L'ospedale di Pavia risponde alle accuse dell'ex dirigente

L'ospedale di Pavia risponde alle accuse dell'ex dirigente Dopo gli avvisi di procedimento penale L'ospedale di Pavia risponde alle accuse dell'ex dirigente « La clinica medica è stata ridotta, dice un documento, perché aveva troppi letti: è stata quindi applicata la legge» (Dal nostro corrispondente) Pavia, 30 ottobre. Dopo gli avvisi di procedimento penale notificati dalla Procura della Repubblica di Pavia al Consiglio di amministrazione dell'ospedale policlinico San Matteo, vi è stato oggi il primo intervento ufficiale da parte dell'organismo ospedaliero sotto accusa. L'intero Consiglio di amministrazione (e cioè il presidente prof. Attilio Ciacci ed i consiglieri Virginio Trespi, Giancarlo Abelli, Dino Cristiani, Ignazio Disca, Giuseppe Gatti. Alberto Semeraro, Lino Lugano e Mariuccia Carnevale) è stato indiziato del reato di interesse privato in atti di ufficio in seguito all'esposto che il prof. Giuseppe Pellegrini, direttore delia clinica medica dell'ospedale San Matteo, assistito dall'avv. Ugo De Fanis, presentò nel settembre scorso all'autorità giudiziaria. All'origine della vicenda è una delibera presa dall'ente ospedaliero (poi annullata dal Consiglio di Stato) di istituire i due primariati di cardiologia e di ematologia. Sui motivi che hanno indotto gli amministratori dell'ospedale ad assumere la delibera vi è stato oggi un intervento dello stesso Consiglio: « Nel dicembre del 1968. l'ex presidente del Consiglio d'amministrazione — è detto nel documento — in accordo con l'amministrazione universitaria deliberava di creare due istituti di cardiologia e di ematologia, autonomi rispetto alla clinica medica pur essendo istituti universitari, chiamando a reggerli il prof. Pietro Bobba e il prof. Carlo Bernasconi, su precisa designazione dell'Università. Si opponeva il prof. Pellegrini a tale deliberazione, che riduceva i posti-letto della clinica medica (che comunque rimanevano in misura siweriore a. massimo consentito dalle leggi vigenti) e provocava a lui un notevole danno economico, essendo allora vigente il sistema della corresponsione dei compensi fìssi per ogni ricoverato a favore del direttore della clinica ». Il Consiglio di Stato annullava le due delibere che creavano gli istituti universi¬ tari di cardiologia ed ematologia, retti dai due professori Bobba e Bernasconi. « L'amministrazione ospeaaliera — prosegue il comunicato — cor? delibera del 26 maggio 1971. molto tempo prima che il Consiglio di Sfato provvedesse a notificare la propria decisione (fatto questo avvenuto il 17 giugno del 1971), riconoscendo l'esattezza di tale decisione ed in attuazione della sentenza citata, annullava le due deliberazioni del 1968. Ma ciò fatto, poiché più di due anni di attività dei detti istituti, avevano dimostrato l'effettivo interesse pubblico al mantenimento di reparti di assistenza nei detti campi, l'ospedale deliberava l'istituzione di due divisioni ospedaliere di cardiologia e di ematologia ». A far ciò era confortato dalla stessa sentenza del Consiglio di Stato, nella quale si leggeva che la condotta dell'ospedale San Matteo, in relazione alle delibere del 1968 era censurabile in quanto non presa unilateralmente per fini di propria ristrutturazione ospedaliera, bensì presa « per il funzionamento degli istituti clinici in accordo con l'Università. Oltre a ciò. si rendeva necessario, finalmente, applicare la legge n. 132 del 1968 che prevede per una clinica universitaria, un massimo di 120 posti letto: mentre la clinica medica, qualora avesse assorbito le divisioni di cardiologia e di ematologia, si sarebbe riportata ad oltre 400 posti letto, con le conseguenze che tutti possono prevedere in ordine alla effettiva assistenza ospedaliera ». f. p.

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