Prototipi, vetture di serie e rallies

Prototipi, vetture di serie e rallies Polemiche e discussioni per il campionato italiano Prototipi, vetture di serie e rallies Nel 1972 si vorrebbe far correre insieme i primi e le seconde nelle gare nazionali - Respinta dalla Csai, la proposta non sembra tuttavia tramontata - I pericoli di un'iniziativa del genere - L'atteggiamento della Fiat Una proposta affacciata nel convegno estivo della Csai dall'Associazione piloti (Ancai), esaminata durante il recente Rally del Medio Adriatico e ufficialmente respinta dai nostri dirigenti sportivi, sta suscitando discussioni e polemiche nel mondo dei rallies, anche perché voci di corridoio suggeriscono l'esistenza di manovre sotterranee per far rivivere, a sorpresa, tale proposta. Essa mira a introdurre i prototipi nel campionato italiano, finora riservato alle vetture dei Gruppi 1 e 2 (berline di serie e preparate) e 3 e 4 (coupé-spider di serie e preparati). Merita ricordare che anche nelle corse h mondiali ii ed « europee n sono ammesse soltanto auto di queste quattro categorie. Si tratterebbe di un'innovazione piena di pericoli. E' augurabile che la Commissione Rallies — guidata da un uomo competente e sensibile come l'aw. Sfochino — e il presidente della Csai, ing. Rogano, ne tengano ben conto. Il Codice Sportivo Internazionale definisce in questo modo 1 prototipi (Allegato «J», titolo II, art. 252): « Vetture non aventi o non aventi più connessione con un'auto dt serie (perché costruite in unico esemplare oppure in numero di esemplari inferiore a quello richiesto per il gruppo dove il numero di unità prodotte annualmente è inferiore), oppure che — pur derivando da una vettura dì serie — siano state elaborale o dotate di nuovi accessori, in proporzioni tali da alterar ne le caratteristiche dt vettura I di serie » La definizione è chiara. Ci troviamo in presenza di macchine che non hanno punti di contatto con quelle comuni oppure se ne sono tanto distaccate da costituire esemplari a sé stanti, abnormi. Sono « mostri » che vanno benissimo per correre in pista, che sono fratelli gemelli delle monoposto di Formula 1, vetture magnifiche ed esaltanti, da ammirare però, non da toccare. Come possono accordarsi simili auto con lo, spirito del rally, che è gara per veicoli di serie? E' una proposta che rischia di sconvolgere un mondo che aveva trovato un suo equilibrio, un suo pubblico, una sua ragion d'essere in campo tecnico. I rallies si sono imposti fra i tanti settori dell'automobilismo sportivo proprio perché permettono un confronto in condizioni ambientali difficilissime tra le vetture di tutti i giorni. Vetture irrobustite, migliorate, affidate a virtuosi del volante, ma sempre macelline di serie, con la stessa architettura ed impronta di quelle che adoperiamo per andare in ufficio o in giro con la famiglia. Questa caratteristica ha avvicinato ai rallies le Case. Due i motivi: da una parte era possibile « colpire ii la clientela Inter, nazionale con l'immagine della marca o del modello, dall'altra porre la vettura di serie al vaglio di un test esasperato, dotato di quell'ineguagliabile molla che ò l'agonismo. Una molla che il più perfetto e moderno laboratorio non è in grado di riprodurre. Ecco il concetto che ha portato in scena industrie di ogni paese, dalla giapponese Nissan Datsun alla britannica Ford, alla tedesca Porsche, alle italiane Lancia e Fiat. Eliminare questo concetto potrebbe voler dire il ritiro di alcuni dalle competizioni, ad esempio della Fiat. Il costruttore torinese, arrivato alle corse seguendo i clienti che avevano scelto suoi modelli di normale fabbricazione, finora ha seguito una ben precisa politica e non intenderebbe cambiarla. Una coerenza che si spingerebbe sino alle estreme conseguenze, scartando facili soluzioni, come l'ai- ! lestimento di super-prototipi da parte dell'Abarth (e sarebbe possibile in breve tempo, con un arco di esemplari che potrebbe I spingersi sino ai tre litri di ci- 1 lindrata). Ed esistono pericoli di altra natura. Le Case non disposte a rinunciare ai rallies finirebbero per schierare una serie di ce mostri ii altamente competitivi. Per tutti, la scusa sarebbe una sola: per ora — si affermerebbe — questi sono prototipi, ma in futuro ne deriveremo produzioni di serie. Illusioni. Forse, qualcuno lo farà, ma la maggioranza? Non crediamo ai test ali'incontrario, il rally deve restare esclusivo banco di prova per auto che già escono dalle catene di montaggio; perlomeno, tale deve rimanere il rally di campionato, per il suo ruolo più qualificante. Se poi esistono gare e garette nazionali aperte ai prototipi, benissimo, ciascuno saprà valutarle per quel che meritano. Ancora sui « mostri ii. Per assurdo, si potrebbe realizzare una macchina per ogni tipo di gara. La selezione sarebbe durissima, qualcuno potrebbe cercare soluzioni sempre più esasperate senza curarsi della sicurezza, la battaglia si restringerebbe a pochissimi specialisti e i privati non avrebbero più la minima possiblità. Oppure, qualche ricco gentleman potrebbe costruirsi il «mostro» personale, con tutti i rischi inerenti ad iniziative del genere. I sostenitori della proposta affermano che essa avvantaggerebbe 1 privati, falcidiati dalle rotture di telai e di scocche. La possibilità di sistemare rinforzi speciali diminuirebbe i cedimenti e, quindi, le spese di riparazione. Giusto, ma per risolvere questo problema basterebbe modificare in sede internazionale l'attuale regolamentazione sul tema, permettendo alle vetture dei Gruppi 1, 2, 3, e 4 maggiori rinforzi. Non occorre introdurre i prototipi. Lasciamo, dunque, i rallies come sono (e questo, ci risulta, è anche il parere dell'associazione dei costruttori italiani i. Vanno benissimo, come dimostra il successo raggiunto in questi anni. Favorire certi esperimenti costituirebbe un prezzo eccessivo da pagare per tutti coloro che operano nel settore. Michele Fenu Alpine, Fiat, Lancia tre protagoniste La stagione dei rallies sta volgendo al termine. Fra le protagoniste, ecco l'Alpine - Renault 1600 S con motore posteriore, vincitrice del campionato mondiale marche, la Fiat 124 S spider, messasi in luce in numerose gare insieme alla 125, e la Lancia Fulvia HF 1600 a trazione anteriore, che con Barbasio ha conquistato il titolo italiano e con Munari la Mitropa Cup

Persone citate: Barbasio, Michele Fenu, Munari, Rogano