Una laurea in astrologia di Renato Ghiotto

Una laurea in astrologia Una laurea in astrologia Fra le arti divinatorie, che sono centinaia, l'astrologia ha ancora straordinaria fortuna. I caldei, che l'hanno inventata, se ne servivano per configurare le imprese dei re, le cui azioni soltanto rispecchiano in disegni terreni le mappe del cielo; la mitologia greco-romana caricò l'astrologia di nuovi simboli, interiorizzandola, c la collocò in questo modo nel sotto» bosco dei riti mistcriosofici: Giulio Cesare sopportava, come una cerimonia indispensabile, che gli aruspici interrogassero le interiora degli animali sacrificati, ma non avrebbe mai consultato un astrologo sulle sorti di una battaglia. ( A partire dal Seicento l'astrologia si rinnova e si codifica con tale spreco di minuzioso ingegno che, allontanandosi dalle sue origini mitiche e religiose, diventa una tecnica. Il don Ferrante dei Promessi Sposi, che si professa aristotelico, crede negli astri perche l'arte di leggere nelle stelle gli sembra razionale, mentre è soltanto sistematica, c non ha dubbi ncll'attribuire la peste alla latale congiunzione di Saturno con Giove. Ma non può essere caduto nello stesso abbaglio il provveditore agli studi di New York, che pochi giorni la ha proposto l'impiego dell'astrologia nelle scuole, rischiando di essere licenziato. Infatti, dal Seicento ad oggi l'astrologia si è rivestita di nuove penne; con un colpo maestro ha risuscitato i vecchi dei, conformandosi ai dati della psicologia del profondo. Ha saccheggiato soprattutto Jung, che offriva con l'ipotesi dell'inconscio collettivo e col ruolo dei miti nella dinamica dell'anima una materia facile a travisare e ad adattare, e ha abbozzato una prospettiva in cui il nodo psicologico di ognuno di noi corrisponde alla configurazione planetaria del momento e del luogo in cui è nato. Ed e così che si spiega l'idea del provveditore agli studi di New York; non diversamente si comporta la signora che, a un certo punto della conversazione, ti confronta con uno dei suoi schemi e ti domanda di colpo: scusi, lei di che segno è? Stabilire un oroscopo o tema astrologico di nascita, ricavarne un'interpretazione d'insieme, paragonarlo con altri temi a scopi d'indagine psicologica o divinatoria, è un lavoro pazientissimo, in parte meccanico, in parte deduttivo o, meglio, combinatorio. Dodici segni zodiacali, dicci pianeti, dodici case; calcolo dell'ora locale della nascita e del tempo siderale; domificazione, ossia localizzazione dei segni nelle case; determinazione della posizione dei pianeti e dei loro aspetti o situazioni relative (vedi la congiunzione funesta di don Ferrante): tutto questo ri chiede calcoli, tanto più rigo rosi quanto più incerte e non giustificabili sono le antichissime divisioni della volta celeste in dodici zone e quanto più anacronistico appare il postulato geocentrico, per cui le costellazioni si spostano lungo l'eclittica. Non parliamo poi dell'interpretazione, nella quale le risorse del dilettante astronomo tolemaico si devono alleare a quelle del dilettante psicologo junghiano. Molti dilettantismi inessi insieme producono, in questo caso, un singolare professionismo, nel senso almeno che gli astrologhi che si rispettano sono soltanto astrologhi. Non avrebbero tempo di essere altro. Né il provveditore di New York, né la signora che t'interroga sul tuo segno zodiacale intendono stabilire un vero oroscopo per migliaia di scolari o per ogni sconosciuto che cade nella gelatina verbale di un salotto; il simbolismo dei segni è stalo impastato in modo da rappresentare dei quadri o ritratti psicologici, per comodità delle dame e dei provveditori alla moda. A questi stereotipi si ricorre per spiccioli d'indagine introspettiva: pesci favoriscono la ricerca scientifica o storica e l'indagine poliziesca; il capricorno è un introverso, tendente all'avarizia; il leone, se non sta attento, rischia di diventare autoritario o megalomane. A questo livello, o con un grado di elaborazione di poco superiore, si e andata volgarizzando una tipologia, che permette a una signora più tor¬ nitdi qusegputerredaunpeè asi sosotalreunprlozimsccobil'iopnesminrimasneo