Rivelato a Milano il Paganini inedito

Rivelato a Milano il Paganini inedito La prima esecuzione in Italia del "Terzo Concerto,, Rivelato a Milano il Paganini inedito II lavoro, scritto nel 1828, si riteneva distrutto - Lo ha scoperto e presentato il violinista Szering (Nostro servizio particolare) Milano, 16 ottobre. Il repertorio violinistico si è arricchito di una « novità », scritta da Nicolò Paganini poco meno di un secolo e mezzo fa, e che si riteneva perduta: Il terzo concerto, in mi maggiore. Lo ha presentato stasera al Conservatorio di Milano, a pochi giorni dalla prima esecuzione nel tempo nostro — avvenuta domenica scorsa al Royal Festival Hall di Lon- i drà — il violinista polacco Henryk Szeryng, che dell'inedito paganiniano, custodito nell'abitazione milanese di Andreina e Giuseppina Paganini, pronipoti del maestro, è stato lo scopritore, e insieme il revisore e l'autore delle « cadenze » d'obbligo. Si completa cosi la conoscenza dell'intero ciclo dei cinque concerti di Paganini, dopo gli ancor recenti recuperi del quarto e del quinto, rispettivamente operati dal collezio nista Natale Gallini e dal musicologo Federico Mom pellio. Paganini scrisse questo la voro nell'estate del 1828, per la sua serata d'addio ai vien- nesi, dopo una trionfale serie di "quattordici concerti, sottolineati da deliranti acclamazioni. Nel finale, il rondò-polacca, Paganini sembra essere giunto al limite del j virtuosismo trascendentale, escogitando difficoltà di esecuzione che egli stesso, in una lettera, definisce « non superabili », quanto meno da parte di altri violinisti. Il virtuosismo costituisce l'aspetto essenziale e determinante di questo « Terzo concerto », integrato da una piacevole scorrevolezza melodica, con accenti di patetica elegia nel secondo tempo, un « cantabile affettuoso ». E, più degli altri concerti, il Terzo appare tributario della 1 gran matrice del melodram1 ma italiano, e in particolare, : rossiniano, nei suoi più ar : dui cimenti vocalistici, a quel tempo in grande onore nei teatri d'Europa. Esecutore di gran classe, e di eccezionale preparazione tecnica, Henryk Szeryng è stato applauditissimo, e con lui la London Symphony Orchestra ed il suo direttore Edward Downes. La grande orchestra londinese — già ammirata a Milano nell'esecuzione scaligera del War requiem di Britten — ha ri scosso calorosi consensi anche per la prestigiosa realizzazione, sotto la guida d Downes, del Don Giovanni di I taStrauss e dei Quadri di una j l'aesposizione Ravel. di Mussorgskij- g. pì- saal

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