La "lentocrazia" in Italia uccide le piccole industrie di Mario Salvatorelli

La "lentocrazia" in Italia uccide le piccole industrie Lo Stato salda con troppo ritardo le fatture La "lentocrazia" in Italia uccide le piccole industrie Se i rimborsi fossero solleciti, parecchie aziende potrebbero fare a meno dei crediti a tasso agevolato con il doppio vantaggio che vi sarebbero meno richieste di finanziamenti e procedure più rapide per accoglierle - Dichiarazioni della Confapi - Come funziona il Mediocredito (Nostro servizio particolare) Roma, 13 ottobre. « Se lo Stato pagasse le fatture, molte aziende potrebbero fare a meno dei crediti a tasso agevolato, con il doppio vantaggio che vi sarebbero meno richieste di finanziamenti e procedure più rapide per accoglierle», ci dice Carlo Bagni, segretario generale della Confapi, la Confederazione italiana della media e piccola industria. « Siamo alla riapertura delle scuole: può essere d'attualità sapere che le ditte tornitrici di materiale e sussidi didattici al ministero dell'Istruzione Pubblica vantano ancora un credito complessivo più vicino agli 8 che ai 7 miliardi. Vi sono editori di libri scolastici che attendono il pagamento di 200-250 milioni per libri ceduti l'anno scorso all'Ente nazionale biblioteche popolari e scolastiche, che fa da tramite (trattenendo* si il 10 per cento) tra editori e Stato ». Per le aziende minori, con un giro d'affari relativamente limitato, la necessità di anticipare le spese (soprattutto dopo un periodo di forti aumenti dei costi di lavoro e delle spese generali) e di rinviare le entrate a tempo indefinito, significa spesso entrare in un ciclo di «economie» che è l'anticamera della spirale recessiva. Alle difficoltà della congiuntura le piccole industrie aggiungono cosi, quando non le premettono, quelle derivanti dalla «lentocrazia» della pubblica amministrazione. « I tempi hinghì dello Stato — sottolinea Bagni — sono insostenibili per imprenditori che hanno mezzi modesti, anche in condizioni normali di operatività: ci si può immaginare quali reazioni a catena possono provocare in condizioni di crisi». Questi appunti riguardano lo Stato-cliente. Ma da un colloquio con i rappresentanti dell'industria minore emerge anche la critica a uno Stato che non è attrezzato a intervenire, in tempi e modi economicamente validi, nella sua veste di manovratore delle leve creditizia e fiscale. «Sono numerose le aziende — ci dicono alla Confapi — che attendono ancora il rimborso dell'imposta generale sull'entrata per esportazioni del 1(169. Si tratta di molti milioni, in mancanza dei quali l'impresa si può veder costretta a ricorrere al credito, aggiungendo costi a costi e attesa ad attesa, perché il credito arriva quando l'azienda ha ormai l'acqua alla gola, se già non è annegata». Il Mediocredito si difende. Alla domanda: qual è all'incirca il tempo tra richiesta di finanziamento e concessione, i funzionari rispondono che è impossibile generalizzare. «Ogni pratica ha la sua storia — osservano — non perché si usino due pesi e due misure. Non è assolutamente pensabile una differenza di trattamento, da parte nostra, a seconda del richiedente, del settore in cui opera o dell'entità della somma». Citano pratiche che sono state risolte entro venti giorni e il cui relativo finanziamento è stato concesso in due mesi, mentre ve ne sono che attendono anni. Riconoscono che esiste la «lentocrazia», sono i prima proporre e sollecitare misure per snellire la macchina del credito, ma aggiungono che la colpa dei ritardi è spesso degli interessati. «Noi partiamo — ci spiegano al Mediocredito — dalla documentazione che appoggia la richiesta di finanziamentoSu quella base istruiamo la pratica. Capita che, quando questa sta per * concludersi, scopriamo che lo stabile su cui si dovrebbe accendere un'ipoteca non è mai appartenuto al richiedente; oppure che il fratello, il cui nome è stato allegato per la fideiussione, non ne sapeva nulla e reagisce violentemente quando gli chiediamo la firma, negando di aver mai avuto un'intenzione del genere. Equivoci, anche in buona fede, di questo tipo, inesattezze, insufficienze di elementi d'indagine, sono numerosissimi. Così si deve ricominciare da capo, istruire un'altra pratica, che di per sé è lenta anche per le appendici che comporta (pareri, nulla-osta di organi ministeriali eccetera), mentre sì accumulano altre richieste di crediti». Questa mancanza di organizzazione da parte degli interessati, talvolta anche degli «esperti» ai quali essi si affidano, aggiunge così nuovi mo¬ tivi di sfasamento tra liquidità del sistema e possibilità del sistema stesso di trarne vantaggio. L'esistenza di fondi disponibili è una di quelle condizioni necessarie per la ripresa economica di cui hanno parlato in quésti giorni i ministri Giolitti e Ferrari-Aggradi e che anche l'Iseo enumerava ieri nella sua nota mensile sulla congiuntura. Necessarie, ma non sufficienti se i fondi non possono essere utilizzati a tempo debito. E' un problema che si riallaccia al ritardo tra decisioni ed effettuazioni di spese pubbliche, cui si vorrebbe ora porre rimedio, per stimolare e sostituire l'esitante o carente iniziativa privata. «Alla sopravvivenza e allo sviluppo della piccola industria — affermava all'ultima assemblea della Confapi il suo presidente, Fabio Frugali — sono legate per gran parte le sorti dell'economia nel nostro Paese. Ma occorre una politica coerente e funzionante. Per esempio, interventi in materia di finanziamenti non dovrebbero essere ritardati dalla burocrazia e tanto meno contraddetti in altre materie, come quella fiscale. Lo Stato accumula rilardi di anni per operare un rimborso d'imposte che. se vale come titolo di credito, impone però alle aziende un costo ulteriore per interessi bancari. Non può essere considerato coerente costringere le aziende a un duplice indebitamento per sopravvivere». Dichiarazioni nuove su problemi vecchi d'un sistema prigioniero di se stesso e che la grave crisi economica in atto ripropone in maniera drammatica. Tra chi non vuol bere e chi muore di sete non dovrebbe essere impossibile la ricerca d'un equilibrio, dal momento che tutti, almeno a parole, concordano sulla necessità di trovarlo. Mario Salvatorelli

Persone citate: Carlo Bagni, Fabio Frugali, Giolitti

Luoghi citati: Italia, Roma