I calcoli sbagliati su dati inesistenti di Arrigo Levi

I calcoli sbagliati su dati inesistenti I calcoli sbagliati su dati inesistenti i o e o l a e , n o i a e a . el o e — . Il lettore è forse già tediato da questa polemica voluminosa. Nel rispondere al ministro del Lavoro mi tengo quindi al solo punto essenziale, che è il seguente: erano giusti o sbagliati i calcoli, basatt sul rapporto Cee del 15 settembre, che portarono il ministro del Lavoro ad annunciare alla Camera come plausibile una perdita totale di 150-170 mila posti di lavoro, quale risultato delle misure americane? , Nella sua prima lettera (pubblicata il 26 ottobre), come nella seconda, Donat-Cattin sostiene che il rapporto Cee annunziava una riduzione delle esportazioni comunitarie verso gli Usa — come risultato delle misure di Nixon — di 2 miliardi dt dollari, pari al 33 per cento del totale (6 miliardi 600 mUlont di esportazioni, di cui 5 miliardi e 735 milioni erano colpiti dalle misure Usa; i dati sono relativi al 1970). Per l'Italia, continua Donat-Cattin, il ministero del Lavoro lia però previsto una riduzione minore, ossia del 18-21 per cento (la seconda lettera dice: 18-23 per cento), .visto che le esportazioni italiane verso l'America sono composte in maggior misura da beni di consumo, meno colpiti, e in minor misura da beni strumentali, più. colpiti. Conclusione del ministro: le nostre esportazioni verso l'Ame rica, die erano state di 770 miliardi dt lire nel 1970K diminuirebbero di 150-200 miliardi, pari all'occupazione di 40-50 mila persone; l'effetto moltiplicatore porterà poi la perdita globale di occupazione a 150-170 mila postilavoro (queste tre coppie di cifre, detto « en passant », non sono affatto proporzionali, e il motivo mi sfugge). Perdita «meccanica» Questa la spiegazione. Ed ecco come stanno le cose. La frase-chiave del rapporto Cee diceva: « L'effetto meccanico delle misure prese negli Stati Uniti e del movimenti già verificatisi nei rapporti di cambio tenderà a ridurre di circa due miliardi di unità di conto (leggi: dollari) 11 saldo della bilancia commerciale della comunità net confronti del resto del mondo ». Ho sottolineato i due passi di questa frase che il ministro sostituiva, nella sua prima lettera, con puntini sospensivi. La Cee cercava dunque di prevedere l'effetto dt due cose diverse — le misure Usa e l movimenti delle parità avutisi nel 1971 — sulle esportazioni della Comunità verso il « resto del mondo », e non soltanto verso gli Usa. Teneva conto cioè anche della rivalutazione del marco del maggio scorso (circa 8 per cento), di quelle del fiorino e del franco belga, di quelle minori della lira e della sterlina (2 per cento), e degli altri mutamenti o non mutamenti di tutte le valute del mondo nei confronti del dollaro e fra di loro. La perdita « 7neccanica » dt 2 miliardi di dollari di esportazioni Cee non si riferiva quindi, come crede ancora il ministro del Lavoro, ai 5735 milioni dt dollari di esportazioni verso gli Usa colpiti dalle misure americane; bensì ai -45.200 milioni di dollari di esportazioni Cee (dato del 1970) verso il mondo intero, compresi gli Usa. Teneva dunque conto dell'effetto negativo su queste esportazioni sia delle misure americane, sia degli spostamenti di parità (a fini di calcolo, e non a fini « cautelativi », come pensa Donat-Cattin). In parole povere: valutava anche la perdita presunta di esportazioni tedesche verso l'Ajganistan o la Persia (in seguito alla rivalutazione del marco), e non soltanto la perdita di esportazione dt scarpe italiane verso gli Usa quale conseguenza della soprattassa e del mutamento delle parità. Ricordiamo pure che le esportazioni tedesche erano le più colpite, per la forte rivalutazione del marco, e che esse sono il 43,7 per cento delle esportazioni della Cee verso il resto del mondo; quelle italiane soltanto il 16,7 per cento. Dal rapporto Cee non era e non è possibile dedurre quale parte di quel due miliardi di dollari di perdite ipotetiche si riferisse alle esportazioni verso gli Usa, e quale parte alle esportazioni verso altri paesi. Ma è chiaro che la perdita non sarebbe stata tutta verso gli Usa: il dato di partenza dei calcoli ministeriali, ossia quel 33 per cento di calo presunto delle esportazioni comunitarie verso gli Usa (2 miliardi su 6) era in realtà inesistente, frutto di un'errata lettura del rapporto Cee (una telefonata al funzionari responsabili della Cee a Bruxelles convincerà il ministro di questo fatto). Il rapporto prevedeva invece una perdita teorica di 2 miliardi su 45. Diceva inflitti esplicitamente — per esser più precìsi — che le esportazioni comunitarie verso il resto del mondo, per questa presunta perdita secca di due miliardi, sarebbero aumentate (dico: aumentate) In futuro, Invece che del