Marsala: il mostro è ancora libero mentre si cercano i due cadaveri

Marsala: il mostro è ancora libero mentre si cercano i due cadaveri Una settimana di angoscia e la paura continua Marsala: il mostro è ancora libero mentre si cercano i due cadaveri Ormai è quasi certo che anche le sorelline Ninfa e Gina Marchese sono state uccise dal bruto - Sembrano cadere i sospetti contro il giovane che lavorò nella fabbrica dei nastri adesivi - Gli indiziati sono cinque o sei - Interrogati e poi rimessi in libertà - Carabinieri e agenti setacciano le campagne - Un bottone di giacca maschile trovato accanto al corpo di Antonella (Dal nostro inviato speciale) Marsala, 28 ottobre. Un'altra intensa giornata di indagini e di battute della polizia nelle campagne di Marsala: si cercano, sperando di trovarle ancora in vita, le due sorelline Ninfa e Gina Marchese rapite giovedì scorso da un bruto con la loro amica Antonella Valenti. L'allucinante scoperta del cadaverino di Antonella ha impresso alle indagini un ritmo frenetico ed ha gettato la città nell'angoscia. Il mostro è ancora in libertà. Nell'ufficio, alla parete dietro la scrivania, del procuratore dr. Terranova, che dirige l'inchiesta sul misterioso delitto, c'è un quadro ad olio impressionante. Lo ha dipinto in cella, anni fa, un ergastolano e lo ha regalato al magistrato. C'è un uomo, che pare uscito dall'inferno. Ha occhi biechi, ghigna e ha le bave. Tiene penzoloni sulle spalle il cadavere di un bimbo. Tutto il quadro ha colori cupi e violenti, ma il corpo del bambino è bianco come il gesso. Si pensa ad Antonella, a Ninfa e a Gina.. — A che punto siamo, dottor Terranova? « Stiamo ancora cercando i cadaveri delle altre due bambine e l'assassino. Per cinque giorni sì sono cercate le tre bimbe scomparse, si riteneva che fossero prigioniere e si sperava di trovarle vive. Martedì, la scoperta del cadavere di Antonella ha spento ogni illusione. Stamane alle 8, duecento carabinieri sono partiti per cercare i corpi delle sorelle Ninfa e Gina Marchese a nord-est di Marsala. Alla stessa ora. altrettanti poliziotti sono andati verso sud-est. Fino a notte si è cercato nella zona di Mazara del Vallo, di Castelvetrano, nella provincia di Agrigento: Scrocca, Menfì, Sambuca, Salita Margherita. Mentre si cercano Ninfa e i Gina, si continua a dare la caccia all'assassino. Una caccia che richiede anche fortuna. E il grande lavoro del magistrato e di tutti merita un poco di fortuna. Gli eie- menti che aiutano a risolvere il caso sono pochi. Il benzinaio Hoffman ha visto giovedì, alle 15, sulla strada di Mazara, una 500 blu, forse targata Trapani, con delle bimbe che si dibattevano: è il primo elemento. Gli indizi Il secondo è il nastro adesivo con il quale l'assassino ha tappato la bocca di Antonella. Ci sarebbe un terzo elemento: i carabinieri avrebbero un bottone di una giacca maschile trovato accanto al cadavere di Antonella. La 500 blu ha fatto sospet tare un contadino, Francesco i Luminari, perché il cani poliziotti erano arrivati alla sua casa, alla sua auto. Il dr. Terranova dice che il Luminari è « un cittadino al di sopra di ogni sospetto », ma se i cani hanno fiutato la sua auto è doveroso far esaminare la vettura. Le perizie sono in corso. Francesco Luminari dimostra di non temere queste indagini, ma è addolorato dagli eventi, soprattutto perché vede la moglie e i suoi due bambini avviliti e sempre in lacrime. Si continuano a cercare « 500 » blu in tutta la zona, a controllare le personalità dei proprietari è i loro alibi per le prime ore del pomeriggio di giovedì scorso. Il nastro adesivo ha portato ad una fabbrica a 7 chilometri da Marsala, la cartotecnica « San Giovanni Industrie Riunite », che lo usa per gli imballaggi. Sembra che sia la sola industria della zona ad usare questo nastro adesivo, che non si trova nei negozi ma viene importato. Il proprietario della « San Giovanni », il signor Anania, ha detto, appena gH hanno