Accusa cinque imputati di un omicidio mafioso di Mario Dilio

Accusa cinque imputati di un omicidio mafioso Un teste al processo Tandoj Accusa cinque imputati di un omicidio mafioso E' un ex collaboratore del commissario ucciso ad Agrigento - Ha fatto in aula, a Lecce, i nomi dei presunti assassini (Nostro servizio particolare) Lecce, 8 ottobre. L'udienza odierna, la quindicesima, del processo di secondo grado contro ventun presunti mafiosi siciliani, imputati dell'assassinio del capo della « Squadra Mobile » di Agrigento, dott. Cataldo Tandoj, e di associazione per delinquere, si è incentrata sulla deposizione di Calogero Mangione, infermiere addetto all'Ufficio sanitario prò vinciale di Agrigento all'eoo ca dei fatti, collaboratore fidato e discreto (così ha detto) del commissario. Nella precedente udienza, il presidente della Corte aveva dato notizia di una lettera anonima ritrovata tra gli appunti (29 fogli) scritti personalmente dai dott. Tandoj e trasmessi, dopo un lungo lavoro di riordinamento de gli archivi dalla questura di Agrigento alla Corte di Assise e di Appello salentina. Il Mangione si è presentato stamane ed ha affermato di essere l'autore di quella lettera. L'infermiere ha chiesto di prenderne visione e, quando l'ha avuta tra le mani, ha affermato: « Questa lettera è mia: la scrissi e la indirizzai al commissario Tandoj, il quale subito dopo l'assassinio di Antonino Galvano mi affidò il delicato incarico di compiere indagini negli ambienti della mafia. Non ho mai lavorato nell'ombra ed è per questo che non mi considero un confidente della polizia. Io operavo apertamente e con lealtà. Tandoj me ne dette atto ih diverse occasioni. Oggi ho il coraggio di dire a questa Corte ciò che effettivamente scoprii. Facciano anche gli altri come faccio io e verrà fuori intera la verità dei gravi misfatti avvenuti nell'Agrigentino nel decennio 1950-1960. Lo stesso appuntato di p.s. Ippolito Lopresti, che era l'ombra di Tandoj, può dire se io affermo il vero o il falso » Il Mangione ha poi alzato | il tono della voce e raccon- tato: « Quando Tandoj, riservatamente, mi pregò di accertare che cosa c'era dietro l'omicidio di Galvano, presi subito contatto, attraverso mie amicizie, con esponenti della mafia di Siculiana, Feci circolare la voce di essere il nipote dell'ucciso e chiesi di. conoscere i nomi degli autori del delitto. Mi dissero di attendere notizie e dopo alcuni giorni fui invitato, assieme al figlio di Antonino Galvano, a partecipare a una assemblea della consorteria mafiosa di Siculiana. Durante la riunione, mi fu detto che a sopprimere il Galvano erano stati Giovanni Scifo e Vincenzo Alongì, entrambi imputati, ma da tempo latitanti; il primo trovò rifugio negli Stati Uniti, il secondo scappò l'anno scorso da una colonia penale della Sardegna facendo perdere le sue tracce. Oggi — ha continuato il Mangione — posso fare anche i nomi dei mandanti di quell'omicidio, che mi furono comunicati da Filippo Di Nolfo, Pasquale Sciarra e Pasquale Cuntrera, appartenenti all'organizzazione mafiosa di Siculiana. Secondo queste tre persone, i mandanti furono gli attuali imputati: l'ex conciliatore e segretario della dc di Raffadali, Vincenzo Di Carlo, Santo Librici e Giuseppe Terrazzino. Alla decisione contribuì anche il voto favorevole di un altro mafioso, Giuseppe Chinano, poi morto ». L'importanza di queste affermazioni del Mangione sta nel fatto che esse coincidono con quanto è scritto negli appunti personali di Tandoj, acquisiti martedì agli atti di questo nuovo processo. Il dibattimento è stato quindi sospeso e rinviato a martedì 12 ottobre. . Mario Dilio