Una nube di vapore acqueo sale dai crepacci della Luna di Bruno Ghibaudi

Una nube di vapore acqueo sale dai crepacci della Luna Una nube di vapore acqueo sale dai crepacci della Luna Registrata dagli strumenti lasciati dagli astronauti - L'evento controllato dagli astrofisici della Rice University di Houston C'è acqua sulla Luna. Astronomi e astrofisici l'hanno sempre ritenuto probabile, ma adesso lo sanno con buona certezza. La conferma è venuta dagli strumenti lasciati da « Apollo 12 » ai bordi orientali del Mare delle Tempeste (novembre 1069) e ria « Apollo 14 » nella zona di Fra Mauro (febbraio 1071). Due di essi, in particolare, sono stati lasciati proprio allo scopo di segnalare la presenza di atmosfera: il rilevatore sovratermico di ioni, che registra la presenza di ioni positivi in prossimità della superficie lunare e il misuratore di ionizzazione a catodo freddo, che valuta la densità di particelle d'atmosfera, analizza i gas che fuoriescono dalla Luna. E sono stati proprio questi strumenti, il 17 marzo scorso, a segnalare al Centro spaziale di Houston che nella zona intermedia tra il Mare delle Tempeste e Fra Mauro si stava spandendo ima tenue nube di vapor acqueo. Poche ore prima i sismometri delle due stazioni lunari permanenti avevano indi¬ cato che la crosta selenica era stata scossa da tremori di ima certa entità. Molto probabile perciò che il vapore fuoriuscisse da qualche crepa appena prodotta. Come si sa sulla Lima la forza di gravità è tanto debole da impedire al satellite di trattenere attorno a sé un'atmosfera come quella terrestre. Il vapor acqueo proveniente dal sottosuolo si dissolveva perciò molto rapidamente nel vuoto cosmico circostante. Ma, poiché gli strumenti hanno continuato a segnalarne la presenza per circa 12 ore, è lecito supporre che la fuoriuscita del vapore aboia avuto una analoga durata. In questo periodo la nube, come hanno stabilito i computer ai quali è stata affidata l'elaborazione dei dati strumentali, si è sparsa su una superficie di circa 16 chilometri quadrati. Difficile, per il momento, stabilire se si tratta di vapore fuoriuscito da una sola fessura oppure da più incrinature. I computer sono però riusciti a calcolare che la condensazione del vapora conte¬ nuto nella nube, data la sua estrema rarefazione, avrebbe prodotto un litro d'acqua. John W. .Freeman, l'astrofisico della Rice University di Houston, al quale la Nasa ha dato l'incarico di raccogliere ed elaborare i dati trasmessi dalle stazioni scientifiche lunari, ha controllato e ricontrollato più volte l'evento prima di comunicare la straordinaria notizia. Le precedenti analisi dei campioni lunari portati a terra dagli astronauti, come si sa, hanno escluso la presenza d'acqua nelle rocce superficiali del Mare della Tranquillità, del Mare delle Tempeste, di Fra Mauro e della zona del crepaccio di Hadley. Ma secondo Freeman queste analisi, pur essendo ineccepibili dal punto di vista operativo, non sono determinanti. In realtà, non è affatto strano che la Luna abbia conservato dell'acqua nelle viscere, dopo aver perso quella che per periodi più o meno lunghi e in tempi più o meno remoti può aver bagnato la sua superficie. Le ipotesi al riguardo sono parecchie. Bruno Ghibaudi

Persone citate: Hadley, Houston, Rice

Luoghi citati: Houston