mostrato il nastro trovato sul cadavere di Antonella: « Non so che pensare; certo, mi sembra il nostro, sembra uscito di qui ». La fabbrica impiega un centinaio di operai. Parecchi di loro sono stati controllati. Uno in particolare: Vincenzo Cammarata, 25 anni, che nel giugno scorso era stato licenziato. Sembra che il Cammarata fosse indiziato perché la sua abitazione dista poche centinaia di metri dalla casa delle tre bimbe. E' stato interrogato pei- tutta la notte nella caserma dei carabinieri, non è mai parso turbato. Rilasciato Poco prima dell'alba sembra sia risultato che non c'era nulla contro di lui, che era soltanto vittima di circostanze. E' il primo ad apprezzare gli sforzi degli inquirenti, capisce — anche se sven turatamente è ' toccato a lui — che i carabinieri non deb bono trascurare nulla. Essi partono anche su segnalazioni di "pazzi, come è accaduto oggi quando un folle ha telefonato dicendo che l'assassino delle bimbe era il proprio fratello. Tuttavia non è detto che la « pista Cammarata » sia stata del tutto abbandonata dagli inquirenti. Ancora parecchi elementi vanno chiariti. Il passato del giovane non è limpidissimo. Altre cinque-sei persone, la scorsa notte, sono state invitate in caserma e interrogate, sempre in merito al nastro adesivo, che qualcuna di loro avrebbe avuto la possibilità di procurarsi alla «San Giovanni ». Tutte sono state rilasciate nelle prime ore della mattinata, alcune dopo essere state visitate dal dr. Bellafiore, medico legale presso il tribunale, il quale doveva accertare se avevano lesioni, graffi, segni di lotta e di violenza. Non è risultato nulla. « I parenti di Antonella hanno urea tomba su cui piangere. Ma noi non sappiamo cosa fare, se metterci il lutto o aspettare. Ma aspettare che cosa e per quanto ancora? », dice il padre di Ninfa e Gina. E' una settimana che lui e la moglie aspettano. Sette giorni fa, quel giovedì mattina, le bimbe hanno fatto colazione con i tre fratellini in questa cucina, dove c'è su un mobile la fotografia dei genitori nel giorno delle nozze, con la scritta « Viva gli sposi ». La magra colazione di 5 figli di un bottaio disoccupato. Poi Ninfa è uscita con l'amica Antonella, sono andate a scuola. Ninfa, 7 anni, nella prima classe; Antonella, 8 anni, nella seconda. Entrambe ripetenti. « Non perché tarde, erano anzi intelligenti. Ma forse ih casa non erano molto seguite», mi dicono le loro maestre, Ingolla e Stalteri. La classe eli Valenti Antonia, detta Antonella, è al secondo piano della scuola « E. Pestalozzi ». Bimbe e maschietti con grembiuli azzurri e grandi fiocchi rossi. «Sono 34 » dice la maestra Stalteri; subito si corregge: « iVo, adesso sono 33 ». « Che programma avete svolto, quel giovedì? », domando alla maestra. « Abbiamo parlato della creazione, poi un dettato. E i bimbi hanno recitato una poesia che comincia: "C'è una stella su nel cielo, c'è un passero sul melo" e finisce: "C'è una fiamma nel mio cuore, è la più viva che ci sia, ce l'ha messa mamma mia" ». E' stato, dunque, un qualunque mattino di una scolara della seconda. Poi, a casa per il pranzo. Alle 13,45 Antonella è uscita per accompagnare a scuola la sorellina, che fa il turno di pomerig¬ gio. Con lei c'erano Ninfa e Gina, di 5 anni. Sono state « rubate » al ritorno. Era un pomeriggio come questo, di sole molto caldo. Dalla setto la a casa ci sono trecento metri, la maggior parte dei quali in strada sempre animata. Ma c'è anche un vicolo di una settantina di metri, deserto. Si ritiene che le tre bimbe siano « sparite » in questo vicolo deserto, dove una macchina vi passa appena. Si sospetta che l'assassino le abbia aspettate e con l'inganno (non è difficile ingannare delle bambine) le abbia fatte salire in macchina. Luciano Curino Marsala. Parenti di uno dei fermati, nell'auto, giungono al comando dei carabinieri per essere interrogati (Tel. Ansa)

Luoghi citati: Agrigento, Castelvetrano, Marsala, Mazara Del Vallo, Trapani