Accelerare la costruzione dell'Europa di Franco Maria Malfatti

Accelerare la costruzione dell'Europa Accelerare la costruzione dell'Europa (Segue da pagina 14) MALFATTI — Vorrei esprimere anzitutto la mia gioia per il voto europeista della Camera dei Comuni: un atto fondamentale per accelerare il passo della costruzione europea e per rafforzare la Comunità con l'ingresso della Gran Bretagna. Tuttavia, nello stesso momento, la Comunità si trova a fronteggiare problemi gravissimi al suo interno e, fatto nuovo, al suo esterno. Questi ultimi sono un banco di prova, che consentirà di vedere se questo gigante economico abbia anche, o no, una coscienza politica. In tempi normali, compiuto l'allargamento, sarebbe stato logico aspettarsi un periodo di tranquillo sviluppo per la Comunità: ma la situazione internazionale in movimento, presentandoci occasioni e rischi, ci impedisce di accontentarci di una fase di routine. Se la delicata situazione sorta in seguito alle misure americane del 15 agosto non sarà presto superata, presenterà pericoli assai gravi per tutti: il rischio di mettere in moto una spirale protezionistica, il rischio che si cada nella stagnazione e recessione economica. Ma non sarebbero rimessi in discussione soltanto i fondamenti economici e monetari sui quali si è organizzato il mondo internazionale per un quarto di secolo: sorgerebbe anche il pericolo di un deterioramento della situazione sul piano psicologico e politico. Il primo grosso problema è quindi di tagliare alle radici la pianta cattiva appena nata, e cioè di avviare un negoziato che ci consenta di normalizzare la situazione monetaria prima della fine dell'anno. In questo negoziato vi è un partner, gli Stati Uniti, ma deve esservene un altro, l'Europa; e ciò pone l'esigenza di una posizione comune europea. La seconda necessità urgente è di superare al più presto la situazione difficile in cui versa la Comunità, da prima ancora delle misure del Presidente Nixon, a partire cioè dalla decisione tedesca e olandese, in maggio, di far fluttuare le rispettive monete. Ne è derivata una situazione di disordine monetario e di incertezza che presenta pericoli per la libertà degli scambi all'interno della Comunità, che compromette quanto abbiamo finora realizzato e impedisce che si vada avanti sulla via dell'unione economica e monetaria. La ragione di fondo delle nostre preoccupazioni è che esiste una contraddizione tra una situazione internazionale in movimento, che richiede urgentemente una presenza europea, e l'attuale fase delicata di passaggio dalla Comunità a sei a una Comunità a dieci, che frena in qualche misura .l'attività delle istituzioni comunitarie. Al di là dei problemi urgenti che ho menzionato ve ne sono altri. Per esempio, la conferenza sulla sicurezza europea non è più soltanto una ipotesi di lavoro; secondo il ministro degli Esteri francese potrebbe anche svolgersi nel 1972: è immaginabile che ad una conferenza così importante per l'assetto del continente si presentino delle entità definite, e una non-entità, che vi sia cioè la voce dell'Unione Sovietica e quella degli Stati Uniti, ma non la voce unitaria della Comunità europea allargata? Ecco un problema a corto termine, da impostare come una manifestazione di volontà politica dei Paesi della Comunità. Anche nei confronti degli , a a à n a a i Stati Uniti, al di là dell'auspicata soluzione, a termine immediato, dei problemi aperti, si pongono in modo globale questioni più vaste, per la cui soluzione bisogna prevedere delle procedure, dei calendari, dei metodi, e che vanno dall'organizzazione del commercio alla ripartizione più equa dell'onere per la difesa, ai rapporti con i Paesi in via di sviluppo. Su tutto questo l'Europa deve assumere una propria iniziativa, dotarsi di una strategia, essere per conseguenza una entità politica. Per l'accelerazione oggettiva dei tempi, i confini tra l'economico e il politico, nella costruzione europea, vanno sempre più stemperandosi. Io, come presidente della Commissione, non ho quindi creduto di peccare, rispetto alle mie competenze o al trattato di Roma, se l'altro giorno, al Consiglio affari generali della Comunità, ho evocato anche i problemi della difesa: perché non posso chiudere gli occhi alla realtà. Debbo dunque dire, per quanto riguarda i problemi interni della Comunità, ch.e non basta normalizzare al più presto la situazione monetaria, e rimettere in movimento la politica agricola comune, gravemente lesa: ma è