Finiti gli scioperi dei guardacaccia dopo la strage fatta dai bracconieri di Remo Lugli

Finiti gli scioperi dei guardacaccia dopo la strage fatta dai bracconieri Accolte le richieste dei dipendenti del Gran Paradiso Finiti gli scioperi dei guardacaccia dopo la strage fatta dai bracconieri Si setacciano i boschi per cercare le carcasse degli stambecchi e dei camosci uccisi dai bracconieri - Il bilancio sembra meno catastrofico del previsto, ma è ugualmente pesante - Si spera in un ampliamento del parco per evitare che gli animali escano dalla riserva e cadano sotto i colpi dei cacciatori abusivi {Dal vostro invialo speciale) Aosta, 20 ottobre. Il nuovo sciopero delle guardie del parco del Gran Paradiso annunciato per la fine della settimana non ci sarà: le richieste avanzate dai .sindacati sono state accolte oggi in un incontro a Roma. E' una notizia confortante per due motivi: perché dà tranquillità e fiducia ad una categoria di lavoratori da troppo tempo in attesa di miglioramenti economici; e perché impedisce che i cacciatori di frodo, approfittando dell'allentamento della sorveglianza, riprendano la strage di stambecchi e camosci. I 58 guardacaccia hanno ripreso il lavoro alle sei di ieri mattina; molti di essi stasera non avevano ancora interrotto il servizio, lo avrebbero continuato fino a notte inoltrata. Si sta setacciando tutto il parco per constatare l'entità della strage compiuta dai bracconieri. « Forse il danno è rimasto contenuto in una misura meno grave di quanto era apparso in un primo momento — afferma l'ispettore sanitario del parco, dott. Peraccino —. Finora abbiamo la certezza che sono stati uccisi 20 camosci e 7 stambecchi, dei quali sono stati trovati o i visceri o le carcasse abbandonate dai cacciatori in fuga perché sorpresi dalle guardie forestali, di finanza o dai carabinieri che avevano sostituito i guardacaccia. Certo troveremo altri resti; c indubbiamente parecchi bracconieri saranno riusciti a portare fuori dalla zona il loro bottino. Si può presumere che questi tre giorni di sciopero siano costati al patrimonio faunistico un centinaio di camosci e una cinquantina di stambecchi ». Un danno che non ci voleva. Il parco ha già la vita difficile a causa dei suoi confini che sono segnati in modo da favorire i cacciatori i quali, nel periodo della caccia, si appostano ai margini là dove gli animali sono soliti scendere e transitare e li uccidono, regolarmente, se così si può dire. Lo stambecco, il re della montagna, è in Europa da una dozzina di milioni di anni e sulle nostre Alpi da un milione di anni. Mentre il suo passato si perde nella notte dei tempi, il suo futuro può essere brevissimo se non si corre ai ripari. Nel 1962 erano stati contati sul parco del Gran Paradiso 3500 stambecchi e 6200 camosci; l'ultimo conto fatto nell'agosto scorso ha dato questo risultato: 3300 stambecchi e 6000 camosci. Ogni anno cadono sotto i fucili dei | bracconieri dai 100 ai 120 animali. « In passato — dice il dott. Peraccino — la direzione del parco permetteva che venissero abbattuti dai cacciatori, dietro il pagamento di un milione per uno stambecco e 150 mila lire per un camoscio, gli animali più vecchi, quelli che potevano determinare un processo degenerativo della razza sotto il profilo genetico. Dal dicembre Ititi!) queste soppressioni sono state abolite, lasciando alla natura il compito dell'eliminazione dei più deboli, e questo per cercare di ridurre al minimo la diminuzione degli esemplari ». Il parco ha un'area di 60 mila ettari planimetrici, che corrispondono a uno sviluppo montano di 200.000 ettari, con un perimetro di 150 chilometri. E' evidente che su una superficie cosi vasta le 58 guardie in servizio, nonostante le molte ore di lavoro ed i molti sacrifici, non sono in grado di dare piena protezione a questa fauna che si sposta continuamente attraversando anche le aree che non sono vincolate, come quella del Piahtonetto e di Valsavaranche. Per la Valsavaranche siamo passati oggi. Lungo la salita da Villeneuve a Valsavaranche abbiamo contato otto tutto ferme (c'erano targhe di Aosta, Torino, Milano, Bergamo e Vicenza) con i caccialori in appostamento, i gomiti appoggiati al tetto della vettura, i binocoli puntati alle pendici delle montagne a scrutare i movimenti dei camosci e degli stambecchi, nella speranza di vederli scendere al di sotto delle paline che delimitano i confini del parco e, in questo caso, di poter spaiare. Nelle nazioni vicine si cerca di ridurre al minimo queste possibilità di caccia « re- S&tJSSSZ cLc'Ia I :M camoscio è consentita in | Svizzera 18 giorni all'anno, in Savoia 19 giorni, nelle Hautes ! Alpes 28 e in Valle d'Aosta ' 37; 37 giorni in cui il parco i i suoi animali ignari sono presi d'assedio. Quando lu costituito, nel V.\22, il parco non aveva questi attuali confini: erano in- cmadccrdGdsgpciluuicpecGcandvpvdscglIeluse nell'area vincolata anche la Valsavaranche e il Piantonetto. Ma un anno dopo, nel 1U23, un gruppo di | cacciatori andarono a reclamare da Mussolini ed egli per accontentarli tracciò un paio di segni sulla carta dicendo che lì avrebbero potuto cacciare. Quei segni di allora rappresentano ancora adesso dei pugnali nel cuore del Gran Paradiso. Il parco ha bisogno di veder ritoccati questi suoi assurdi confini che costringono i guardacaccia ad assistere, impotenti, all'abbattimento dei camosci. La Valsavaranche e il Piantonetto non sono gli unici punti critici: c'è, a sud, una striscia di terreno lunga in linea d'aria non più di tre chilometri, lr-rga due, coni-1 presa tra la Punta del Carro 1 e le Levanne, che non è vincolata e divide il parco del Gran Paradiso da quello francese della Vanoise, il quale arriva fino al confine italiano. Questa specie di corridoio è continuamente attraversata dagli animali dei due parchi, qui li attendono al varco i cacciatori. Dice il dottor Peraccino: « L'anno scorso assistemmo, coi binocoli, all'annientamento di un gruppo di 14. stambecchi ». Già nel '64 si tenne a Torino un convegno di esperti italiani e francesi per studiare i problemi inerenti alla contiguità dei due parchi. Se ne è riparlato il 30 settembre scorso, sempre a Torino, in occasione del Salone della Montagna: sia il direttore italia¬ no, ing. Framarin, sia il direttore francese, Bardel, sono ansiosi di poter raggiungere questo obiettivo. C'è da augurarsi che il progetto dell'ampliamento del Gran Paradiso (6000 ettari planime¬ trici in più) sia autorizzato e presto. Un tempo su queste nostre montagne selvagge c'erano l'orso, il lupo, la lince, il gatto selvatico, la lontra, l'aquila. Ora ci sono soltanto camo¬ sci, stambecchi e qualche aquila. Tutte le altre specie sono state annientate dall'uomo. Cerchiamo di frenare questa furia distruttrice. Remo Lugli Aosta. Un guardaparco del Gran Paradiso mentre sia sfamando un animale nella riserva

Persone citate: Bardel, Framarin, Mussolini, Peraccino