Scendono in campo i "resti,, delle Coppe di Giovanni Arpino

Scendono in campo i "resti,, delle Coppe Scendono in campo i "resti,, delle Coppe Dopo il « tornado » delle Coppe, ecco il campionato, con acque tranquille solo per pochissimi perché la classifica già crea impegni e tensioni in testa e in coda. Il « serpente » cifrato non si è ancora rotto in quei famosi tronconi che caratterizzano l'andamento della nostra lunga competizione: ma non è difficile prevedere che già da stasera, tra il centro e la coda, possano verificarsi fratture angoscianti per i club subito impegnati contro la retrocessione. Più che mai baby, il Torino scende a San Siro, la Juventus non ha alcuna intenzione di smentirsi contro la Roma dopo la vittoria sul Milan, ed i rossoneri di Rocco sbarcano a Genova per affrontare la squadra di Heriberto, già predestinata a chissà quanti pareggi. Privo di Ferrini squalificato (e Ferrini non è solo il simbolo del « vecchio cuore » granata, ma anche l'anima della squadra, l'uomo che ancora oggi spinge i compagni al combattimento) il Torino rischia a San Siro il suo freschissimo primato. Se lo conservasse, potrebbe già sottolineare questa domenica come una giornata memorabile. I « resti » dell'Inter, vittoriosa ma sconquassata fino all'isteria dalla lotta contro il Borussia, avranno la tempra per imporsi? E quanto varrà la prova dei riposatissimi Bertini e Corso? Solo la cabala — che in football conta quanto la logica, e a volte di più — indica il Torino non perdente. Ad ogni incontro i granata sono attesi per un miracolo di equilibrio, di ragionamento, di resistenza. Il collaudo di San Siro è severissimo, mutile far conto sulla fatica nerazzurra, che Bertini e Corso sapranno vitaminizzare, o su una deconcentrazione come quella che colse l'Inter a Roma di fronte a Helenio, quando tutta la squadra di Invernizzi pensava soltanto al Borussia. La Juventus non può snobbare i giallorossi, ma nemmeno temerli al di là del lecito: è la squadra bianconera che tiene il coltello per il manico, quando decide di far gioco, freddamente lo esegue e va in gol. I picchiatori di Helenio non dovrebbero creare angoscia. Un Riva sprecato Vorremmo parlare per un attimo di Riva, questo campione rinato, ritrovato, che non appare quasi nelle cronache più turbinose del nostro football. Quanto volentieri l'avremmo visto contro un Borussia, quanto volentieri ci piacerebbe esaminarlo in una squadra impegnata tra le prime in classifica. Ma nel calcio certe volte non si può ragionare. Non si può dire: se cedete Riva, se l'aveste ceduto, voi del Cagliari avreste rimesso in pari il bilancio, ricostruito una squadra meno sbilenca e asfittica, concesso un uomo al grande palcoscenico del football europeo. Una bestemmia, per i tifosi, quindi un ragionamento inutile. E così il poderoso Gigi, privo di rifornimenti, cannone senza serventi al pezzo, goleador cui concedono grami palloni in grame domeniche, assomiglia all'attore da premio Oscar costretto a recitare sui legni di una qualsiasi filodramma¬ tica. Con danno di tutti, compresa la tifoseria cieca. Con il risultato che un incontro quale Cagliari-Napoli, di punta un anno fa, oggi appare un revival di glorie stantie, mentre Riva, per farsi vedere — anzi: addirittura per sfruttare palloni giocabili — ha bisogno di una parentesi azzurra. Verso il derby Torniamo a Torino, a Milano e a Genova dove i grossi club sono impegnati a guarire sul campo le loro piaghe. Le Coppe impongono sempre uno strascico, talora esaltante, talora invece faticoso per lo stress non ancora assorbito. L'Inter, tra Coppa, Torino « tremendista » oggi, poi una corsa a Napoli, poi la Nazionale, quindi il derby, e tre giorni dopo il viaggio a Berna per l'eterno Borussia, dà la misura di come il professionismo calcistico, giunto al massimo livello di impegni, trasformi il calendario in un'autentica ossessione lavorativa. Le due torinesi hanno un itinerario più pacato, più manovrabile almeno a tavolino, possono studiare e preventivare le insidie secondo programmi meno folli: tutte e due già proiettate verso quel 5 dicembre che vedrà al Comunale un derby al tritolo. E il Milan? Schiaccia¬ to dalla Juve, l'ha scampata a Berlino, oggi a Genova dimostrerà o meno il suo grado di convalescenza, la sua fame di gol, così stentati che Rocco invoca (inutilmente) aiuti per il solitario Pierino Prati. Potrebbe sembrare a qualcuno una domenica bene incanalata secondo la tradizione. Ma quale mai tradizione regge nel mondo del pallone? Quando mai una previsione può verificarsi senza creare, come minimo, patemi interiori, traumi psicologici, frane caratteriali? Una cosa è certa: che in nessun altro settore di vita e di impegno come nel football si paga tanto la presunzione, costa così cara la sufficienza, la boria. Anche il gladiatore ha da essere modesto, o gli tocca subire mortificanti lezioni da qualsiasi sconosciuto. . E' accaduto ai nerazzurri contro i giallorossi romani, poi a Netzer contro Bedin, accadde prima a Causio che in seguito si riscattò magnificamente a San Siro. Chi sarà il superbo (e cioè lo sconfitto: sul campo e nei riflessi dell'animo) di questa quinta giornata? Il campionato vola, le ipotesi sì ammucchiano come le foglie nei viali. Stasera, altre ipotesi saranno morte, nuove congetture esalteranno i vincitori. Giovanni Arpino