E' vinta la diffidenza di medie e piccole città

E' vinta la diffidenza di medie e piccole città L'assemblea nazionale dei comuni E' vinta la diffidenza di medie e piccole città Le metropoli chiedono soltanto di assolvere i propri doveri - Oggi intervento del ministro Gatto - Si prepara la mozione che fissa gli impegni per il futuro (Dui nostro inviato speciale) Bordighcra, 2 novembre. La signora Margherita Ferrari Costamagna, è 11 sindaco di Unni.liuini' d'Asti, un comune di 470 abitanti. Una piccola donna curva, cappellino nero, guanti neri, abito nero, tutta allabile. Ila fatto un Intervento, all'Assemblea nazionale del comuni Italiani, lo stesso giorno In cui hanno parlato Porcellana, Anlasi, Danila. Zangherl. Ila portato la voce di 470 abitanti, bambini compresi. Anche quella ili Mimtubone d'Asti c una realtà comunale. Come lo sono 1 ilur milioni c limi mila abitanti di Roma, un milione " 7011 mila a Milano, un milioni* e 200 mila a Torino ecc. Un esempio di come da questa assemblea esca l'Immagine di un paese multiforme e in trasformazione. Dice Zangherl, sindaco di Bologna: « Questo è un convegno importante, che segna una tappa per l'Ami. Perché le grandi città ci sono dentro. Danno un contributo». Una massa enorme di problemi ha aggredito i partecipanti. Per molti sindaci di piccole città odi centri medi, prima non esistevano. Politica significava ordini del giorno sul Vietnam n sul divorzio. La stessa Anci si occupava prevalentemente di questioni burocratiche. Oggi si scopre che far politica è intervenire sul territorio, partecipare alle scelte sullo sviluppo del Paese. In questi quattro giorni di lavoro, uomini politici e uomini di partito hanno cucito con fatica degli accordi. Qui i delegati sono della de per il 72 per cento e del pei per il 22 per cento. Un successo c'è stato: si è vinta la diffidenza del piccoli verso 1 grandi. Le città metropolitane non si arrogano il privilegio di decidere per tutti. Chiedono che i loro problemi atipici siano affrontati. Come detto da Porcellana e Aniasi n rivendicano il diritto di assolvere ai propri doveri ». I loro sindaci conoscono i problemi. Hanno delle idee, delle proposte per risolverli. Non esiste invece una chiara linea nei partiti, nell'Anci, negli altri rappresentanti del potere locale. L'on. Vittorino Colombo, responsabile de degli enti locali, ha presieduto una riunione dei sindaci democristiani: I suoi interlocutori erano visibilmente spaesati, sconcertati. Si naviga nelle nebbie di alternative insolute: mantenere o no le province? Fare o no I consorzi? Quali le competenze delle Repioni? Quali là dimensione e il potere dei comprensori? Tanto è vero che Vittorino Colombo conclude: n Nella nuova legge comunale e provinciale si dovranno /issare criteri generali, lasciando spazio per una notevole articolozióne. Sarebbe un grave errore lare una legge analitica precisa vincolante al massimo. Perché siamo in un momento di trasformazioni ». Molti amministratori comunisti hanno seguito, durante il dibattito, una posizione del partito che è contrario alle aree metropolitane. In sintesi: creare dei governi metropolitani che mettano ordine nella congestione, che razionalizzino servizi e bisogni delle grandi masse, è un'operazione che rientra nei disegni capitalistici. Quindi no alle aree metropolitane, si agli investimenti. « Ma la realta non è sempre cosi schematica — dice un urbanista del comune di Milano —, l'industrializzazione del Sud non incide automaticamente sui meccanismi dì sviluppo di tutto il Paese ». E' recente il dibattito sulle ii cattedrali nel deserto »: cioè 1 grandi complessi industriali che troneggiano nelle piane meridionali senza determinare progressi sociali, ma solo Droduttivi. La spinta delle popolazioni italiane verso le città metropolitane, dura da un secolo. Ci sono anche processi psicologici: li ha sottolineati in particolare Darida, sindaco di Roma: ii Nelle valli interne del Lazio ci sono stati ■ protondi miglioramenti delle condizioni dt vita, ma questo non ha fermato la emigrazione verso la capitale ». Ci sono fenomeni di massa clic sfuggono alle previsioni dei tecnici. In Inghilterra sono state inventate le ii new towns » città satelliti a ventiquaranta chilometri dui centro urbano con efficientissimi trasporti, con negozi, teatro, servizi. La gente non vuole starci e la ragione è perfino banale: si annoia. Una materia complessa con interrogativi oscuri per gli stessi esperti, gli urbanisti o i futurologi. Un compito arduo per i sindaci, per gli assessori di Milano cnsaabSnzzglsdlapnfbgscDdnnd1scalscinb come di Montabone che ne hanno discusso in sede di commissioni specializzate. E' un passo avanti che questi problemi siano affrontati. Lo dice Fon. Vittorino Colombo, lo dicono i grandi sindaci. Soluzioni bell'e fatte non ci sono. Nei gruppi di partito si è iniziata la preparazione della mozione che concluderà i lavori oggi. Essa fisserà gli impegni pelli futuro: nuovi compiti e responsabilità dell'Anci (difficoltà di organizzazione e di personale), rapporti con le Regioni (oggi arriverà il ministro Gatto), soprattutto un'azione con gli organi della Programmazione. E' con- tistrerzocoràp(ITincLtdgldfermata l'incontro, dopo rassetta- j dblea, con 11 ministro Giolitti. j gResta aperto il problema delle sgrandi aree metropolitane, ii Non \ msolo di Torino città o Milano j ccittà, ma di tutti i comuni coìn- Dolfl nelle /asce dì gruppo » come adice l'on. Colombo. L'obiettivo I «non sono I modelli nord-america- | sni: città gigantesche a distanza di Jet l'una dall'altra. Neppure 11 modello danese o svedese: una sola area di sviluppo che fagocita tutto il Paese. L'Italia può articolare su tanti poli il suo sviluppo economico e civile. Però sino a che le strutture economiche continueranno ad aggregarsi in grandi aree, sindaci come Antani o Porcellana continueranno a battersi dentro i problemi in nome della gente che sta male. a. pap. vFtcvPpcllclds