Lungo colloquio Breznev-Pompidou (non era previsto dal programma) di Carlo Cavicchioli

Lungo colloquio Breznev-Pompidou (non era previsto dal programma) Dopo l'accordo economico, qualche contrasto politico Lungo colloquio Breznev-Pompidou (non era previsto dal programma) Due problemi al centro delle discussioni: sicurezza europea e riduzione delle truppe - La Francia preoccupata per un eventuale ritiro degli americani dall'Occidente - Oggi il comunicato conclusivo sulla visita del capo sovietico a Parigi (Dal nostro corrispondente) Parigi, 29 ottobre. Alla vigilia del ritorno a Mosca, Leonia Breznev ha avuto oggi un'ultima lunga conversazione a quattr'occhi con il presidente Pompidou. Questo incontro non era nel programma della visita, e l'Eliseo precisa ch'è stato il segretario generale del pc sovietico a sollecitarlo, ieri l'altro. La modifica — che ha indotto l'ospite ad annullare altri impegni meno gravosi, quali la sosta dinanzi alle opere di Picasso di proprietà russa in mostra al Museo d'arte moderna, e un giro turistico della città — ha dato il via a molte illazioni e congetture. Sul colloquio, durato due ore e quaranta minuti, il portavoce della presidenza. Denis Baudoin, ha rilasciato una scarna dichiarazione. Si è discusso, egli ha detto, su due temi e in maniera «molto approfondita»: il problema della sicurezza europea, e la riduzione delle forze militari. Ma si può ben presumere che i due statisti abbiano sfiorato pure altri soggetti: la Cina, per esempio, con le conseguenze che avrà il suo ingresso all'Onu e particolarmente al Consiglio di Sicurezza, la crisi mediorientale e la situazione del Mediterraneo cui ieri, a Marsiglia, Breznev ha alluso in termini non proprio concilianti. E' verosimile, infine, che nell'ultimo abboccamento «privato» il segretario generale del pcus abbia fatto un estremo vano tentativo per strappare a Parigi qualche concessione politica più concreta e sostanziosa: ma non sembra aver colto altri frutti nel giardino autunnale dell'Eliseo. Domattina, giorno del commiato, dopo una riunione ampliata ai rispettivi ministri ed accompa- gnatori. si pubblicherà un ■titiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiifiiiiii «comunicato congiunto» sugli incontri e un «enunciato» dei princìpi della cooperazione franco-sovietica. I russi origi-1 nanamente speravano in un \«trattato d'amicìzia», quindi nei giorni scorsi s'era ventilata una «dichiarazione solenne »: adesso si è scesi all'« enuncìato». Breznev ha rivolto questa sera dagli schermi della televisione un discorso ai francesi: «Cari amici — egli ha esordito — noi siamo soddisfatti appieno dello svolgi- mento di questi incontri, e certi che i risultati si faranno sentire in Francia e al di là delle frontiere: Mosca e Parigi hanno deciso di approfondire e di consolidare ulteriormente la loro cooperazione politica». Ed ha concluso, dopo un accenno ai problemi economici, con una descrizione turistico-sociale dell'Unione Sovietica e del benessere che a giudizio del segretario generale del pcus vi regna. Breznev, a differenza degli altri giorni, appariva stanco e meno incline al sorriso gioviale. In mattinata aveva visitato a Flins lo stabilimento principale della Renault, che è considerato il più moderno di Francia, impiega 20 mila persone e produce quotidianamente 1700 veicoli. A fargli gran festa nella fabbrica di Flins, era sempre lo stesso gruppo di militanti del pc francese, i quali si spostavano da un reparto all'altro, via via che Breznev avanzava, a inalberare i medesimi cartelli e slogans. Accompagnava il segretario del partito comunista sovietico il presidente e direttore della Renault. Pierre Dreyfus. Gli è stata offerta in dono un'auto, relativamente lussuosa e potente. Breznev s'è seduto ai volante, ha avviato il motore e. cosa strana per un ingegne i re meccanico, ha chiesto: «Maiiiiti(itiiiiiiiiiiiiitiiiiiJiiiiaiiiiiiiJiiiiiiiitiiiiiiii questa vettura può davvero raggiungere i 110 chilometri l'ora». Forse sull'eco d'una tale dichiarazione, pure l'Eliseo gli ha regalato stasera un'automobile, una Maserati-Citroén, capace, questa, di 250 chilometri l'ora, almeno sulle strade occidentali. Carlo Cavicchioli *