La crisi d'occupazione rimane in primo piano di Mario Salvatorelli

La crisi d'occupazione rimane in primo piano Negli incontri Confindustria-sindacati La crisi d'occupazione rimane in primo piano L'aumento di disoccupati e sottoccupati confermato dall'Istat e dagli imprenditori - Come il fenomeno è distribuito tra i vari settori - La flessione del numero di ore lavorate per operaio (Nostro servizio particolare) Roma, 1 novembre. Mercoledì è in programma il secondo incontro tra sindacati e Confìndustria, per continuare l'esame congiunto della situazione economica, iniziato con la riunione del 20 ottobre. La valutazione positiva espressa da ambedue le parti su queste consultazioni non attenua la gravità dei dati, in parte noti, in parte emersi nel corso dei colloqui, sulla « profonda crisi » che il Paese sta attraversando. Positivo, invece, è il fatto che i rappresentanti degli industriali e dei lavoratori cerchino i punti d'incontro per proporre e attuare le misure richieste dalla congiuntura, anziché intentare un processo al passato. Come il 20 ottobre, anche il 3 novembre sarà in primo piano il problema dell'occupazione, con le sue conseguenze d'ordine sociale ed economico, come sottolinea oggi un'analisi della Confìndustria. Un maggior numero di disoccupati e sottoccupati, infatti, significa un aumento delle tensioni sociali, che non facilitano una ripresa dell'economia; inoltre, una flessione dei redditi da lavoro dipendente (il cosiddetto «monte paghe»), provoca una riduzione della domanda, in un momento in cui il sistema produttivo accusa un basso grado di utilizzazione degli impianti. Un basso sfruttamento degli impianti esistenti, a sua volta, provoca almeno tre fenomeni negativi: flessione negli investimenti; sensibile aggravio dei costi per le imprese, a causa delle spese generali fisse che si ripartiscono su una produzione minore; spinta al rialzo dei prezzi di vendita per assorbire, almeno in parte, questo aggravio di costi. L'estendersi della disoccupazione e della sottoccupazione nell'industria è stato confermato dall'istituto di statistica, che ha calcolato una flessione del 2,1 per cento nel numero dei dipendenti, rispetto al luglio dell'anno scorso, e una sensibile diminuzione anche del tasso d'ingresso, cioè del rapporto tra il numero dei dipendenti che entrano a far parte del personale degli stabilimenti e la consistenza totale dell'occupazione. Per le industrie in senso stretto (manifatturiere, elettriche, del gas e dell'acqua), il tasso è sceso dal 22,7 per mille del periodo gennaio-luglio '70 al 15,6 per mille dei primi sette mesi '71; per le industrie delle costruzioni, il tasso d'ingresso è passato dal 63 al 49,6 per mille. L'occupazione dipendente (dirigenti, impiegati, intermedi, operai e apprendisti) ha accusato una flessione dell'I,7 per cento nei primi sette mesi '71, rispetto allo stesso periodo '70. Ma le variazioni sono assai diverse da settore a settore: si passa, inlatti, da un aumento del 4,1 per cento nelle industrie metallurgiche e del 3,2 per cento in quelle che costruiscono mezzi di trasporto, a una diminuzione del 3,1 per cento nell'edilizia e del 4,4 per cento nelle industrie tessili e del l'abbigliamento. Più pesante la flessione nel numero delle ore lavorate mensilmente per operaio. Il dato per il complesso dell'industria è già noto: il 4,5 per cento meno dei primi sette mesi '71 (con l'indice a 98,7, inferiore dell'1,3 per cento alla media mensile 1969, fatta eguale ,a 100). Tutti i settori registrano diminuzioni, eccettuato quello delle industrie elettriche, del gas e dell'acqua, che espongono una variazione in aumento del 3,7 per cento. Negli altri la maggior flessione (6,4 per cento) si è avuta nelle industrie metallurgiche, seguite dalle meccaniche (5,8 per cento), da quelle che costruiscono mezzi di trasporto (5,1), dalle chimiche (4,4) e dal settore tessile e abbigliamento (4,3 per cento). Per l'effetto combinato delle variazioni nel numero degli occupati e della durata media del lavoro, il totale delle ore di lavoro pre. state nel periodo gennaio-luglio '71 risulta diminuito del 6,1 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. I dati del periodo agostoottobre non sono ancora disponibili, ma già si sa che non potranno registrare alcun miglioramento. E la situazio-cdnsctpenmsicggll6zbcvne nell'industria rischia di ag-gravarsi anche per cause sta gionali. Inoltre, vengono a mancare le occasioni di lavoro offerte durante la primavera e l'estate da altre attività, come il turismo e l'agricoltura. La situazione è tanto più pesante in quanto, per la prima volta negli ultimi vent'anni, si è invertito il flusso di forze di lavoro chedall'agricotura passava all'industria. Ora, con l'avvicinarsi dell'inverno, il ritorno ai campi sta per trovarsi privo di possibilità di lavoro. Se non si verificherà a breve scadenza una ripresa dell'economia, un sensibile aumento del numero dei disoccupati e dei sottoccupati deve essere responsabilmente ritenuto come probabile. Mario Salvatorelli *

Luoghi citati: Roma