l'dcoledcofiEgmncecdrcvtgndotzcsogdctpdoacBvc o o i n e ù aoerro a o mi n ono thi. re w nle ro ahe di ei oaer ovsti ic: ca ne un rienriun oco gahe or¬ nita di memoria e più sicura di se il procedimento inverso, quello cioè di dedurre il tuo segno dalle manifestazioni che puoi aver dato del tuo carattere, in mezz'ora di chiacchiere; e in questo caso la domanda tende a veder confermati un giudizio o un'intuizione personali, e diventa: scusi, lei è ariete? Brava, ha indovinato. Resta soltanto da domandarsi quale fascino agisca, attraverso l'astrologia, anche sulle persone che, per abitudine mentale, dovrebbero essere le più refrattarie agli allettamenti di uno specchio di simboli, che pretende di riflettere la psicologia di un individuo. Non c'è che una giustificazione: il riposo, per un momento, dall'obbligo di riconoscere la conoscenza oggettiva come l'unica conoscenza possibile, un attimo di ripudio dell'idea scientifica. L'astrologia opera in grande, su scala planetaria e siderale, se non cosmica; in una fastosa messa in scena di miti antichissimi, ricostituisce la tradizione animistica e antropocentrica, ci assegna una parte necessaria nei piani della natura. * * Che ce ne rendiamo conto o no, mentre impariamo che l'ariete è un segno di contraddizione, stiamo proclamando, come don Ferrante, che le stelle sono vicine; « o mi vorranno dire che stan lassù a far nulla, come tante capocchie dì spilli ficcati in un guancialino? ». Ed è evidentemente meno angoscioso guardare gli astri come testimoni o partecipi delle nostre sorti, che non pensare che stiano lassù a fare nulla e cioè a fare soltanto il loro casuale e meccanico mestiere di corpi celesti, legati alla terra da ncssun'altra attrazione che quella gravitazionale. L'astrologia ha, dunque, un vantaggio sulle altre pratiche livinatorie: quello di prospettare un immaginario progetto globale, in cui il cammino umano si confonde col movimento delle stelle: il cielo è un libro, o uno specchio. Siamo infinitamente lontani dalle divinazioni minori, nelle quali le incerte parole rivelatrici sono scritte a caso dai dadi, dagli ossi, dal volo dei corvi o dal guizzo delle lucertole, dai fondi di caffè, o dalle ferite e ci catrici, che i soldati turchi in terpretavano sul proprio corpo per ricavarne una traccia dell'avvenire. Miti antichissimi o leggende religiose si sono adattati alle scoperte della psicologia, al solo scopo di comBinarc una vacanza conoscitiva che anche l'uomo di oggi potesse accogliere, per lo meno con curiosità. L'ultimo passaporto che l'astrologia si è procurata, consiste nel proporsi come un'illuminazione che aiuti alla realizzazione di se stessi; come un invito a compiere l'Operazione astrologica, allo stesso modo in cui l'Operazione degli antichi alchimisti era contemporaneamente trasmutazione della materia e una via di evoluzione psichica. Niente, dunque, di determinato o di costrittivo nella pagina delle stelle che ci parla di noi: astra inclinant, sed non cogunt. Il procedimento analogico, applicato a qualunque segno o simbolo, produce significati diversi: la bilancia, per esempio, favorisce i facili amori ma anche le arti più delicate, una vocazione alla giustizia ma anche l'esitazione nelle scelte, la lentezza, l'indecisione. Soccorrevoli indicazioni ci mostrano, di continuo, l'astrologico rovescio della medaglia e ci ammoniscono a tenerci dal lato giusto, se vogliamo intraprendere la piena realizzazione della nostra esistenza. Come negare che, delle favole millenarie, la cui funzione consolatoria siamo costretti oggi a rifiutare come vana illusione, l'astrologia ci sembri ancora un surrogato ingegnoso, da prendere di tanto in tanto come si prende una pillola tranquillante? Anche se siamo coscienti di usarla a questo scopo, divagandoci con alcune delle più antiche invenzioni a rimedio della solitudine dell'uomo in un universo indifferente, l'astrologia ci sembra innocua: non può diventare una tede o una spiegazione del significato dell'esistenza. E', a sua volta, un gioco di specchi, attraverso cui gettiamo uno sguardo su un regno perduto. Renato Ghiotto , padcsmptfmppefsdzRaac9iSiiqaicpI

Persone citate: Brava, Jung

Luoghi citati: New York