solito 8 per cento, del 4-5 per cento. Poiché la Cee, in realtà, non prevedeva dunque una perdita media del 33 per cento delle esportazioni comunitarie verso gli Usa, tnd1daldtqlasciisvfpdltlpdas utti i calcoli successivi del ministero (18-24 per cento di perdita per l'Italia, 40-50 mila e poi 50-170 mila posti di lavoro perduti) erano privi di fondamento: a parte il fatto che ignoravano o spostamento delle parità, più dannoso ai tedeschi che a noi. In verità, partendo dal rapporo Cee era impossibile calcolare quale parte sarebbe toccata al'Italia, e quale alla Germania e agli altri partners, di quei famosi due miliardi: ma era evidente che la perdita più forte, su tutti i fronti, in termini relativi come in termini assoluti, sarebbe stata sostenuta dal tedeschi, che avevano fatto la rivalutazione più forte. Il rapporto comunitario, parlando di « effetto meccanico », diceva poi molto chiaramente che l calcoli presentati erano del tutto teorici, ottenuti cioè mediante l'applicazione automatica di certi parametri fissi più o meno rispondenti aU'esperienza passata. Era anche un calcolo effettuato per settori produtltvt, e non per Paesi. SI pensi all'incredibile numero delle variabili: non solo le misure americane, che erano molto complesse e incidevano in misura diversa a seconda delle categorie merceologiche, ma anche tutti gli spostamenti incrociati delle parità fra i sei Paest della Cee e tutti gli altri del mondo (e taluni di questi ci avvantaggiano). Il ministro ammette, nella seconda lettera, di avere portato al Parlamento una tt estrapolazione imperfetta». La verità, a me sembra, è che era stato indotto a presentare del calcoli errati fondandoli su un dato inesistente. Non esito ad ammettere che i calcoli giusti erano praticamente impossibili, t Questo è l'alto di « leggerezza » die noi abbiamo creduto di dover rilevare. Il lettore, sulla base dei fatti, si formerà un suo giudizio. E questo è tutto: le altre argomentazioni della lettera odierna non mi sembrano molto pertinenti. Non mi piacciono i « sofismi dialettici », né credo di averne commesst; non uso partecipare ci ti campagne denigratorie », non ho simpatie per il Minculpop, e credo di aver condotto una polemica corretta basata sul fatti. Insisto nel dire che si sarebbe dovuta fare, non importa da chi, un'indagine diretta in Italia (ora il ministero del Lavoro la sta facendo), per poter accertare qualcosa di concreto. La lettera, giustamente preoccupata, del professor Visentini, che non è per nulla un « leggerone », dimostra proprio questo: che bisognava, per fare previsioni sensate, tener conto dei casi singoli. Ma tra questa lettera e la previsione ministeriale del 170 mila disoccupati c'è un abisso incolmabile. Tutte le altre spiegazioni del ministro sul metodi di calcolo da lui usati sono inficiate dall'Incomprensione originale del dato Cee. La parola agli esperti Voglio poi dire che né La Stampa, né io personalmente, abbiamo mal sottovalutato la gravità della crisi economica aperta dalle misure dt Nixon. Io ho scritto ripetutamente che st inizia un periodo difficile ' anche per le nostre esportazioni; benché, fino a questo momento, esse reggano bene (nei primi nove mesi del 1971 le esportazioni Italiane verso il resto del mondo sono aumentate, rispetto al 1970, del 12,4 per cento; quelle verso gli Usa, secondo un dato ancora ufficioso, del 10,8 per cento). Non sono d'accordo con Donat-Cattin sulle previsioni che ha fatto e sul suo modo di calcolarle; questo è tutto. Tra l'altro, si sarebbe dovuto avvertire che, per lo spostamento delle parità, le nostre esportazioni verso la Germania e molti altri Paesi si avvantaggiano, col relativo beneficio per l'occupazione. Infine: l'invito a un dibattito pubblico a Torino mi va benissimo. Le vorrei dire, caro ministro, che mio padre era avvocato; mio nonno era avvocato, e il mio bisnonno era l'ultimo di 60 generazioni dt talmudisti. Nulla mi place dunque quanto un bel dibattito. Ma mi consenta: non le pare che ci sarebbe da parte nostra un po' di presunzione se volessimo imporre all'operosa cittadinanza torinese un dibattito tutto dedicato a questa nostra vertenza? Faccio una controproposta: Incontriamoci, si, ma insieme a qualche autentico esperto econo mteo (confessiamolo pure: né lo né lei siamo professori di economia), a qualche autorevole rappresentante del mondo sindacale e del mondo imprenditoriale, pubblico e privato; e discutiamo la crisi economica italiana in tutti t suoi aspetti. In un tale convegno, io sarei contentissimo dt assumere un ruolo che mi è pure assai gradito, quello di moderatore, o se let vuole di stimolatore; e si potrà anche parlare, se lo vorrà, del rapporto Cee e del nostro contrasto. Arrigo Levi

Persone citate: Donat-cattin, Nixon, Visentini