamente perché è un bravissimo difensore capace di « pulire » la propria area, ma proprio perché una volta era attaccante e non ha dimenticato l'abilità nel proiettarsi in avanti a tempo debito, così come faceva Cera ai mondiali in Messico. Non per nulla altri due assi, partili entrambi come avanti, hanno lasciato una traccia da manuale nelle gare giocate alle spalle dello stopper. Si tratta di Schiaffino e Liedholm. Non erano difensori-killer, usavano il ragionamento anche nei momenti più delicati. Sapevano bene, come una volta spezzata l'offensiva avversaria, il libero abbia compiuto appena metà del suo lavoro: da quel momento debba pensare a creare le premesse di attacco per la propria squadra. Personalmente ricordiamo molte amichevoli discussioni avute con Boniperti. Sostenevamo che « Boni » avrebbe potuto trasformarsi in un libero eccezionale. Il giocatore, ormai deciso alla conclusione volontaria della sua giovane carriera, non era della stessa idea. Rimaniamo convinti che l'attuale presidente della Juventus avrebbe lasciato un grosso ricordo anche in tale specialità, se avesse avuto bisogno di « lavorare » ancora come calciatore. DOTI INDISPENSABILI — Gli esempi cui si è accennato, indicano le qualità indispensabili al libero. Sono: intuito nel valutare la direzione delle offensive, prontezza negli interventi, capacità di guidare tutta la manovra della retroguardia e (da pochi anni) abilità nello slanciarsi in offensive, non appena se ne intraveda l'occasione. Il ventitreenne Lippi, che va a rinforzare il balbettante attacco della Samp, alcune stagioni or sono avrebbe rischiato multe; oggi viene elogiato. Lo stopper deve essere più coriaceo, duro, disciplinato. Non si allontam dalla marcatura stretta dell'avversario affidatogli. Gli sono più necessari una elevazione per gli interventi di testa ed un certo impeto nel tackle. Lo stopper è una sentinella dell'area; il liSh—turiveRra« roveelntazgvraas'5dczsneadssndiss1dCP libero un poliziotto alla Mike Shayne. STORIA DEL «LIBERO» — Il « difensore alle spalle di tutti ». dopo il nebuloso esperimento dei pionieri inglesi, venne portato alla ribalta da Rappan, un austriaco che curava la Nazionale svizzera. Il « verrou » suscitò critiche feroci, specialmente in quanti venivano sconfitti dai modesl: elvetici. Più tardi il fenomeno si diffuse quasi all'insaputa degli osservatori internazionali. Nel nostro Paese un grande esperto fece del nuovo schieramento una bandiera, tenacemente tenuta alta anche in tempi diffìcili. Il Brasile, campione del mondo del '58, adottò una manovra dei due terzini centrali che viene considerata la prima applicazione internazionale, sia pure sotto stile mascherato, del new look calcistico. In Italia il « mezzosistema » ebbe vita travagliata prima di affermarsi, con quattro scudetti della Juventus, quello a sorpresa della Fiorentina ed i successi dell'Inter che dovevano culminare nei titoli mondiali di club. Manlio Cipolla, in un suo libro dì tecnica, sostiene di aver visto il nuovo schieramento usato già nel 1944, con Bersia, dai Vigili del Fuoco de La Speiia. Rocco, padre del difensivi¬ smo intelligente (e non soltanto ostruzionistico come molti sostengono) racconta di averlo studiato personalmente nel Padova del 40-41. Il danubiano Banas ordinava a Passalacqua di piazzarsi davanti al portiere con Bortoletti stopper. La mezz'ala di quella squadra era proprio Nereo Rocco che alcuni anni più tardi inventò il « catenaccio » nella Triestina, contemporaneamente a Viani che lo applicò nella Salernitana. Ancor oggi si discute quale dei due trainer sia davvero stalo il primo e la domanda rimarrà senza risposta. Per curiosità si può ricordare che in quel torneo del '47-48 la Salernitana retrocesse, mentre i triestini dì Rocco furono secondi in serie A, alle spalle del grande Torino ed alla pari con Milan e Juventus. Da allora tutte le nostre squadre sia pure a distanza di tempo sono passate ad una tattica che, cessate le polemiche, si proietta ora sul futuro. Tecnici e tifosi non si domandano più se libero e stopper uccidano il calcio-spettacolo, ma come possano contrìbuirvi più efficacemente. I Marchetti, i Santarini e gli altri calciatori giovani stanno dando praticamente sul campo la risposta al problema. Paolo Bertoldi Un "battitore,, di altri tempi Il « libero » nell'interpretazione dei pionieri del football: 1879, campo dell'Accrington. Mentre quasi tutti i giocatori fanno mucchio in avanti, un difensore staziona vicino al portiere. Questa incisione fu eseguita in Inghilterra in occasione del primo incontro svoltosi in notturna. La squadra di casa pareggiò 3-5 con il Church Rovers davanti a un pubblico di signori in tuba, tra cui spiccano alcune tifose e la banda musicale

Luoghi citati: Bergamo, Brasile, Inghilterra, Italia, Livorno, Messico, Torino