Sanremo: vivono di cartoline gli ultimi fedelissimi dello zar

Sanremo: vivono di cartoline gli ultimi fedelissimi dello zar A colloquio con la presidentessa della Chiesa russa Sanremo: vivono di cartoline gli ultimi fedelissimi dello zar Nel tempio ortodosso, costruito ai primi del secolo, si celebrano l'unzioni - La «colonia» dei profughi si è ridotta a poche decine di persone, ma sono molti i visitatori che comprano « souvenirs » bian-1 i I | (Nostro servizio particolarei Sanremo, 9 ottobre. C'è anche la presidente d'una chiesa. Questa signora. Maria Efremoff Stansfield. è russa; la chiesa anche. E' l'unica chiesa russa della Riviera ligure e il monumento più fotografato di Sanremo, che pure ha una bella cattedrale romanica, San Siro. Batte anche un primato alla rovescia per il numero dei parrocchiani: « Siamo rimasti 'ina trentina », afferma la presidente, ma forse esagera. I superstiti d'un mondo che risale ad avant'ieri, ma sembra lontanissimo (per cui si dice « gli ultimi russi chi » come si direbbe « gli ultimi aztechi »), pare non superino la dozzina. Della sfarzosa « colonia russa » raccoltasi, ai primi del secolo, intorno alla « zarina » Maria Feodorovna, che aveva trovato tra Ospedaletti e Sanremo la costa senza inverno adatta alla sua poca salute, non resta quasi traccia. Si ricordano ancora le folli baldorie organizzate nelle stupende ville che si erano fatti I della costruire ì rampolli aeua \ grande aristocrazia russa, i Demidoff. gli Olsufieff. i Gal- latine (il conte gettava « lui- I gi » d'oro dalla carrozza, co 1 me coriandoli, durante i carnevali sanremesi), gli Apraxine (la contessa aveva nella sua casa péntole di platino e bagni in argento): ma le ville sono andate distrutte \e al loro posto sorgono brut- iti condomini. L'unico cimelio !L'unico cimelio di quell'epoca è la chiesa russa, che venne eretta prima del 1910 su un terreno donato dallo zar, in prossimità del corso Imperatrice. La progettò un architetto di Pietroburgo, ma a realizzarla fu l'architetto Agosti, che divenne, in seguito, il primo podestà di Sanremo, con i soldi della colonia russa. Mancarono, però, i fondi per l'affrescatura interna, molti nobili spendaccioni essendosi nel frattempo rovinati (il conte Gallatine dovette lasciar Sanremo di notte, per sfuggire ai creditori), e le pareti rimasero nude. In compenso, si celebravano nella chiesa Mes- se cantale senza economia di voci; la funzione più solenne si ebbe nel 1913 per il tricentenario della casa Romanoff. Poi sopraggiunse la guerra, la Rivoluzione d'ottobre e una nuova ondata di noblesse; ma senza quattrini o con qualche gioiello salvato dal naufragio. Profughi croupiers I profughi divennero croupiers, gestori dì pensioni, autisti. Le profughe avvenenti, che si dicevano figlie di ex ciambellani o. almeno, d'un generale, trovarono da accasarsi. Una Curcicoff sposò un Gargiulo. negoziante di abiti. La bellissima Maria Efremoff, giunta a Sanremo da Parigi, dove, insieme con due sorelle, aveva cantato e ballato per vivere, sposò il dottor Stansfield, un medico inglese reduce dalle Indie e ricchissimo, proprietario del castello Devachan, nel quale si era tenuta, nel '20, la Conferenza per la pace. Nella chiesa russa si pregava ancora per lo zar. o me- "gif0 pér~\ì suo improbabile successore Cirillo; un pope profugo celebrava gli uffici. partilo quello per la Francia, q tempì0 scivolò nell'abbandono e riaffiorò appena sulle cronache del '47, quando ignoti ladri manomisero le tombe di Nicola e Milena del Montenegro: speravano di trovarvi gioielli, ma c'era solo un sacchetto di terra montene grina. Pochi anni dopo, la chiesa, iatt0 unico anche quest0'ven ne messa in vendita. Ma nessuno la volle. Alla fine il Comune pensò di trasformarla in teatro o sala da concerti, ma i « superstiti » ortodossi protestarono che la chiesa gli apparteneva e se la ripresero. Sbucarono mecenati, tra cui un armatore russo di Genova, oggi defunto, che partecipò alle spese di restauro. La signora Efremoff Stansfield, ormai vedova e sempre ricchissima, accettò la carica di « presidente » della chiesa, con l'impegno di tenerla aperta il più possibile al pubblico. Da allora i visitatori affluiscono nel pomeriggio: sono sposi in viaggio di nozze, bagnanti, turisti. Guardano incuriositi le icone col lumino rosso, poi sostano alla bacheca delle cartoline e comprano Santo Spiridione, protettore dei greci, o Sant'Alessandro Nievski. patrono dei russi. Queste vendite spicciole qualcosa rendono. « Costa molto una chiesa? ». chiediamo alla presidente. « Ca dépend, risponde la signora, che preferisce esprimersi in francese, come usava alla corte dello zar; la nostra funziona a economia ». E precisa nel suo incespicante italiano: « Abbiamo poco prete. Cosi, non più di due, tre Messe al mese. Sempre cantate e i cantanti costano. Il pope, reverendo Jenkin, viene apposta da Nizza e dobbiamo pagargli almeno il viaggio: ha famiglia, come tutti i nostri preti, che si sposano prima di venir consacrati ». Le funzioni avvengono in giorni fissi? « No. Il reverendo Jenkin viene quando può. Avvertiamo i fedeli per posta o per telefono ». Anche questa breve conversazione si svolge per telefono. La signora, anziana e malata (abita con tre servitori nella foresteria del castello Devachan). non può ricever visite. Si sposta solo per qualche funzione. All'ultima Messa, celebrata il 3 ottobre, c'erano 6 parrocchiane. Alla uscita, arricciavano il naso con disgusto. Nel palazzone dirimpetto, sorto al posto della chiesa protestante anglicana, il russo Vassilj ha impiantato una pizzeria, che riempie di piccanti effluvi il giardino della chiesa. Vassilj arrivò qui nel '39. E' un mugicco. c. srr.

Persone citate: Agosti, Apraxine, Efremoff Stansfield, Gargiulo, Jenkin, Maria Efremoff Stansfield, Romanoff, Sant'alessandro Nievski, Stansfield