necessario, per una urgenza oggettiva delle cose, accelerare i tempi e i modi dell'Unione economica e monetaria. Non era possibile affrontare fino in fondo questo problema, che non esclude l'ipotesi di una revisione del trattato di Roma, prima dell'adesione della Gran Bretagna. Era realistico — perché non dirlo? — rinviare fino al '73 gli atti qualificanti per la trasformazione della Comunità. Ma rispetto ai problemi che si sono manifestati sul piano internazionale, non meno che sul piano interno della Comunità, io credo che noi dobbiamo oggi rivedere il calendario e il programma di lavoro: perché sarebbe irrealistico non riconoscere questo movimento, questi fatti nuovi che si sono introdotti. Come far fronte — per riassumere — non dico ai problemi immediati e urgenti, ma a questa situazione in movimento? Come far in modo che l'Europa rafforzi la sua volontà politica, che dia una risposta ai vari problemi che ho menzionato (la conferenza sulla sicurezza europea, il negoziato globale con gli Stati Uniti, il rafforzamento della Comunità, e in modo particolare l'acceleramento dell'Unione economica e monetaria), pur trovandoci in una fase delicata di passag¬ glcrpzdvc gio dalla Comunità a sei alla Comunità a dieci? A noi è sembrato che l'unico modo per poter dare una risposta positiva a questo problema fosse la convocazione di un vertice dei Capi di Stato o di governo, di un vertice, evidentemente, a dieci. Ecco perché ci siamo espressi in questo senso, fino dal 19 agosto, ecco la ragione dell'iniziativa che la Commissione ha assunto con la lettera ai Capi di Stato e di governo: per denunciare la situazione grave in cui versa la Comunità, e per delineare anche quelle procedure e calendari che consentano di risolvere questi problemi. Fiducia nei governi E' seguito un dibattito ampliato a tutti i partecipanti, dal quale è emerso con particolare chiarezza, specie in una serie di scambi tra Mallatti e Gardner sui problemi monetari e commerciali, quanto sarà delicato e difficile il negoziato tra Europa ed America su questi problemi. Ha concluso la giornata di lavori un nuovo interven¬ to del presidente della Cee, del quale diamo la parte finale. MALFATTI — Alla luce dell'analisi politica che qui è stata fatta, c'è da domandarsi, di fronte ai gravissimi rischi che affrontiamo, se ci troviamo con le spalle al muro, in una condizione di impotenza; o se al contrario questa situazione difficile non ci offra delle occasioni capaci di consentirci dei passi in avanti, raramente compiuti in passato. Io ho molta fiducia che noi oggi non ci troviamo in una situazione disperata. Proprio perché i problemi non sono oggi solamente interni alla Comunità, ma consistono nella necessità di una risposta della Comunità a fatti esterni, i grandissimi rischi che deriverebbero da una mancata risposta della Comunità possono trasformarsi in grandissime occasioni: l'accelerazione del processo di costruzione comunitaria è nelle cose. L'ingresso della Gran Bretagna nella Comunità non è un fatto mirifico e m.igico, ma certo è che Heath non ha affrontato la sua battaglia europeista solo per motivi mercantilistici, ma soprattutto per seguire una strategia politica. Credo quindi che l'ingresso dell'Inghilterra nella Comunità sia un altro fattore da mettere all'attivo, per il rilancio e l'accelerazione della costruzione europea. Va anche detto che proprio la qualità e la molteplicità dei problemi impedisce che essi siano affrontati, in futuro, in base all'approccio funzionalistico e settoriale tipico finora della costruzione comunitaria. E' vero che vi sono oggi posizioni divergenti all'interno della Comunità, ad esempio tra francesi e tedeschi in merito alla, crisi monetaria. Ma sul piano politico generale abbiamo, da parte dei massimi responsabili dei nostri Paesi, un'intesa di fondo. I discorsi di Pompidou, di Heath, di Brandt, per non parlare dei governanti italiani, sono a mio giudizio una conferma che un minimo comune denominatore politico esiste oggi al massimo livello, tale che ci consente di prendere coscienza di questi problemi e di dare ad essi una risposta positiva, gradualmente e realisticamente. E' questo che mi porta a dire che vi sono oggi le condizioni oggettive per poter tenere un vertice, che dev'essere certo ben preparato ma che può rappresentare un'occasione di rilancio e di accelerazione sulla via della costruzione europea. ScmsqsdrdmeadlpusPds Franco Maria Malfatti

Persone citate: Brandt, Gardner, Nixon, Pompidou