Gli applausi non "comandati,, per i tre cantanti romaneschi di Liliana Madeo

Gli applausi non "comandati,, per i tre cantanti romaneschi Quel che il pubblico non vede a Canzonissima Gli applausi non "comandati,, per i tre cantanti romaneschi (Nostro servizio particolare) Roma, 6 novembre. Ogni sabato alle 15, prima che si inizi la registrazione di Canzonissima, Corrado rivolge agli spettatori in sala un fervorino: « Sentirete poco e non vedrete quasi niente. La sigla iniziale, il balletto, il numero di Noschese, la partecipazione dell'ospite d'onore sono già registrati, e potrete ammirarli questa sera a casa vostra, accendendo il video. L'importante per ora è che siate qui, privilegiati su innumerevoli altri candidati al vostro posto. Ciò che conta è che ridiate, mostriate di divertirvi quando le telecamere vi inquadrano, battiate le mani ». Un mormorio dì malcontento, di solito, sale dalla galleria in cui siedono i patiti dello show. Commenti di delusione, e non immotivati, si colgono sempre alla fine dello spettacolo: le telecamere in movimento, i tecnici al lavoro, l'avanzamento del palcoscenico fin sotto la galleria rendono assai limitato il campo visivo; gran parte di quanto avviene in platea sfugge a quelli che si trovano sistemati altrove. Anche oggi Corrado ha tenuto il suo discorsetto. Ma non è bastato ad attenuare l'entusiasmo sfrenato dei fans. Poco importava delle registrazioni già effettuate. Tutta l'attenzione del pubblico era concentrata oggi sui cantanti. Strida, applausi, fischi, grida isteriche hanno punteggiato ogni apparizione, ogni spostamento dei protagonisti di turno. Arduo è stato il lavoro della Carrà e di Corrado. Non semplice, in certi momenti, si è presentato il compito di sedare il tumulto degli entusiasti. Non erano tanto le cantanti in gara a suscitare così accesi clamori: né la Sannia, vestita come una pioniera del West; né la Berti che si è proposta in versione sexi, con spacco alla coscia e abito di chiffon nero; né l'esordiente Musiani, truccata da pallida principessa d'operetta, con un febbrone a 40 e tanto di certificato medico in mano. Il clou della puntata era rappresentato dai cantanti in gara. Romani tutti e tre, di tre differenti età e generi musicali, sono riusciti a calamitare l'attenzione di giovani e vecchi. In edizione popolaresca, con ciuffo ribaldo e gomma americana in bocca, Bobby Solo ha ritrovato — almeno oggi — il favore indiscusso di cui godette un tempo. Composto e tenebroso, in giacca di velluto blu e cravatta da ragazzo per bene. Little Tony ha mandato il pubblico in delirio, non solo per la sua ugola. Gli applausi sono diventati uragano quando Claudio Villa è spuntato in sala uscendo dai camerini. Lucido l'abito di raso marrone, scintillante la camicia di seta, quasi fluorescenti le scarpe dì vernice: era la testimonianza di un successo che sembra intramontabile. « Lei è stato il primo cantante italiano ad andare in Unione Sovietica, il primo in Giappone, il primo in Cina. Come è riuscito a raggiungere questi traguardi? » gli abbiamo chiesto. «Credo che al pubblico piaccia soprattutto il genere da me scelto; le mie interpretazioni sono accessibili a tutti — risponde Villa —. Ma c'è un altro motivo: la componente umana, l'origine popolaresca. Unita al resto,' può procurare il successo vero, quello che dura». Liliana Madeo

Persone citate: Bobby Solo, Carrà, Claudio Villa, Little Tony, Musiani, Noschese, Sannia, Villa

Luoghi citati: Cina, Giappone, Roma, Unione Sovietica