I delegati di Pechino giunti a New York "Siamo amici del popolo americano,, di Ennio Caretto

I delegati di Pechino giunti a New York "Siamo amici del popolo americano,, All'arrivo molta polizia, spettatori e qualche dimostrante I delegati di Pechino giunti a New York "Siamo amici del popolo americano,, Distensive dichiarazioni del viceministro Ciao Kuang-hua: « Lavoreremo insieme con tutti i Paesi che si battono per la pace e la giustizia » - Alle Nazioni Unite i dibattiti importanti sono stati rinviati per consentire la piena partecipazione dei cinesi - Confermata la fine politica di Lin Piap o - (Dal nostro corrispondente) New York, 11 novembre. Alle 13 di oggi, proveniente da Parigi, è giunta a New York la delegazione cinese aH'Onu, guidata dal viceministro degli Esteri Ciao Kuang-hua e dal rappresentante permanente Huang Hua. L'aeroporto Kennedy offriva uno spettacolo impressionante: poliziotti armati sorvegliavano dai tetti dei « terminals » la pista d'atterraggio, altri presidiavano le sale della dogana e d'attesa, altri ancora contenevano a stento una folla numerosissima. Decine di giornalisti si accalcavano a due diverse estremità. Era dal 1950, allo scoppio della guerra di Corea, che nessun inviato di Pechino metteva piede negli Stati Uniti. L'apparecchio è rimasto immobile per sette minuti, poi si sono aperte le porte, e una ventina di cinesi ne sono scesi (altrettanti arriveranno con un secondo volo nella notte). Le formalità dei passaporti sono state sbrigate in pochi minuti: il Dipartimento di Stato americano non ha richiesto visti. Ciao Kuang-hua e Huang Hua si sono aperti una strada tra i curiosi. A una certa distanza, 150 simpatizzanti circa agitavano vessilli e ritratti di Mao Tse-tung e cantavano canzoni rivoluzionarie. Non lontano, un gruppo di antimaoisti urlava « Abbasso Pechino », qualche giovane ha cercato di raggiungere i delegati, ma è stato respinto dalla polizia. A nome dell'Onu, il capo del protocollo, Sinan Korle, ha porto il benvenuto agli ospiti; Thant era assente, è in ospedale per un attacco di ulcera. Molti ambasciatori erano accorsi: quello romeno, quello albanese, l'algerino, il pakistano, quelli di alcuni Paesi africani. Ciao Kuang-hua e Huang Hua hanno stretto le mani a tutti sorridendo, scambiando alcune parole. Ma non hanno fatto dichiarazioni ai giornalisti, ansiosi di conoscere i loro programmi e di accertare il destino del ministro della Difesa Lin Piao, coinvolto in un complòtto a settembre e caduto in disgrazia. Ciao Kuang-hua ha invece letto un breve comunicato, dopo una rapida consultazione con l'«avanguardia» di sei persone giunta lunedì. «All'Onu — egli ha detto — lavoreremo insieme coi rappresentanti di tutti i Paesi che si battono per la giustizia, per la difesa della pace internazionale e per lo sviluppo del progresso umano ». Il viceministro degli Esteri ha voluto aggiungere: « Il popolo americano è un grande popolo, e tra esso e il popolo cinese esiste una profonda amicizia ». Il viceministro indossava un cappotto grigio e una sciarpa rossa, e sotto un abito alla Mao. Ha espresso « un sincero ringraziamento » per l'accoglienza riservatagli. I prossimi 3 o 4 giorni saranno consacrati probabilmente all'ambientamento dei delegati e alla preparazione dei lavori per la prossima settimana. Il presidente dell'Assemblea generale dell'Onu, l'indonesiano Malik, desidera organizzare domani una cerimonia di benvenuto. Ma i dibattiti più importanti — uno nel Consiglio di Sicurezza, l'altro all'Assemblea stessa sul disarmo mondiale — saranno probabilmente rinviati a lunedì o martedì. Si prevede che Ciao Kuang-hua resterà a New York fino a dicembre o gennaio, mentre Huang Hua si fermerà al Palazzo di Vetro, lasciando l'ambasciata nel Canada, fino a ieri sua sede. L'arrivo della delegazione chiude un capitolo turbolento della storia cinese, incominciato con la cosiddetta rivoluzione culturale nel '66, e culminato nella « purga » dell'ex delfino dà Mao Tsetung, il ministro della Difesa Lin Piao, il mese scorso. Pechino si accinge ora a una duplice opera di riassestamento interno e di « normalizzazione » dei suoi rapporti con l'estero, opera di cui è architetto il premier Ciu Enlai. La massiccia dimensione della delegazione (oltre ai 44 arrivati oggi, vi sono a Manhattan altri 6 diplomatici da lunedì) dimostra la serietà degli intenti cinesi. L'attenzione dell'America per gli ospiti sconfina dal campo politico a quello mondano. Si è appreso che la delegazione ha prenotato 40 camere in tutto all'albergo Roosevelt, ad un prezzo mensile di 40 mila dollari circa (24 milioni di lire) locali per uffici compresi; ha voluto le televisioni a colori anziché in bianco e nero-, si è fatta installare macchine speciali per fare il tè; ha ordinato quotidiani americani ed europei in gran copia. La direzione dell'albergo, situato presso la stazione ferroviaria Grand Central, non ha chiesto anticipi, Sul tavolino da notte, i Pensieri di Mao hanno sostituito La Bibbia Alcuni giornali americani dedicano stamane lunghi articoli a Kao Liang, il capo dell'« avanguardia » giunta iunedì, considerato il miglior agente segreto di Pechino. Kao Liang, un ex giornalista, ha la funzione ufficiale di segretario della delegazione. I suoi compiti saranno duplici: controllare i compagni e raccogliere informazioni sia all'Onu sia tra i funzionari americani. Kao Liang, sui 40 anni, e con una vasta esperienza internazionale, è assai più che una « spia ». In questi giorni ha tenuto contatti, con le rappresentanze permanenti dei Paesi amici, avviando discussioni coi romeni, gli albanesi, i pakistani e così via. Ennio Caretto New York. Kao Liang, segretario della missione cinese, al centro, con altri delegati in un ristorante (Telefoto Upi)