Due milioni di invalidi in pensione di Giancarlo Fossi

Due milioni di invalidi in pensione Un convegno a Roma Due milioni di invalidi in pensione (Nostro servizio particolare) Roma, 9 ottobre. I problemi di 1.900.000 pensionati per invalidità della Previdenza Sociale sono stati dibattuti in un convegno organizzato dai patronati della Crìi, della Cisl, della Uil e delle Acli. L'iniziativa è stata presa per offrire al governo e al Parlamento indicazioni precise sulle effettive necessità di questa particolare categoria di pensionati nel momento in cui si sta definendo un decreto ministeriale che, in attuazione della delega concessa con legge del 30 aprile 1969, dovrà migliorare sensibilmente, entro il 31 dicembre 1971, le disposizioni legislative in vigore. Le attuali norme, che in gran parte risalgono al 1919 e al 1939, sono assolutamente inadeguate alla realtà economico-sociale e consentono il moltiplicarsi di contestazioni e controversie. Per il 1971 l'Inps ha previsto una spesa di quasi 8 miliardi per le vertenze giudiziarie che riguardano quasi completamente il riconoscimento della invalidità, mentre per l'intera prevenzione della steslsa invalidità è stata calcolata una spesa di circa 4 miliardi. Dopo tre relazioni e un ampio dibattito, sono state approvate alcune conclusioni interessanti. Una nuova legislazione per l'invalidità pensionabile, si è detto, non può prescindere, ma anzi deve essere strettamente collegata con un complesso di norme dirette a prevenire questa invalidità. Ma soprattutto è indispensabile che le norme delegate tengano presenti alcune esigenze: 1) determinare gli «elementi costitutivi », cioè le caratteristiche, della invalidità pensionabile con maggiore aderenza alle esperienze maturate nella pratica attuazione delle vecchie disposizioni; 2) differenziare le caratteristiche dell'invalidità in rapporto alla natura dell'attività degli interessati; 3) abolire la differente valutazione esistente tra impiegati e operai, anche in riferimento a recenti decisioni della Corte Costituzionale; 4) attuare una più equa valutazione nei casi in cui l'evento invalidante preesista all'instaurazione del rapporto assicurativo; 5) realizzare una divers^ disciplina delle controversie amministrative e applicare il criterio che la documentazione sanitaria acquisita dagli istituti nazionali per l'assicurazione obbligatoria contro le malattie e gli infortuni sul lavoro sia utilizzabile pure ai tini dell'accertamento dell'invalidità pensionabile. Tra le altre proposte avanzate assumono rilievo quelle che prevedono varie categorie di pensionamento per invalidità al fine di consentire un adeguato tenore di vita specie a coloro che rimangono gravemente menomati in giovane età e a coloro che, per le condizioni socio - economiche, non riescono più a trovare un'occupazione idonea. Si è anche suggerito di compiere un'indagine permanente per accertare le principali cause invalidanti nell'intento di eliminare la nocività negli ambienti di lavoro e sviluppare una efficace azione di prevenzione. Numerose critiche sono state mosse, nel corso del convegno, allo schema di decreto delegato predisposto dal ministero del Lavoro. Il decreto, infatti, prevede, secondo i dirigenti dei patronati, una « formulazione nuova del concetto d'invalidità pensionabile, che invece è arretrata, non precisa, ambigua, capace di sollevare ulteriori problemi di interpretazione, con danno dei lavoratori e del loro istituto previdenziale». Manca, inoltre, nel provvedimento un qualsiasi apprezzamento della necessità di un diverso sistema per la valutazione dell'invalidità pensionabile nella fase amministrativa semplice. Un giudizio abbastanza positivo è stato espresso sulla parte del progetto di decreto che riguarda i trattamenti economici degli invalidi, per quanto non manchino motivi di preoccupazione e siano presenti talune esigente di concrete modifiche. Sarà riconosciuto invalido di primo grado il lavoratore dipendente o autonomo, la cui capacità di guadagno sia ridotta in modo permanente a meno della metà. Invalido di secondo grado sarà giudicato il lavoratore dipendente o autonomo con capacità di guadagno ridotta almeno di tre quarti: avrà un trattamento composto di due quote, la prima costituita dalla pensione calcolata secondo le norme previste per gli invalidi di primo grado, la seconda da un'integrazione di importo variabile, ma in nessun caso inferiore a 20 mila lire mensili. Per l'invalidità assoluta 1progetto prevede il psisampn to della pensione prii^'M-i sulla base delle nonni' vigenti e di un'integrazione che non può essere mai di importo inferiore a 30 mila lire mensili. Giancarlo Fossi 11

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